Trieste, furto in convento mentre le suore cenano
TRIESTE È il prototipo della serie “come rubare in chiesa”. Che sia però stato facile, “facile” appunto “come rubare in chiesa”, questo non è dato sapere. Di certo è stato un colpo spregevole, visto che stavolta i banditi se la sono presa con un convento di suore, dove hanno scovato e svuotato il contenitore in cui la madre superiora custodiva i soldi della comunità, più o meno ottomila euro in contanti, come hanno avuto modo poi di denunciare in Questura a mente fredda. È successo l’altra sera a San Vito, all’ora di cena, in uno dei palazzi in prossimità dell’incrocio tra via Besenghi e via Navali - di fronte alla Chiesa di Nostra Signora della Provvidenza, poco distante dal Seminario vescovile, attorno alla quale insistono tra l’altro le case di accoglienza femminili “La Madre” e “Stella Maris” - e segnatamente in quello che ospita l’Istituto “Pia società figlie di San Paolo”, la Congregazione delle Paoline.
È stata, considerate la modalità con le quali è stato messo a segno il furto, un’azione ampiamente premeditata, costruita a tavolino da qualcuno che doveva evidentemente essere venuto a conoscenza, in qualche modo, delle abitudini e degli spostamenti delle inquiline del convento. I predoni, infatti, hanno aspettato che la sorella responsabile della cucina chiamasse giù a tavola le altre agitando la campana, esattamente come avviene ogni giorno. Il segnale, per loro, del via libera. Erano le sette della sera. Sapevano di poter disporre grosso modo di una mezz’ora per entrare, rubare e andarsene. Rimasti deserti il piano sopra e quello della mansarda, i ladri - o il ladro, perché la dinamica del colpo non esclude la possibilità che ad agire sia stata una singola persona - hanno puntato le due terrazze che danno sul cortile. Quindi, servendosi della scala esterna, si sono arrampicati, hanno sollevato e forzato una persiana e sono riusciti così a insinuarsi all’interno della parte più alta del convento.
A quel punto sono scesi al primo piano mirando alla stanza della madre superiora. Era lì che presumevano di poter trovare ciò che cercavano. E infatti, dopo aver svuotato un po’ di cose sul letto e a terra, hanno “pescato” il loro jolly: ottomila euro, in buona parte i proventi degli incassi più recenti dell’omonima libreria delle Paoline di Corso Italia (denari che di lì a poco sarebbero dovuti partire alla volta di Roma) e in parte pure le modeste pensioni con cui vivono le sorelle dell’Istituto.
Come se n’erano venuti, così se ne sono andati. «Intanto noi eravamo ignare, a tavola», ricorda suor Maurizia, la madre superiora. Verso le sette e mezza, quando le sorelle sono risalite per prendere i loro effetti personali prima di uscire per un incontro pastorale serale, l’amarissima sorpresa. «In 13 anni che sono qui è la prima volta che succede, è chiaro che siamo un po’ scioccate», riconosce la stessa responsabile dell’Istituto, che ha immediatamente alzato la cornetta per chiamare il 113.
L’ipotesi che si sia trattato di un raid preparato con un obiettivo (i soldi) preciso - raid sul quale ora stanno indagando i poliziotti della Squadra mobile dopo che sul posto sono subito piombati i colleghi della Squadra volante e dellaScientifica per i primi rilievi a caccia di tracce - è suggerita anche dal fatto che non sono sparite altre cose di valore, se non una che non ha prezzo, in tutti i sensi: una bottiglietta di acqua benedetta.
«Ringrazio il Signore - così ancora suor Maurizia - che non hanno fatto del male a nessuna di noi, che non hanno neppure lasciato particolari danni e che, soprattutto, qualche sacerdote ci ha già aiutate a recuperare in parte la cifra rubata. Così come ringrazio i poliziotti che sono intervenuti. Sono stati di una gentilezza e di una comprensione uniche. Sono stati molto fraterni».
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