Trieste, Foiba di Basovizza presidiata dopo il raid vandalico
Pattuglie delle forze dell’ordine presenti 24 ore su 24. Lunedì 10 la cerimonia con il ministro Nordio. La Digos setaccia video e social
![La Foiba di Basovizza presidiata dalle Forze dell'ordine Foto Massimo Silvano](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h57niyhoi6tdw96kja/0/copia-di-copy-of-la-foiba-di-basovizza-ph-massimo-silvano.webp?f=16%3A9&w=840)
Presidiata h24 per evitare altri sfregi proprio nel Giorno del Ricordo, quando l’orrore delle foibe assurge a monito. La Foiba di Basovizza è sorvegliata a vista dalle forze dell’ordine, dopo il raid vandalico della notte tra venerdì e sabato. Carabinieri e Polizia di Stato si alternano all’ingresso del monumento nazionale. Mentre la Digos continua a esaminare i filmati delle telecamere e a scandagliare i social e le piattaforme di messaggistica alla ricerca di eventuali rivendicazioni.
Decine di visitatori
Oggi, domenica 9 febbraio decine di visitatori hanno sfilato in silenzio, ora in comitive, ora in piccoli gruppi gettando uno sguardo indignato al “tappeto” di vernice bianca steso in fretta e furia sabato mattina per coprire gli slogan ingiuriosi. Duecento presenze in poco più di ventiquattr’ore. C’è chi ha macinato anche 270 chilometri per vedere di persona fino a dove può spingersi il disprezzo per una delle pagine più buie della storia recente di questi territori. Una 80enne istriana, che ha vissuto sulla propria pelle il dramma dell’esodo, si è messa a piangere di fronte a quello scempio: «Mi sento offesa due volte. È una vergogna che qualcuno infanghi la memoria».
Le scritte rosse sull’asfalto
Delle scritte rosse che imbrattavano il selciato d’ingresso, domenica ne sopravviveva soltanto una, la più piccola, l’unica in italiano: “È un pozzo”, vergata proprio in corrispondenza della lapide con la scritta “Foiba di Basovizza”, come a volerne sminuire la portata. Le altre, in sloveno, erano state cancellate con una mano di bianco, dopo i tentativi a vuoto di rimuoverle con l’idropulitrice. I vandali avevano scritto “Trst je naš” ovvero “Trieste è nostra”, rispolverando il motto usato dai partigiani jugoslavi durante l’occupazione della città nel 1945. E ancora: “smrt fašizmu svoboda narodom” (“morte al fascismo, libertà ai popoli”). Accanto, un numero: 161.
Un gruppo antifascista
Una delle ipotesi prese in considerazione anche dalla Digos è che si tratti di un codice alfanumerico per cifrare la sigla Afa, acronimo del gruppo Azione antifascista. Gli investigatori stanno visionando i filmati della telecamera rotante presente nel sito. Pur essendo sprovvista di sensore di movimento, è probabile che abbia ripreso il raid. Del resto i vandali devono aver impiegato almeno qualche minuto a deturpare le pietre del selciato con scritte a caratteri cubitali.
![I visitatori alla Foiba di Basovizza Foto Silvano](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h57n2i16yyxjyro4co/0/copia-di-copy-of-la-foiba-di-basovizza-ph-massimo-silvano.webp)
Al vaglio i filmati
Al vaglio pure i filmati degli altri occhi elettronici installati lungo le strade che portano alla foiba. Sotto la lente anche i social e i canali Telegram, dove gli autori potrebbero rivendicare il gesto. Il tempismo dell’azione ne suggerisce una pianificazione calcolata. Le scritte sono comparse a 48 ore dalla commemorazione del Giorno del Ricordo in cui è atteso il ministro della Giustizia Carlo Nordio e a poche ore dalla visita della sottosegretaria alla Pubblica Istruzione Paola Frassinetti insieme ad alcune scolaresche. Per giunta proprio nel giorno in cui tutti i riflettori erano puntati sull’inaugurazione di Go2025, la prima capitale europea della cultura transfrontaliera. Un evento dal significato simbolico epocale, a cui lo sfregio della Foiba ha fatto da doloroso contrappunto.
L’eco nazionale
Il caso ha avuto in poche ore un’eco nazionale, suscitando la condanna ferma e unanime da parte delle istituzioni, del governo e della politica. Ieri si è aggiunta quella altrettanto risoluta dei cittadini. Tanti i visitatori che si sono fermati davanti all’ingresso deturpato o hanno varcato la soglia dell’ex abisso in cui, secondo le stime sono state gettate 1. 500 persone. «È un gesto vergognoso – dicono Catia Ravani e Daniele Pinca, venuti da Ferrara –. Quando abbiamo saputo dei vandalismi, abbiamo inserito Basovizza nella nostra visita. La conosciamo già ma ogni volta ci ricorda uno degli orrori del dopoguerra». «È una provocazione pura – afferma Anna Giulia Saltini, studentessa modenese che ora vive a Trieste –. Gli autori hanno scelto il momento in cui potevano avere più visibilità». «Scandaloso mettere in dubbio i confini in una città come Trieste che ha voluto fortemente essere italiana» aggiunge Riccardo Nini, giovane sindaco del piccolo comune di Ascrea (Rieti). «Sono fatti che non dovrebbero accadere nel 2025, specie a ridosso della Giornata del Ricordo» afferma il custode Stefano Murro, membro della Lega Nazionale che gestisce il Centro di Documentazione della Foiba di Basovizza.
Scioccati gli sloveni
Dura la reazione della Confederazione delle organizzazioni slovene: «Sono scioccato – dice il presidente regionale Walter Bandelj –. Qualcuno vorrebbe cambiare il volto, la storia e il lavoro del nostro territorio per continuare l’odio tra due popoli che oggi vivono insieme». Sul vandalismo è intervenuta anche Alessia Rosolen, assessore regionale all’Istruzione: «Oggi, nonostante tutto, l’Italia ricorda e commemora, con buona pace di chi sta ancora provando a delegittimare una memoria condivisa».
Il ministro Nordio
Lunedì sarà il ministro della Giustizia Carlo Nordio a rappresentare il governo nelle cerimonie previste per il Giorno del Ricordo. Interverrà alle 10.30 a Basovizza insieme alle massime autorità civili e regionali. Dopo l’omaggio al Monumento nazionale sul Carso, alle 12 Nordio sarà presente anche alla stazione ferroviaria per salutare il “Treno del Ricordo”, il convoglio storico che viaggerà fino a Taranto rievocando il viaggio degli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
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