Trieste, genitori e studenti difendono il prof aggredito

Il caso all’istituto Volta: «Mai più violenza in classe». La Cisl: «La politica torni a investire sulla scuola»
Lasorte Trieste 20/04/18 - Via Monte Grappa, ITIS Volta, Palestra
Lasorte Trieste 20/04/18 - Via Monte Grappa, ITIS Volta, Palestra

TRIESTE «La cosa non si deve ripetere». Punto e a capo. È unanime l’opinione dei rappresentanti dei genitori del Consiglio d’istituto del Volta riguardo all’aggressione che un genitore ha fatto al professore di educazione fisica, Roberto Marassi. Decideranno la prossima settimana come procedere in seguito a quanto accaduto, quando si riuniranno con gli altri membri. «Siamo arrivati alla mancanza di ideali, non c’è più rispetto dei ruoli», afferma uno di loro, Fabio Tamaro. «Vedremo come comportarci congiuntamente assieme alla preside».

Trieste, prof aggredito dal papà di un alunno al Volta
Lasorte Trieste 20/04/18 - Via Monte Grappa, ITIS Volta,


Anche un altro genitore, che preferisce mantenere l’anonimato, spiega come «la reazione da parte del padre in questione non sia stata una cosa corretta». «Non conosco i termini della vicenda – aggiunge –, quindi non so di che cosa si tratti, ma sicuramente passare alle vie di fatto non è la modalità più appropriata. È da evitare, è prima un reato verso la persona e poi un comportamento non educativo. Il ragionamento è deprecabile, abominevole. In linea generale bisogna prima capire e poi, attraverso l’iter previsto dalla legge, prendere le misure. E quindi capire le eventuali responsabilità del professore». Aggiunge ancora l’anonimo genitore: «Io non ho mai avuto alcun problema con i docenti di mio figlio, ho la massima fiducia in loro. Hanno a che fare con molte situazioni difficili, lo sappiamo». Commenta poi così il silenzio dell’istituto: «Penso sia la cosa migliore, prenderà sicuramente i giusti provvedimento all’interno delle mura scolastiche, senza far rimbombare il caso all’esterno». Altri genitori preferiscono non esprimersi poiché molti, come Carla Rosa Poggiolini, un’altra rappresentante, hanno appreso la notizia solo dai media.

Andrea Cimador, uno dei quattro rappresentanti degli studenti, ribadisce quanto detto dai suoi colleghi: «Non è stato un comportamento idoneo, perché se il ragazzo ha un atteggiamento sbagliato è giusto che il professore lo redarguisca. Potrebbe essere che il professore abbia perso la pazienza, ma un gesto di questo tipo da parte del genitore non ha giustificazione. Io ho il professor Marassi da un anno, non sembra una persona manesca né aggressiva quindi dubito abbia avuto una reazione spropositata».

Anche un altro studente, che conosce il professor Marassi, spezza una lancia a favore dell’insegnante: «Non è assolutamente una persona che potrebbe spazientirsi o agire in modo inconsulto perché un suo alunno si è comportato male. Anzi, è sempre molto equilibrato, probabilmente il ragazzino in questione, che ora ha ricevuto una pessima lezione dal proprio papà, sarà stato troppo esuberante. Ecco perché penso che dovremmo noi tutti riunirci per capire che cosa fare e magari discuterne insieme agli insegnanti, perché non è possibile che avvengano fatti di questo tipo in una scuola comunque tranquilla come il Volta».

Nel frattempo anche i sindacati condannano l’episodio. Dopo la presa di posizione della Cgil, arriva anche la Cisl. Commenta il sindacalista Donato Lamorte: «La violenza a scuola è un fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio nel nostro Paese. Bisogna intervenire a tutela della scuola e degli operatori che vi lavorano». Come farlo? «La scuola deve essere garantita così come stabilisce la Costituzione. Basta tagli, è ora di puntare sugli investimenti. I governanti devono prenderne atto». Serve anche un cambiamento culturale, prosegue l’esponente della Cisl: «Bisogna siglare un nuovo patto fra scuola, genitori, istituzioni e personale. Altrimenti non so dove andremo a finire. La politica deve farsi carico di questo patto, dopo aver abbandonato la scuola a sé stessa per tanti anni». Infine le questioni più pratiche: «Gli organici devono aumentare. Perché se le classi continuano a essere così numerose diventa difficile mantenere la continuità didattica».

Aggiunge Michele Angeloro di Uil Scuola: «Non possiamo che dichiarare la deprecabilità dell’azione. Alzare le mani è sempre un atteggiamento sbagliato, ci sono tanti altri modi per protestare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo