Trieste, il 118 non arriva dopo le chiamate: morta
TRIESTE Ha telefonato - una, due, tre, quattro volte - al 118 per chiedere aiuto perché non riusciva a respirare. Ha parlato con la guardia medica. Ha aspettato l’arrivo dell’ambulanza. Ma è stato tutto vano. Perché nel frattempo è morta, fulminata da un malore, dovuto, dirà poi l’autopsia, «a un evento aritmico di recente insorgenza».
La data è quella dello scorso 23 aprile, a Trieste. La vittima della vicenda, accaduta in una casetta in via Paisiello 14 attorno alla mezzanotte, è stata una donna di 78 anni, Loredana Luin.
A trovare il corpo esanime riverso sul pavimento era stata la figlia Luisa Postogna. Era giunta nella casetta attorno alle 19 di quel giorno, preoccupata perché non riusciva a contattare la madre. Aveva intravisto il cadavere all’interno dell’abitazione guardando dalla finestra, e dopo aver chiamato il 118 era entrata. E aveva fatto l’atroce scoperta. Il giorno seguente aveva ricostruito la vicenda. Perché vicino al cadavere c’era il telefonino e nella memoria erano rimaste le quattro disperate chiamate di Loredana Luin al centralino del 118. Era morta chiedendo aiuto.
Ieri Luisa Postogna, tramite l’avvocato Fulvio Vida, ha presentato un dettagliato esposto-denuncia in Procura parallelo a una annunciata causa civile. Nell’esposto, «rilevato che possa ravvisarsi un palese e tragico disservizio pubblico», viene chiesto espressamente di «procedere per legge».
Racconta: «Il cadavere di mia madre era steso a terra, in prossimità del congelatore aperto e con accanto un mazzetto di asparagi e una busta di pane; sul fornello spento vi era una pentola di minestra di verdura a metà cottura». E poi continua: «Il giorno dopo sono tornata nella casa e ho trovato sul divano il telefonino di mia madre dal quale risultavano effettuate nelle prime ore del 23 aprile 2016, 4 telefonate al 118: esattamente all’1.30 (durata 12 secondi), all’1.34 (4 secondi), all’1.35 (un minuto e 37 secondi) e all’ 1.38 (57 secondi)».
Nei giorni seguenti Luisa Postogna aveva chiesto all’Azienda sanitaria i tabulati e le registrazioni delle telefonate giunte al centralino del 118 dal cellulare della madre. E anche che venisse effettuata l’autopsia. Aveva letto le trascrizioni delle telefonate e le erano venuti i brividi. Perché in un primo momento la mancanza di respiro era stata attribuita a un semplice raffreddore. E per questo nessuno era andato a prestare soccorso a Loredana Luin.
Ecco i dialoghi: «Posso domandarle aiuto?», aveva chiesto l’anziana che, come si legge nell’esposto «accusava “di non poter respirare da 2 o 3 ore”». Poi la risposta: «Signora Loredana: la faccio parlar per un attimo con un medico ma credo che verremo a prenderla...». Poi la telefonata successiva: «Son Luin Loredana, via Paisiello 14, go dei problemi». Ma l’operatore, dopo averle rammentato che «signora, la ga pena parlà con mi», la invitava a rimanere in attesa perché le avrebbe passato il medico di guardia: «la resti in linea...ghe passo el medico un attimo».
Poi un’altra chiamata, sempre col cellulare, avvenuta mentre il medico la stava chiamando sul telefono di casa. Operatore: «La senti el telefono che squilla?». Anziana: «Sii». Operatore: «Xe el dotor che la sta ciamando, la sa? La vadi a risponder». Anziana: «Son qua che speto». Operatore: «La senti el telefono che sona, sotofondo?». Anziana: «Sii». Operatore: «Eh, la vadi risponder....signoraa??». Anziana: «Sii». Operatore: «La vadi a risponder». Anziana: «Va ben». Operatore: «Saluti».
Nella relazione della guardia medica si legge tra l’altro: «Parlo con la signora Loredana Luin che mi dice di fare fatica a respirare. Le domando da quanto tempo, al che mi risponde da qualche ora ma, in questo momento, si sente un po’ meglio e teme di aver preso freddo. La invito ad assumere una tachipirina o un’aspirina per la sospetta infreddatura e al caso di richiamare più tardi per riferire se fossero comparsi altri sintomi importanti».
Nella relazione si legge ancora: «La notte è trascorsa e, da quanto mi risulta, la signora non ha più richiamato». Non lo ha fatto semplicemente perché dopo qualche istante il cuore si è fermato.
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