Trieste, “furbetti” del cartellino alla Motorizzazione
TRIESTE C’era chi andava in pescheria a comprare sardoni e calamari per pranzo. Chi faceva la spesa al buffet e poi si concedeva un buon caffè. E chi addirittura ne approfittava per fare un salto al cimitero. Tutto, rigorosamente, in orario di lavoro.
Protagonisti della nuova puntata della “saga” assenteismo in città, cinque dipendenti della Motorizzazione civile, in servizio nella sede di via Mazzini. Dipendenti che, secondo le indagini della Finanza coordinate dal pm Federico Frezza, dopo aver superato il check point all’ingresso e aver timbrato il cartellino, tornavano sui loro passi e se ne andavano.
Uscite allegre, le loro. A spasso per il centro città, lontano da sportelli, libretti d’auto, passaggi di proprietà e soprattutto dagli utenti che molte volte aspettavano pazientemente in fila di poter svolgere le loro pratiche. I nomi sono quelli di Bruno Codarin, 65 anni; Roland Kalaja, 63 anni; Maurizio Pipolo, 51 anni; Nicoletta Soppini, 51 anni e Arianna Umech, 59 anni. Sono tutti accusati a vario titolo di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico.
A incastrare i “furbetti del cartellino” sono state le puntuali indagini dei finanzieri. I militari li hanno pedinati e filmati durante le loro uscite dall’ufficio di via Mazzini, anche due volte in un giorno. A tutti i dipendenti della Motorizzazione è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Che prelude la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm Frezza. Il quale, in coda all’«avviso», ha proposto a ognuno degli indagati di patteggiare la pena a otto mesi e 250 euro di multa. Difensori sono gli avvocati Lara Lakic, Ornella Stradaioli, Stefano Briscik, Elisa Gentile e Giorgio Borean.
Il primo episodio contestato riguarda Bruno Codarin. In una mattina di giugno, più precisamente quella del 6 giugno, i finanzieri appostati in via Mazzini lo hanno visto uscire due volte dall’ufficio: alle 9.15 e alle 12.06. E lo stesso è accaduto il 5 agosto.
Anche in quel caso Codarin entrava, timbrava il budge e poi, alle 9.15 usciva dalla sede, dove poi tornava venti minuti dopo. E ancora altre “fughe” sono state registrate il 30 ottobre, il 6 novembre e il 2 dicembre. Quel giorno, in particolare, l’impiegato ha fatto un giro un po’ tortuoso. È uscito alle 9.35 ed è andato al bar Tazza d’oro. Poi è entrato nella sede della Provincia in via Sant’Anastasio.
Ma dopo poco ha fatto una nuova sosta al Gran buffet per tornare poi negli uffici di via Sant’Anastasio. Quindi un ulteriore “pit stop”, questa volta al buffet Da Gildo (dal quale lo hanno visto uscire con la spesa), e infine l’ultimo (della giornata) passaggio al bar Tazza d’oro.
Del gruppo di “furbetti” faceva parte anche Roland Kalaja, grande amante del pesce. Lo hanno accertato i finanzieri che, il 14 novembre, lo hanno seguito nella visita in due pescherie. Con lui a fare la spesa anche un conoscente, che magari gli aveva dato qualche dritta sugli acquisti. Non solo pescherie, però. In orario di lavoro Kalaja è stato avvistato in un caso in cimitero, nell’altro in un negozio di antiquariato.
Maurizio Pipolo, invece, apprezza il buon caffè. Sorseggiava un espresso, infatti, quando è stato pizzicato in più occasioni al bar Laila, dove si era recato subito dopo aver timbrato il badge. E così anche Nicoletta Sopini e Arianna Umech.
La prima, in un giorno giugno, dopo il caffè al bar Laila è andata a fare acquisti nel vicino negozio di detersivi e profumi Tigotà. Mentre la collega è stata seguita il 24 settembre mentre, anzichè lavorare nel suo ufficio, scambiava due chiacchiere con un amico in un locale di Ponterosso.
Come detto le accuse a carico dei dipendenti sono documentate dai risultati dell'indagine delle Fiamme gialle: con micro-telecamere, videoregistratori, macchine fotografiche dotate di potenti teleobiettivi e appostamenti mirati, i dipendenti sono stati immortalati nelle loro giornate.
Le annotazioni della Finanza sono dettagliate: riportano orari, spostamenti, targhe di automobili e moto utilizzate, nomi dei negozi e dei locali frequentati durante le assenze. A leggere il rapporto sembra che negli uffici della Motorizzazione regole e controlli scarseggiassero. E che quella di allontanarsi dal posto di lavoro per esigenze personali o anche solo per una passeggiata o per visitare una mostra fosse davvero un’abitudine.
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