Trieste, gli aspiranti sindaci rivoluzionano la giunta

TRIESTE Una sfida di priorità. E di strategie, proiettate al futuro. Non senza un’aura di scaramanzia a permeare parole, soprattutto, e progetti. I candidati sindaco si sbilanciano solo a tratti - qualcuno come l’uscente Roberto Cosolini proprio non lo fa - sugli assessorati di un’eventuale giunta, quella che il vincitore delle elezioni amministrative di giugno dovrà comporre nei giorni post-verdetto delle urne. Cosolini, appunto, non va oltre la diplomazia e, forse, gli scongiuri: «Non è il momento di parlare di assessorati - osserva il primo cittadino a fine mandato che punta alla conferma sostenuto dalla coalizione a guida Pd -, adesso bisogna vincere le elezioni». Obiettivo a prova di equivoco.
«Ripeto solo - la postilla - che penso ad alcune conferme e a qualche novità». Tuttavia le voci e le indiscrezioni corrono più veloci dei candidati: attorno a palazzo Cheba si mormora che Cosolini voglia, in caso di bis al timone del Comune, rivoluzionare la mappa delle deleghe assessorili varando diverse denominazioni e differenti abbinamenti rispetto al panorama odierno. Due sembrerebbero le strade individuate innanzitutto: un assessorato che inglobi innovazione, industria e portualità (che si occuperà anche dello sviluppo del Porto vecchio) e un altro che unisca turismo, cultura e commercio. I nomi? Per gli uscenti che si candidano per il Consiglio comunale (Antonella Grim, Laura Famulari, Fabiana Martini e Roberto Treu con il Pd, Andrea Dapretto ed Elena Marchigiani con la civica Insieme per Trieste), il risultato individuale al voto, cioè il numero di preferenze ottenute, sarà elemento fondamentale e decisivo in chiave conferma. Per gli altri - Edi Kraus, Matteo Montesano e Paolo Tassinari - si vedrà, con una certezza su Umberto Laureni: per ragioni personali, il delegato all’Ambiente chiuderà in ogni caso con questo mandato la sua esperienza da amministratore.
Un pallino dell’ex sindaco Roberto Dipiazza, il candidato del centrodestra trainato da Forza Italia, Lega nord e Fratelli d’Italia, è invece quello dell’assessorato «che dovrà occuparsi dei fondi europei. Sarà determinante - osserva - perché Regione e governo di soldi non ne hanno più. Andrà gestito da un assessore con competenza specifica e che conosca le lingue, chiamato a operare in sinergia con l’omologo di Venezia». Ma sui nomi, niente. Anche Dipiazza non si lascia andare al toto-assessori: «I miei avversari del passato alle elezioni comunali, Rossetti a Muggia, Pacorini e Rosato a Trieste, avevano annunciato la lista di assessori prima del voto. Tutti e tre, poi, hanno perso... Prima, bisogna vincere». Pure qui, il concetto è chiaro. «In ogni caso, nelle mie giunte del passato ho sempre avuto persone importanti - conclude Dipiazza -. Penso per esempio al nome di Giovanni Ravidà, che oggi ci guarda da lassù».
I nominativi non li fa per motivi “procedurali” il candidato sindaco del M5S Paolo Menis. Il movimento ha infatti avviato una selezione online, con l’invio via email di presentazione e curriculum degli interessati entro il 22 maggio, per stabilire i possibili futuri componenti dell’esecutivo e presentarli prima del voto ai cittadini. Se questo “bando” non sarà sufficiente, «dopo le elezioni - illustra Menis - si valuterà fra gli attivisti e i candidati consiglieri». A proposito di attivisti, considerato il suo passo indietro e l’uscita dall’arena che sancirà i posti in aula, l’altro consigliere comunale pentastellato in carica Stefano Patuanelli potrebbe ritagliarsi nell’eventualità un posto in giunta?
«Stefano - ribatte Menis - può essere una risorsa, anche alla luce della sua esperienza di questi cinque anni. Ma non vi saranno corsie preferenziali e ogni scelta verrà condivisa nel movimento». L’architettura delle deleghe, nel progetto a Cinque stelle, si basa su una serie di elementi: «Un assessorato in cui confluiscano cultura e turismo - riparte Menis -. E poi una delega alla sburocratizzazione. Ruolo centrale, inoltre, per l’assessorato alle politiche sociali e per quello al bilancio, incaricato anche di individuare gli sprechi e tagliare laddove necessario».
E il numero di effettivi dell’esecutivo? Se per Cosolini e Dipiazza nella sostanza le attuali dieci caselle definiscono un assetto adeguato, Menis apre, pur non convintamente, a una riduzione (lo statuto del Comune indica però in dieci unità la composizione della giunta, limite massimo peraltro per Trieste secondo i parametri della legge regionale): «Forse si potrebbe fare a meno di un assessore, ma effettivamente - riflette il grillino - i compiti sono tanti».
Fra le proposte uscite in queste settimane, vanno infine contate la soluzione di un assessorato alle relazioni internazionali, ipotizzata da Iztok Furlanic, presidente dell’aula municipale e candidato sindaco della Sinistra unita, e quella di una delega a sostegno dei giovani, promossa da Fabio Carini, che a sua volta ambisce alla carica di primo cittadino sotto le insegne della civica Startup Trieste.
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