Trieste, guerra sull’eredità Hack. Badante rinviata a giudizio
L’ex badante di Margherita Hack finisce a processo. Per Tatjana Gjergo le porte del tribunale si apriranno a inizio anno, tra gennaio e febbraio. La sessantaduenne di origini albanesi è accusata di aver approfittato della demenza di Aldo De Rosa, l’anziano marito della celebre astrofisica, per appropriarsi dell’eredità. Gjergo, attraverso il suo avvocato Paolo Pacileo, ha chiesto il rito abbreviato,
Si sblocca così, prendendo una chiara piega giudiziaria, l’intricata vicenda sulla donna di servizio che aveva accudito per anni la coppia. È stato il pm Federico Frezza a proporre il rinvio a giudizio, accolto dal gup in un’udienza avvenuta nei giorni scorsi.
L’imputata dovrà difendersi dall’accusa di circonvenzione di incapace. La scienziata e il compagno sono deceduti rispettivamente il 29 giugno 2013 e il 26 settembre 2014. Il pm Frezza, nelle sue indagini, si era avvalso anche della consulenza tecnica di uno psichiatra, incaricato di esprimere una valutazione a posteriori sulle reali condizioni cognitive del marito della Hack. Era lucido e consapevole, Aldo De Rosa, quando, ancora in vita, aveva messo nero su bianco il testamento su un foglio di carta bianca? Un testo da cui, sorprendentemente, era stato escluso il fratello Athos, legittimo erede. O, come sospetta il pubblico ministero, l’anziano signore era stato piuttosto vittima di un raggiro?
Ma cosa c’è scritto in quel foglio? «Aldo de Rosa nato a Firenze il 20 luglio 1920. Desidero che dopo la mia morte tutti i miei beni vengano dati alla signora Gjergo». Inoltre, come emerso dall’inchiesta giudiziaria, la casa di via del Pratello 8 a Roiano dove abitava la coppia, era stata intestata alla badante ancor prima che Aldo De Rosa morisse. Il pm Frezza è riuscito ad accertare che l’uomo, nel periodo in cui ha preparato il testamento, versava già in una condizione di «decadimento cognitivo in probabile demenza». L’ex compagno di Hack, insomma, soffriva di «lacune mnemoniche» e di «perdita di autonomia». Anzi, dipendeva completamente «da terzi» per lo svolgimento delle normali attività della vita quotidiana. Le funzioni cognitive erano già «alterate» molti anni prima dei fatti. Detta in altri termini, si parla apertamente di «demenza arteriosclerotica».
Tatjana Gjergo potrebbe aver sfruttato tutto ciò per ottenere un beneficio personale, facendosi intestare il patrimonio. La battaglia ora si sposta in un’aula di Tribunale. Di mezzo ci sono anche altri due testamenti, vergati direttamente da Margherita Hack, nei quali l’astrofisica aveva concesso una donazione anche alle associazioni animaliste a cui era legata: l’Astad, il gattile e l’Enpa. «A ognuna di queste realtà vanno 20mila euro», aveva appuntato la scienziata. Ma l’intero patrimonio in ballo ammonta a 500mila euro. Soldi che però non sono stati elargiti seguendo le volontà della “signora delle stelle”. Sono finiti, analogamente all’appartamento, nelle tasche di Tatjana Gjergo.
La complessa disputa sull’eredità affonda in realtà le radici in tempi più remoti: nel 2003 la stessa Hack aveva scritto a mano, su carta intestata del dipartimento di fisica dell’Università, le sue ultime volontà. In un documento del 2011, infine, compare pure un lascito a favore della badante: 100mila euro e la casa di via Portello 8, ma indicando espressamente di concederli «alla morte mia e di Aldo».
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