Trieste, i contras non ci stanno: «Ricorsi e raccolte di firme»

Nasce un gruppo di genitori che si oppone alla decisione dell’amministrazione comunale di introdurre  l’obbligatorietà dei vaccini
Una mamma al Dipartimento di prevenzione per vaccinare il bimbi
Una mamma al Dipartimento di prevenzione per vaccinare il bimbi

TRIESTE. Nasce un gruppo di genitori che si oppone alla decisione dell’amministrazione comunale di introdurre l’obbligatorietà dei vaccini per l’iscrizione dei bimbi al nido e alla scuola per l’infanzia. Un padre e una madre residenti a Trieste con un figlio al nido e uno alla scuola d’infanzia hanno già annunciato che, a provvedimento introdotto, presenteranno ricorso al Tar. Con il supporto del Comilva (il coordinamento del Movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni) hanno già dato incarico a un legale di Gorizia.

Ma non è finita. Su iniziativa di Caterina Bogataj, referente locale di Comilva, è stata avviata una raccolta di firme per chiedere ai promotori della delibera la disponibilità a un incontro per illustrare le motivazioni a sostegno della stessa e rispondere a eventuali richieste di chiarimenti.

«Il modello di raccolta firme - spiega Bogataj - è reperibile sulle pagine dei gruppi Facebook che si occupano della vicenda. Lo stiamo distribuendo tra le mamme che a loro volta raccoglieranno le firme che poi faremo protocollare in Comune». Un gruppo di mamme ha inoltre autonomamente avviato una petizione indirizzata alla presidente della Regione, che ha già superato le 600 adesioni e chiede invece la libertà di scelta.

«La vaccinazione è un atto medico importante - rileva Claudio Simion, presidente nazionale Comilva - che va valutato anche in funzione ai suoi rischi. Il provvedimento del Comune di Trieste parla solo dei benefici e non accenna ai rischi».

Ma se da un lato ci sono mamme con posizioni più estreme, c’è anche un nutrito numero non contrario alle vaccinazioni ma con alcuni dubbi. Queste mamme auspicano, dopo l’approvazione della delibera, venga istituito un tavolo di confronto permanente composto dall’assessore comunale competente, dall’Azienda sanitaria, dai rappresentanti delle mamme e da chi opera negli asili per discutere di eventuali criticità e per migliorare l’applicabilità delle nuove disposizioni.

«Auspico che lo stesso rigore - valuta Alessia, mamma di un bimbo di tre anni - venga applicato al personale di nidi e scuole per l’infanzia. O loro potranno avere anche gravi malattie in atto, come ci insegna il recente “affaire Tbc”, senza che nessuno abbia nulla da ridire?».

«Ogni dubbio potrà essere chiarito nel corso della due giorni dedicata ai Servizi Educativi che andremo ad organizzare il 20 e il 21 gennaio prossimo alla Stazione Marittima», assicura l’assessore comunale all’Educazione, Angela Brandi.

«Siamo assolutamente aperti al dialogo - dichiara - e in quel contesto medici pediatri e tecnici saranno a disposizione per fornire tutte le informazioni utili». Brandi conclude sul provvedimento: «Rendiamo attuativo un obbligo - sostiene -. Nel 2016 c’è stato un calo del 7% di vaccinati: bisognava intervenire a tutela della collettività».

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