Trieste guida la guerra alle liste d’attesa infinite

Patto Regione-Asuits per rendere visite ed esami più rapidi entro un anno Nasce la figura del manager che controllerà il rispetto del calendario
Di Gianpaolo Sarti
Silvano Trieste 18/11/2014 Pronto Soccorso Cattinara
Silvano Trieste 18/11/2014 Pronto Soccorso Cattinara

Sono tanti o pochi quattro mesi per una risonanza magnetica all’addome da fare a Cattinara o al Maggiore? Nella norma, a quanto pare, se la visita è programmata, quindi non particolarmente urgente. Moltissimo se si guarda ai privati accreditati con il servizio sanitario regionale, come la Salus (4 giorni) o la Casa di cura “San Giorgio” di Pordenone (una settimana). Per non parlare delle risonanze al cervello, dietro alla nuca ad esempio: al Maggiore ci vogliono quasi otto mesi, sette a Cattinara. Va peggio, a dire il vero, all’ospedale di Udine: praticamente un anno e mezzo. Quando invece, sempre nella clinica pordenonese, la “San Giorgio”, in meno di una settimana fanno tutto.

Calendari alla mano, all’assessorato alla Sanità della Regione hanno deciso di intervenire e di “aggredire” il problema, come spiega l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, per rendere visite ed esami più rapidi. Il terzo round della riforma sanitaria, a un anno dalle elezioni regionali e dopo l’accorpamento di aziende e il lancio dei Cap distrettuali, si gioca sul difficile terreno dei tempi di attesa. La sfida parte proprio da Trieste, fa sapere Telesca, dove in questi giorni la direzione dell’assessorato guidata da Adriano Marcolongo ha incontrato il management ospedaliero con il direttore generale Nicola Delli Quadri in prima fila.

C’è già un piano di intervento, anticipa l’esponente della giunta Serracchiani, a tre tappe: analisi della situazione, focalizzazione sulle prestazioni più deboli e investimenti da mettere in campo per assicurare un servizio migliore. E per investimenti si intende anche personale e attrezzature.

Il programma è messo nero su bianco in un patto tra Regione e direttori generali varato in giunta qualche giorno fa. «Tutte le aziende per l’assistenza sanitaria e quelle sanitarie universitarie integrate, nonché gli istituti di ricerca e cura a carattere scientifico, Burlo e Cro di Aviano, dovranno accrescere il loro impegno per ridurre i tempi di attesa, sia per la specialistica ambulatoriale che per gli interventi chirurgici», sta scritto a chiare lettere nel documento.

L’intenzione, viene precisato, è rispettare le priorità indicate dai medici, dunque il livello di urgenza di ogni singolo esame o intervento chirurgico. Gli obiettivi, ha precisato Telesca, devono essere raggiunti «nel giro di un anno». «Vogliamo affrontare e risolvere con determinazione il problema», le ha fatto eco la presidente Debora Serracchiani, ricordando però che «i dati in possesso della direzione centrale della Salute indicano che c’è stato nel corso dell’ultimo anno un miglioramento evidente e puntuale».

In effetti sulle 2.150 diverse prestazioni erogate in tutte le strutture del Fvg, sia pubbliche che private convenzionate, le criticità sono circoscritte a una decina di casi. E su quelle si interverrà.

L’assessorato ha intanto passato al setaccio le performance dell’ultimo biennio: per le prestazioni da garantire subito (nel giro di dieci giorni), nel 2016 i tempi di erogazione sono stati rispettati per il 74% (64% nel 2015); siamo invece al 76% (75% nel 2015) per le prestazioni di categoria “D”, vale a dire “differite”, cioè che vanno fatte nell’arco di un mese o due. Infine, per le prestazioni di priorità “P”, quindi “programmate” entro i 180 giorni, siamo all’85% in tutto il biennio. Una percentuale, questa, che centra già gli obiettivi prefissati.

Fatta la verifica delle criticità, si passerà alle contromisure accompagnate da un “piano economico” redatto dai singoli direttori. Un modo per capire dove è possibile aggiungere risorse, personale medico e infermieristico e, in ultima analisi, allargare le fasce orarie di visite ed esami. Ogni singola azienda, infine, dovrà individuare un responsabile dei tempi di attesa. Una figura professionale che si incaricherà di portare avanti il programma regionale, accertarne il rispetto e la buona riuscita. Sarà lui a rispondere di eventuali falle nel sistema e colli di bottiglia organizzativi. «Dobbiamo contenere i tempi di attesa - ribadisce Telesca -. Ci diamo un anno per ottenere questo importante traguardo».

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