Trieste, i vertici dell'azienda sanitaria mettono a dieta gli ospedali

Inviata una circolare che impone ai capi di Dipartimenti e Strutture complesse di ridurre le spese e limitare gli ordini
Pazienti in attesa al Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara, struttura dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste
Pazienti in attesa al Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara, struttura dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste

TRIESTE L’AsuiTs mette “a dieta” gli ospedali. Lo fa con una circolare inviata ai responsabili di Dipartimenti e Strutture complesse, esortandoli ad adottare tutte le misure possibili per contenere i costi aziendali, almeno fino al 31 dicembre 2018. In sostanza la lettera - datata 22 novembre e firmata dal direttore generale Adriano Marcolongo -, chiede un ulteriore sforzo per tagliare le spese, invitando anche a ridurre gli ordini di materiali e farmaci effettuati attraverso il sistema informativo dell’Egas, l’Ente regionale per la gestione accentata dei servizi condivisi.

L’esortazione a “chiudere i rubinetti” è il risultato di un quadro finanziario pesantemente compromesso. Basta pensare che già a settembre, nell’ultima relazione dedicata al bilancio, si parlava di un passivo superiore ai 13 milioni di euro. Anche per questo la circolare, arrivata come detto solo pochi giorni fa, non ha colto di sorpresa i sindacati, che non puntano il dito contro la direzione generale, quanto piuttosto contro la Regione. «Ci troviamo di fronte all’ennesima criticità derivante dal deficit dell’azienda e al tentativo di contenere i costi - osserva Rossana Giacaz della Cgil Funzione pubblica -. Vorremmo sapere quanti soldi verranno messi nel bilancio e nelle variazioni per cercare di risanare la situazione di deficit, visto che al momento dalla giunta regionale non abbiamo avuto indicazioni. Bisogna poi capire quali siano le cause di questo passivo visto che siamo sicuri non ci sia stata alcuna malagestione. Se l’esecutivo avesse invece evidenze diverse farebbero bene a dirlo subito. C’è poi la questione dei farmaci - ricorda Giacaz - che sappiamo incidere in modo importante sulla spesa complessiva, e in questo senso non possiamo pensare che i costi ricadano solo sulle Aziende visto che ci sono farmaci che hanno dei costi importanti e che sono indispensabili per i pazienti».

Mario Lapi, della Cisl, evidenzia che «con questa circolare si chiede alle diverse strutture di consumare il meno possibile. È oltre un anno e mezzo che denunciamo che questo sistema non funziona visto che alla fine bisogna sempre pagare i debiti. Negli ultimi anni si è proceduto con la spending review, ora i servizi stanno a mala pena a galla e su certe cose non si può continuare a tagliare e a ridurre: non si può andare oltre. Penso poi che ci sia una questione regionale visto che alla fine i direttori generali sono esecutori delle richieste che arrivano dall’alto. A questo - conclude poi Lapi - si aggiunge il problema del personale e della mancanza delle risorse per i fondi contrattuali delle indennità. O la nuova giunta regionale prende atto e cambia regime rispetto al passato, oppure si continua a proseguire con quanto fatto dal precedente esecutivo».

Si dice invece preoccupato per la circolare Matteo Modica, segretario territoriale Fsi-Usae. «Non vorremmo che si traducesse in una riduzione degli standard assistenziali e degli strumenti a disposizione dei lavoratori. È evidente la necessità di un intervento politico forte e concreto, che possa determinare un vero cambio di rotta nella complessa gestione del servizio sanitario regionale, che ne esce davvero danneggiato dopo anni di politiche sanitarie evidentemente errate».

Solo pochi mesi fa Egas aveva “bacchettato” l’Asuits, contestandone richieste e ordini, ritenuti superiori addirittura del 35% rispetto a quelli delle altre aziende. «Sembra che, almeno per Trieste, - spiega Fabio Pototschnig della Fials - il sistema del magazzino unico regionale stia aumentando i costi anziché ridurli. Inoltre la centralizzazione degli acquisti non sempre garantisce la fornitura di tutti i materiali ordinati e necessari». Parte della responsabilità è da ricercare nella scarsa flessibilità del sistema degli ordini. Un esempio: se Ortopedia e Chirurgia hanno bisogno dello stesso presidio, bisogna effettuare due ordini diversi per un quantitativo minimo importante. Complicazioni che, secondo la Fials, si potrebbero evitare con un magazzino interno.

«A queste voci di spesa - conclude Pototschnig - si aggiunge poi il mancato rimborso da parte della Aas2 e del Burlo per l’utilizzo del laboratorio di analisi e della Medicina trasfusionale per prestazioni del valore di 7 milioni, che però ad AsuiTs non hanno fruttato un euro. La circolare in ogni caso non dice come si raggiunge il pareggio di bilancio». —


 

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