Trieste, gli imprenditori lanciano la sfida a Paoletti: «Stop al Parco del mare, ridateci i soldi»

Avviata una petizione online per sbloccare i fondi accantonati per il progetto e destinarli al rilancio dell’economia in affanno
Lasorte Trieste 11/05/18 - Porto Lido, Parco del Mare, Sopralluogo, Fedriga, Dipiazza, Paoletti
Lasorte Trieste 11/05/18 - Porto Lido, Parco del Mare, Sopralluogo, Fedriga, Dipiazza, Paoletti

TRIESTE «Utilizzare subito i fondi del Parco del Mare per l’emergenza economica». È il titolo di una petizione rivolta alla Camera di Commercio della Venezia Giulia e lanciata ieri su change.org. Una petizione che ha una portata diversa rispetto alle varie iniziative avviate in passato per criticare il progetto. Per la prima volta, infatti, ad alzare la voce sono proprio gli iscritti all’ente camerale, vale a dire alcuni do quegli imprenditori che da anni versano la “tassa”, cioè la maggiorazione sui diritti richiesti agli associati, introdotta proprio per finanziare il maxi acquario. Una levata di scudi a cui i vertici della Camera non replicano direttamente, annunciando invece la volontà di mettere la pratica in mano agli avvocati.

La richiesta di “liberare” le risorse immobilizzate in questi giorni in vista del decollo del Parco parte da un gruppetto di 17 imprenditori triestini, tra cui il titolare dell’Antico Caffè San Marco Alexandros Delithanassis e i proprietari ella Libreria Einaudi, Paolo Deganutti e Francesca Pavan. Sottolineano di non avere alle spalle alcun “mandante” partitico: ad accomunarli è la convinzione che il “tesoretto” di diversi milioni di euro, accantonato per il progetto nel corso degli anni, adesso debba sere “riconvertito” allo scopo di iniettare un po’ di linfa nelle aziende cittadine piegate dalla crisi post-Covid.

La petizione, a cui ora naturalmente potranno dare il loro sostegno anche tutti i privati cittadini scettici sull’operazione, parte dal constatare la «grave emergenza economica e sociale» in atto, per poi affermare che «non è coerente che la Camera di Commercio continui a mantenere inutilizzati fondi accantonati dal 2007» per «un mega acquario che necessiterebbe di un milione di visitatori l’anno per essere sostenibile economicamente: eventualità non conciliabile con l’attuale quadro pandemico, economico e urbanistico».

Secondo i firmatari, infatti, esistono innanzitutto «dubbi sulla compatibilità economica, poiché tutti i grandi acquari europei sono in passivo». Idem per le «ipotesi di turismo di massa», vista la pandemia. Vi sono inoltre «contestazioni sia da parte di organizzazioni ambientaliste che di tutela urbanistica».

«Malgrado già nel 2010 il presidente della Ccia Vg Antonio Paoletti (allora a capo della Camera di Trieste, ndr) avesse annunciato l’accantonamento di 8 milioni di euro (appunto per il Parco del Mare, ndr), dopo dieci anni non si ha nemmeno un progetto definito – prosegue il testo –. Quei fondi sono derivati da una maggiorazione del 20% dei diritti annuali a carico delle imprese di ogni dimensione, tra il 2007 e il 2013. Nel bilancio 2019 tali fondi assommano poi alla consistente cifra di almeno 9 milioni di euro».

E ancora: «Sono 8 milioni di euro gli aiuti a fondo perduto finora erogati a Trieste dall’Agenzia delle entrate, per decreto del governo, per un totale di 3.200 domande. È allora di assoluto rilievo la somma inutilizzata per il Parco del Mare: il progetto si trascina dal 2004 senza risultati pratici né pubblica utilità».

Commenta a margine Delithanassis: «In centro mancano 8 mila lavoratori: non consumano perché sono in smart working. Tanti esercenti non hanno ancora riaperto o sono falliti. È in gioco la sopravvivenza dell’economia cittadina». «Imprese e commercio rischiano il collasso – aggiunge Deganutti –. Il 20 luglio (lunedì, ndr) scade il pagamento imposte, riferite anche agli anni precedenti: le aziende non sanno come fare. Il governo ha messo 8 milioni, la Camera ha la possibilità di fare di più». Francesco Cervesi, dell’omonimo studio di ingegneria, dice: «C’è bisogno di un piano Marshall per la città. E la Camera non è sola, potenzialmente ha la Fondazione CRTrieste alle spalle, che avrebbe la possibilità di aiutare».

Oltre ai già citati imprenditori, tra i primi firmatari compaiono anche il titolare del Bar X Gianfranco Grabar, il presidente Catea Stefano Zuban, Stefano Fierro della pizzeria La Napa, Lorenzo Pacorini di Enerlife, Paolo Grabar per il bar Vatta, Edi Biason dell’Officina Escort. E ancora Stefano Tomasetti (Benussi Tommasetti costruzioni), Marco Rodriguez (panificio Romi), Raniero Varesano (omonimo colorificio), Francesco Finzi (rappresentanze), Cristina Sumberaz (Uomo coiffeur), Fiorenza Sergon (Spring abbigliamento), Giuliana del Ben e Caterina Baskar (caffè bar Le Merende) nonché Lorenzo Cerboni.

Da parte sua la Camera di commercio tira dritto, sottolineando che il Parco del Mare rappresenta «il punto d’arrivo di un percorso volto a creare un definitivo futuro di sviluppo economico, sanando un’area abbandonata da troppi anni a ridosso del centro cittadino – recita una nota –. L’iniziativa vedrà investiti a Trieste 45 milioni di euro, grazie al contributo dei privati, creando un attrattore per l’intera regione. Se fosse vero che tra tre anni il Parco non servirà a causa delle conseguenze della pandemia, allora nulla esisterebbe più, in base allo stesso ragionamento. La petizione riporta inoltre informazioni non veritiere e numeri incompleti: i nostri legali stanno predisponendo una comunicazione da trasmettere alla piattaforma».

Ancora non si sa se l’ente presieduto da Paoletti , tramite i propri avvocati, chiederà a change.org di rimuovere la petizione o di farla modificare: si vedrà la prossima settimana.

Ad ogni modo la preoccupazione dell’ente è che il tutto possa «allontanare investimenti di fondamentale importanza». —

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