Trieste, i primi manifesti della corsa elettorale. Parte il centrodestra

Il Carroccio: «Consiglieri a disposizione». Le regole del M5s fermano Ussai. Nel Pd «no» di Cosolini
I manifesti elettorali appena arrivati in città. Foto Massimo Silvano
I manifesti elettorali appena arrivati in città. Foto Massimo Silvano

TRIESTE I manifesti con i faccioni affiancati di Pierpaolo Roberti e Roberto Dipiazza fanno la loro comparsa in centro: la Lega accelera sulla campagna elettorale, confermando in modo plateale il sostegno al sindaco uscente. Il Carroccio vive le comunali triestine come un banco di prova: per affermarsi quale forza trainante della coalizione, la Lega dovrà costruire una lista blindata, tanto che sta valutando di far candidare anche i consiglieri regionali. Ma è un tema, questo, che interessa tutti i partiti, dal centrodestra al Partito democratico, passando per il M5s.

La nuova cartellonistica leghista sembra rinverdire i fasti del 2016, quando il ticket Dipiazza-Roberti espugnò il Comune. L’allora vicesindaco, oggi assessore regionale, torna a mettere la faccia in sostegno del quarto mandato dell’era dipiazziana.

In politica, però, c’è sempre chi legge un retromessaggio, come fa la lista Futura di Franco Bandelli: «Che sia il preludio di una “sostituzione” di stampo quasi calcistico nel secondo tempo della partita?», si chiede il movimento civico bandelliano. Il segretario della Lega di Trieste Everest Bertoli smentisce l’ipotesi: «Noi siamo stati i primi a confermare la ricandidatura di Dipiazza. Nessuna doppia lettura, semplicemente sta partendo la nostra campagna, che in tempi di Covid sarà difficile e diversa dal solito. Puntiamo molto a far veicolare il simbolo del partito e a fare un ottimo risultato».

Un ottimo risultato significa soprattutto raggranellare preferenze, per la Lega: il simbolo è forte del consenso locale e nazionale, quel che serve sono i nomi, di cui il Carroccio non abbonda. Da lì nasce l’idea di far correre i regionali Giuseppe Ghersinich, Antonio Lippolis e Danilo Slokar.

Bertoli commenta: «Come i consiglieri comunali, anche quelli regionali sono a disposizione del partito». Lippolis dal canto suo dice: «Ne abbiamo parlato ma per il momento il partito non ci ha chiesto nulla né dato indicazioni. E noi restiamo a disposizione». Lo stesso pensa Ghersinich: «Se il partito chiama noi rispondiamo. D’altra parte lavoro con i cittadini tutto l’anno».

Ma i leghisti non sono gli unici a porsi il problema. Il consigliere comunale e regionale di FdI Claudio Giacomelli non aveva escluso, nelle settimane passate, di fare un passo indietro a favore di qualche nuovo volto del partito. In casa Forza Italia l’unico potenziale consigliere regionale, Walter Zalukar, è ormai uscito dalla scuderia, mentre un forzista storico come Piero Camber dovrà restare fermo a causa della condanna per la vicenda delle spese consigliari. Va detto che i berlusconiani triestini hanno già in casa dei mattatori di preferenze, come gli assessori Lorenzo Giorgi o Michele Lobianco, pronti a essere schierati. Commenta il capogruppo Alberto Polacco: «Avremo una lista forte. Stiamo sondando varie persone, dal mondo del lavoro e del volontariato».

Passando ad altri schieramenti, le regole del Movimento 5 Stelle danno già tutte le risposte, spiega il consigliere regionale Andrea Ussai: «Un eletto 5s deve finire il mandato prima di candidarsi da un’altra parte. Siamo stati votati per fare una cosa e quella va portata a compimento». A questo si aggiunga il limite dei due mandati, che impedirà allo stesso Ussai di correre ancora in futuro. Il problema riguarderà in misura minore altri esponenti M5s, come il ministro Stefano Patuanelli o il consigliere Paolo Menis, che possono usufruire del “mandato zero” e quindi saranno ricandidabili (di certo, per motivi diversi, non a queste comunali). Dai banchi del centrosinistra, il consigliere regionale del Pd Roberto Cosolini, ex sindaco di Trieste, alza le sopracciglia: «La mia candidatura posso escluderla già ora. Quando sono entrato in quest’aula ho lasciato il Comune perché bisogna fare una cosa sola, il meglio possibile. I voti si chiedono per esercitare una funzione, non per acchiappare preferenze. È un’idea a me estranea. Peraltro per noi non sarà un problema avere nomi eccellenti alle prossime comunali. Se altri fanno fatica, spiace per loro». Un consigliere regionale dem, ça va sans dire, si candiderà quasi di sicuro: il vicepresidente dell’aula Francesco Russo, il cui pronunciamento definitivo è atteso a giorni. —


 

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