Trieste, i voucher taxi per i disabili inghiottiti dalla burocrazia
TRIESTE I soldi ci sono, ma manca il regolamento per consentire al Comune di Trieste di attivare i voucher taxi per le persone disabili che devono andare in ospedale per esami e controlli.
L’iniziativa, che aveva riscosso anche un discreto successo, era stata attivata ai tempi della Provincia in modo sperimentale. Con la chiusura dell’ente di Palazzo Galatti però il tutto si è arenato. Nel periodo da agosto 2013 a giugno 2014 avevano beneficiato dei voucher 115 persone per 1.604 corse effettuate. Ogni singolo buono aveva un valore di 5 euro e i soggetti che ne avevano diritto – invalidità motoria al 100% con impossibilità a deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore (disabile su carrozzina) – ne ricevevano dai 20 ai 40 a seconda della zona di residenza.
Nel corso del 2015 la Provincia aveva stanziato un ulteriore fondo di 11.250 euro, serviti ad aiutare altre 90 persone che non ne avevano usufruito in precedenza.
Dopo la soppressione delle Province, sulla base della legge di riordino delle Autonomie locali, era previsto il trasferimento alle Uti o direttamente ai Comuni delle somme necessarie a erogare i servizi sociali nella loro interezza. Per quanto riguarda in particolare l’Uti Giuliana c’è una convenzione con il Comune di Trieste che supporta gli altri 5 Municipi: in sostanza sarebbe quindi compito dell’amministrazione di palazzo Cheba erogare l’aiuto al posto della Provincia.
Carlo Grilli, assessore con delega a Servizi e politiche sociali, rimarca che quello dei voucher è un tema che viene fuori ciclicamente, ma «il progetto, con la chiusura della Provincia e finiti i soldi, è morto. Non abbiamo alcun fondo regionale dedicato al trasporto e il discorso non è mai continuato. Il tema sarà comunque oggetto di incontri con la Regione per capire cosa vorranno fare. In questo momento, rivolto ai disabili, c’è solamente un ufficio regionale che fornisce delle tessere dell’autobus, noi non abbiamo nessun fondo e nessun contributo economico per erogare dei voucher o altre iniziative».
In realtà a marzo, con le variazioni di bilancio approvate dallo scorso Consiglio regionale, erano stati stanziati 120 mila euro per l’anno 2018 per finanziare “modelli organizzativi innovativi di interventi e servizi in rete rivolti alle persone disabili, con particolare riguardo al sistema di mobilità e accessibilità”. Il tutto facendo riferimento a una legge del 1996, la 41 che prevede al punto 21 comma 3 che «con regolamento sono definiti gli obiettivi strategici delle iniziative, privilegiando la mobilità anche mediante l’utilizzo di taxi, i criteri e le modalità per la concessione dei contributi». In pratica quindi mancherebbe esclusivamente un regolamento attuativo che servirebbe a sbloccare uno stallo che ormai dura da quasi due anni.
A sollecitare un intervento è Lucio Vilevich, della Uil Pensionati: «Un disabile deve arrangiarsi e anche le agenzie di assistenza e i volontari ormai devono chiedere un contributo, seppur minimo – spiega il sindacalista –. C’è una signora che deve andare ogni settimana a Cattinara e spende 20 euro, con una pensione inferiore ai mille euro si tratta di una cifra importante. Inoltre – aggiunge Vilevich – c’è anche il problema del numero esiguo dei taxi attrezzati che vanno prenotati per tempo e purtroppo non sono sempre disponibili».
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