Trieste. i vigili mettono fuorilegge l’Ape...ritivo a Barcola
TRIESTE Addio Ape...ritivo. È durata poco più di un mese e mezzo l’originale iniziativa del Liquorificio Italia che faceva girare lungo la Riviera barcolana un popolare triruote adattato a mescita volante. Partita il 24 giugno scorso l’Ape...ritivo, che permetteva di sorseggiare vari tipi di bibite, dai succhi di frutta allo spritz, passando anche per una novità assoluta per l’area, la “grattachecca”, paga pedaggio a un intervento dei vigili urbani. Mille euro di multa e sete obbligatoria per i tanti bagnanti che avevano incominciato a considerare quel simpatico carretto motorizzato come parte delle attrazioni locali, dove degustare una bibita, più o meno alcolica. La maximulta si deve a una legge precisa che prevede che l’alcol si possa vendere ma non servire.
Un brutto colpo per il Liquorificio Italia che aveva messo a punto il progetto già dall’inverno scorso e che si sente vittima di una vessazione assurda. «Siamo artigiani e vendiamo quello che produciamo, cioè alcolici. Prima di fare l’investimento avevamo chiesto ovunque, e ovviamente innanzitutto in Comune, se si potesse fare. E tutti - spiega Pierandrea Treglia a nome dell’azienda - ci avevano risposto: “Sì, si può fare”. Nel primo mese di avviamento abbiamo persino ricevuto i complimenti dei vigili urbani per la bella iniziativa. Poi, all’improvviso, ci dicono che non si può fare e ci multano. E, a questo punto, 6-7 persone hanno perso il pur minimo lavoro estivo. Visto il periodo economico non proprio florido alcuni nostri dipendenti avevano persino rinunciato alle ferie per aiutarci».
In Comune respingono l’accusa di aver calcato troppo la mano. E si limitano a commentare di aver applicato la legge. «Non è che i nostri vigili - spiega il comandante Sergio Abbate - si divertano ad applicare sanzioni. Nel caso specifico è la legge regionale 29 del 2005, quella sul commercio, che disciplina la materia. E non prevede la somministrazione di alcolici su suolo pubblico. La vendita itinerante di alcolici è proprio vietata. Non possono vendere il bicchierino, per capirsi, mentre nessuno gli vieta di vendere la bottiglia intera. La somministrazione da banco non è prevista, l’equivoco nasce da qui, ed è quello che hanno detto loro i nostri vigili».
I Treglia non si rassegnano. «Non è proprio così perché - ribatte Pierandrea - a più riprese avevamo fatto presente negli uffici comunali l’importanza di indicare sul permesso sia vendita che somministrazione. Avevano detto che era scontato, che una cosa includeva l’altra... È evidente che hanno sbagliato loro, ma per noi ora c’è il danno oltre la beffa».
«Adesso non possiamo più lavorare, perchè per servire drink al pubblico dovremmo chiuderli in un involucro isobarico, figurarsi. Abbiamo salutato i nostri clienti con un cartello spiegando perchè no se pol, e sa la beffa suprema? La tenente dei vigili che ci ha detto: fate, fate ricorso, lo vincete di sicuro... Ma quando, a novembre?».
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