Trieste, i topi infestano la casa distrutta dall’acqua
TRIESTE Prima, a giugno, l’appartamento inondato e rovinato da una tubatura esplosa dietro la parete. Poi la perizia assicurativa troppo bassa in confronto ai preventivi dei lavori di ripristino: preventivi al di fuori delle sue attuali possibilità economiche, impossibili da onorare senza appunto un congruo indennizzo assicurativo.
E ora, beffa su danno, le pantegane che s’annidano da Ferragosto - proprio a causa di questi mancati lavori - nei meandri di tale appartamento disastrato: 75 metri quadrati al piano terra di un condominio di via dell’Eremo bassa, sopra la caserma vuota di via Rossetti. Là dove campa lui, insieme alla moglie Daniela - sua coetanea, disoccupata da un anno - e soprattutto le loro due bimbe, la più piccola delle quali è diversamente abile e ha bisogno di cure continue e costose: la secondogenita di tre anni (la prima ne ha cinque) è affetta dalla sindrome di Williams, malattia genetica rara che ne sta rallentando lo sviluppo cognitivo e le sta causando seri problemi di salute, in particolare al sistema renale.
La lotta quotidiana con le difficoltà che gli sta tenendo in serbo la vita s’è fatta insomma un macigno, quest’estate, per Emmanuele Pisani, padre di famiglia triestino di 32 anni che mantiene la moglie e le due figlie col sudore del suo lavoro in un cantiere navale di Monfalcone. Pisani in questi giorni ha deciso di vuotare il sacco. Di raccontare, con pudore, una storia che fa rabbia solo a sentirla. E dietro il racconto si percepisce un umanissimo grido d’aiuto.
Tutto, o meglio la trama estiva del tutto, ha inizio il 14 giugno. «Erano le sei del pomeriggio ed eravamo a casa - racconta - quando la bomba d’acqua per il quale è ricordato quel giorno ha fatto collassare la colonna fognaria all’altezza del nostro appartamento. L’acqua è fuoriuscita dal muro maestro e ha allagato di colpo tutta la casa ad altezza caviglie. Devo dire che anche l’amministrazione condominiale ha fatto di tutto per tentare il ripristino in tempi rapidi, ciononostante il giorno seguente un secondo allagamento ha fatto cedere anzitutto il solaio della camera da letto delle bambine, con le tavelle sfondate in più punti. Da allora la struttura generale è sempre più compromessa, siamo costretti a vivere in un appartamento in cui la cameretta, il bagno e la cucina sarebbero praticamente inagibili mentre il soggiorno e la camera matrimoniale presentano danni più leggeri, ovvero soltanto il pavimento rialzato».
«Mi sento di ringraziare - aggiunge Pisani - l’impresa Bavila di Davide e Andrea Monticolo che, a prescindere dai tempi della burocrazia, ha preso in carico prima di sapere quando sarebbe arrivato il pagamento un intervento che nessuno voleva, poiché era considerato una grana, e ha sanato in una settimana almeno la parte esterna».
Un inizio promettente dopo il disastro, che però non ha avuto seguiti. «I periti dell’assicurazione condominiale ci hanno proposto cifre ridicole, attorno ai novemila euro, a fronte di tre, dico tre preventivi diversi che parlavano di cifre quantomeno doppie per la sola manodopera, visto che ci vogliono due mesi di intervento. Nessuno lavora gratis. Eppoi così facendo si induce al lavoro nero. Ora dovrò ingaggiare un perito di parte per controbattere».
«Per questo motivo - si sfoga ancora il padre di famiglia - mi sono trovato costretto ad arrabattarmi, poiché non ho i soldi per anticipare le spese né per sostituirmi all’assicurazione. Per la casa, completamente ristrutturata mobilio compreso nel 2010, abbiamo contratto un mutuo quando avevamo due stipendi, ora ne abbiamo uno solo, perché l’anno scorso mia moglie è stata licenziata dopo undici anni di servizio dal suo ex datore, che ha considerato, presumo, che dall’assistenza della nostra bambina più piccola potessero derivargli chissà quali problemi di disponibilità».
Una simile impasse nell’appartamento devastato dall’acqua, però, ha mostrato ben presto i suoi effetti collaterali: «La settimana di Ferragosto abbiamo notato i primi topi, uno più grosso, immagino la mamma, e altri più piccoli. Ho chiamato i vigili del fuoco, sono intervenuti, hanno controllato e mi hanno detto che uscivano dai buchi del bagno. Così ho telefonato pure all’Azienda sanitaria, hanno fatto il possibile ma i risultati sono stati scarsi. A quel punto mi sono rivolto, pagando, a una ditta privata di disinfestazione, poi ho chiesto a una delle tre ditte cui avevo domandato il preventivo per i lavori completi, la Cramer, che ringrazio a sua volta per la disponibilità, di fare almeno una prima opera-tampone in bagno. Hanno individuato il nido sopra la cassetta dell’acqua, ma ’sti maledetti ora sono riusciti a spostarsi tra le intercapedini del soffitto e del pavimento. Ci camminano sopra la testa e sotto i piedi, e sbucano dove dormono le bambine. Ne ho già ammazzati cinque».
Nel frattempo il fatto è che il piatto dell’economia familiare piange. «Non nascondo - ammette Pisani - che mi sono fatto la tessera della Caritas, che ringrazio pure, per poter fare la spesa agevolata al market di San Luigi. Ripeto, per il mutuo avevamo preso impegni con la banca sulla base di due stipendi e ora ce n’è uno solo. La piccola poi ha bisogno di cure, e particolari sostegni non ce ne sono dato che si tratta di una malattia rara». Sistemazioni alternative? «Ho chiesto in Comune, mi hanno detto che l’edilizia sovvenzionata è senza posti liberi».
Ultima beffa, Emmanuele e Daniela non hanno soltanto due figlie, ma pure due cani. Ray, un dogo argentino, e Milly, una lupetta. «Ho scritto - chiude lui - una lettera al Comune, a cuore aperto, in cui ho spiegato tutta la mia situazione. Io ai miei due cani voglio un bene dell’anima ma avevo deciso di darli proprio al Comune affinché, con la rete regionale dei canili, potessero trovare un’altra famiglia. Mi hanno risposto che lo stipendio che ho è più che sufficiente per mantenerli. Non solo. Mi hanno pure scritto che verranno a controllare come li tratto...».
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