Trieste, guerra intestina al Marina San Giusto

I titolari di ormeggio chiamati a contribuire con 250mila euro per evitare il fallimento attaccano la governance
La sede del Marina San Giusto con alcuni degli ormeggi
La sede del Marina San Giusto con alcuni degli ormeggi

TRIESTE Dirigenti della società e affittuari degli ormeggi allo scontro frontale nel tentativo di salvare il salvabile del Marina San Giusto, il prestigioso yacht club a due passi da piazza Unità. La deadline sembra ora fissata a lunedì 11 allorché in un’assemblea convocata per quella data, i 105 proprietari delle imbarcazioni ormeggiate che formalmente vengono identificati come titolari di Contratti di prestazioni di servizi portuali (Cpsp), valuteranno un’ipotesi di autotassazione, ma ancor prima tenteranno di «capire con quale miglior forma giuridica intervenire nel salvataggio del Marina e sviluppare e pianificare Piani industriali futuri e futuribili».

Marina San Giusto, il silenzio alimenta l’ansia
Foto Bruni 16.07.14 Società Veliche della sacchetta-Marina S.Giusto

Ciò dopo che gli stessi diportisti hanno rifiutato un primo invito da parte degli organi amministrativi e di controllo a contribuire all’indispensabile aumento del capitale sociale. In una recente lettera il presidente Paolo Zelco e l’amministratore delegato Gianfranco Nobile rilevano che «gli assegnatari degli ormeggi hanno ritenuto di non aderire alla progettualità della proposta operazione, ritenendo insufficienti le informazioni fornite, anche ingenerando dubbi sulla gestione aziendale, in particolare per quanto attiene alla mancata attivazione di un “concordato”».

A tale proposito, l'Organo amministrativo precisa che «il richiamato concordato preventivo trova fondamento e sostegno in adeguata somma di denaro e/o operazione straordinaria certa e cauzionata, il cui netto ricavo venga messo a disposizione dei creditori, sotto l'egida del Tribunale, nel rispetto delle formate classi dei creditori medesimi. Non avendo la Società né sufficienti mezzi finanziari da offrire - in particolare agli istituti di credito, in modo tale che gli stessi avessero ad accettare parziale rimborso dell'erogato finanziamento, pur in presenza di significative garanzie fidejussorie prestate dai soci e da enti di garanzia terzi - né adeguata operazione straordinaria atta a garantire i citati creditori, alla stessa è risultato precluso l'utilizzo di tale istituto, che se attivato e non omologato, il Tribunale avrebbe potuto generare d'ufficio contestuale dichiarazione di fallimento».

Trieste, crac o salvezza: Marina San Giusto in bilico
Il Marina San Giusto

Sul bilancio consuntivo 2014 si legge tra i mutui ipotecari bancari: Unicredit 744.985 euro, Mediocredito Fvg 1.401.493, Frie 327.250. Totale 2.473.728 euro. E tra i finanziamenti a medio lungo termine: Banca popolare di Vincenza 120.502 euro, Cassa Risparmio Fvg 114.369, Mediocredito Lr 29/2005 156.230 euro. Totale 391.101 euro. A ciò si aggiungerebbero debiti verso terzi per 276.830 euro.

Il Consiglio di amministrazione ricorda che l’Agenzia del demanio non ha espresso parere positivo al prolungamento della concessione fino al 2044 (l’attuale scade al 2023) nonostante l’assenso dato nel 2014 da Authority e Comitato portuale. «Il mancato rilascio dell’attesa nuova concessione - si rimarca ancora - ha compromesso i rapporti con il ceto bancario, in particolare con Unicredit il quale appena in data 15-12-2015 si è reso disponibile a valutare un allungamento della durata del finanziamento».

Il Marina San Giusto di Trieste a rischio fallimento
La sede e gli ormeggi del Marina San Giusto

Viene dunque annunciato che «i soci si sono resi disponibili a valutare la loro possibilità di effettuare un finanziamento infruttifero di 250mila euro». «Dal canto loro ai sottoscrittori di Cpsp è stato richiesto il versamento di pari importo, un contributo una tantum a titolo di riconoscimento del generato beneficio loro prodotto dall’allungamento della concessione».

Nella querelle si è inserito anche a nome dei “colleghi” uno dei titolari di Cpsp che aprendo con la dirigenza un altro fronte conflittuale, di cui riferiamo a parte, ha proposto un’assemblea nella data dell’11 gennaio in cui appunto valutare la possibilità dell’autotassazione dei titolari di ormeggio per salvare la società. «Vi invitiamo a voler assumere la carica di presidente della citata riunione attivandovi in tempo per la sua convocazione», ha risposto sarcasticamente la dirigenza.

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