Trieste, i dieci quesiti senza risposta nel giallo del gioielliere ucciso

Perché dalla villa non è sparito nulla? E perché accanirsi con brutalità sulla vittima anziché fuggire? I tanti dettagli che non combaciano con l’ipotesi della rapina e chiamano in causa altre piste investigative
Lasorte Trieste 20/12/17 - Opicina, Via del Refosco 15/1, Rapina, 70enne Morto
Lasorte Trieste 20/12/17 - Opicina, Via del Refosco 15/1, Rapina, 70enne Morto

TRIESTE. A distanza di cinque giorni dall’omicidio del gioielliere Aldo Carli, sono tanti i tasselli del puzzle ancora fuori posto. Tante le cose che non tornano e tanti, a questo punto forse troppi, gli elementi che mal si combinano con l’ipotesi iniziale della rapina finita in tragedia. Proprio alla luce delle numerose incongruenze - prima tra tutte l’assenza di oggetto o contanti sottratti dall’abitazione della vittima -, iniziano a farsi strada tra gli inquirenti piste alternative.

Trieste: il delitto di Opicina, sequestrate le auto in giardino


Anche alcune considerazioni del procuratore Carlo Mastelloni sembrerebbero autorizzare una lettura diversa da quella iniziale. Pur senza sbilanciarsi e lasciando aperte molte strade - («tutto è possibile») -, Mastelloni si mostra dubbioso, per esempio, davanti alla violenza dimostrata dai malviventi, apparentemente sproporzionata rispetto ad un tentativo di rapina. «La ferocia degli assassini mi lascia perplesso - commenta -. Potevano usare un piano molto più semplice, ma sono comunque intrecci su cui la Squadra mobile sicuramente riuscirà a far luce».

Trieste, omicidio durante la rapina: il punto


Resta il fatto che i punti oscuri sull’omicidio del gioielliere di 75 anni, trovato cadavere a Opicina, ci sono. Almeno dieci. La prima domanda, appunto, chiama in causa il movente. Perché, se volevano rapinare l’uomo, i presunti ladri - due? Tre? O forse anche di più? - non hanno rubato nulla all’interno della casa? Hanno messo a soqquadro la villa come se fossero in cerca di qualcosa, almeno secondo quanto riferito dalla moglie Zdenka Poh, ma alla fine non si sarebbero portati via nulla. Né i gioielli né i risparmi, alcune migliaia di euro, tenuti in casa dalla madre 94enne, che i rapinatori hanno anche tentato di soffocare. Hanno quindi solo finto la rapina, inscenandola per camuffare le vere motivazioni del raid?

Inoltre come hanno avuto accesso alla villa? Sono entrati dal sentiero che porta ai campi e che si trova sul retro della villa dove è stato poi gettato il cadavere, oppure hanno utilizzato l’entrata principale, aprendo quindi il cancello? O magari quel cancello è stato aperto davanti a loro proprio dalla vittima che forse conosceva i suoi carnefici?

Omicidio in villa durante una rapina a Trieste


Un altro elemento a destare sospetto è l’auto, la Fiat Croma, una delle due vetture parcheggiate in giardino e ora sotto sequestro, trovata aperta con lo sportellino del cruscotto spalancato e i documenti rovesciati sul sedile. Forse i malviventi non avevano trovato quello che cercavano dentro la casa e si sono messi a frugare nel veicolo? Appare molto strana anche la collocazione del bastone che di solito Carli utilizzava per sorreggersi. Perché è finito proprio sotto la macchina? Forse l’ha perso lui mentre veniva trascinato verso la macchina dagli stessi rapinatori?

Nebbia fitta anche sulle ragioni che hanno spinto i killer ad agire prima delle otto del mattino, orario in cui la moglie, o forse gli operai al lavoro nella casa vicina (chi sia stato il primo a scoprire Carli non è ancora chiaro) hanno trovato il corpo riverso a terra nel giardino. Perchè entrare in azione in pieno giorno, quindi con il rischio di essere notati da vicini o passanti? E com’è stato possibile - altro quesito al momento senza risposta - che nessuno effettivamente abbia visto nulla? «Questo mi meraviglia - commenta il procuratore -. È una zona di confine abbastanza nutrita di ville e villette, il fatto è avvenuto in un orario in cui la gente è già sveglia e inizia a muoversi per andare a lavorare». Nemmeno la moglie, che dormiva al piano superiore rispetto all’abitazione della madre di Carli , peraltro, ha notato nulla. Com’è possibile che non abbia sentito urla o richieste di aiuto?

C’è poi il luogo in cui l’uomo è stato trovato, nel giardino dietro la casa, e la posizione del cadavere (il braccio alzato sopra la testa con segni lasciati da una corda su polsi e collo, forse legati insieme). Perchè trascinarlo fino a lì dopo averlo magari ucciso in casa? Infine, come detto, fa specie la ferocia con cui è stato aggredito Carli. Perché picchiarlo al punto da fargli saltare un dente e procurargli ematomi tanto visibili? «La ferocia degli assassini mi lascia perplesso - ribadisce Mastelloni -, potevano usare un piano molto più semplice, ma sono comunque intrecci su cui la Squadra mobile sicuramente riuscirà a venire a capo». Proprio dalla Questura invitano però ad attendere gli esiti dell’autopsia. «La reale ferocia - fanno notare gli investigatori - potremmo misurarla con precisione solo dopo la conclusione degli accertamenti. Carli potrebbe infatti anche essere collassato e morto non direttamente per l’aggressione, vale a dire non per lesioni procurate dai malvivente, anche se quella che ha subìto è stata senza dubbio un’aggressione violenta».

Sempre dalla Questura, infine, trapela prudenza sulla pista investigativa. Nulla, per ora, viene tralasciato o escluso con certezza. C’è però una pista che viene ritenuta meno plausibile delle altre: quella del delitto familiare. «Facciamo accertamenti anche in questo senso - fa sapere un investigatore - ma non pensiamo per ora che i famigliari abbiano commesso un atto così violento».


 

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