Trieste, filmava le babypazienti. «È sano di mente»

TRIESTE Mauro Cosolo, 59 anni, l’insospettabile infermiere del Burlo accusato di atti sessuali su minorenni, non solo era capace al momento dei fatti di intendere e di volere e di capire la gravità delle azioni commesse, ma può partecipare coscientemente al processo.
Lo scrive a chiare lettere lo psichiatra Bruno Norcio al quale il gip Luigi Dainotti ha affidato, accogliendo l’istanza dei difensori, gli avvocati Raffaele Leo e Marta Silano, una perizia tecnica. E sarà proprio questa perizia al centro dell’udienza fissata davanti allo stesso gip il prossimo 20 gennaio. Il dottor Norcio rileva tuttavia che l’infermiere accusato di atti sessuali su minorenni soffre di un disturbo depressivo che al momento risulta essere in fase di attenuazione ma comunque necessita di un adeguato trattamento terapeutico.
«Non ci si trova davanti a un imputato che ammette le proprie colpe o responsabilità e cerca di giustificare i propri comportamenti illegali. Ci si trova invece di fronte a un imputato che nega in modo categorico di aver commesso gran parte dei reati», scrive ancora il consulente del gip.
Nella sua lunga e articolata relazione tecnica - è stata depositata nei giorni scorsi - il perito fa iniziare la vicenda psicologica di Cosolo nel 2000 con quella che definisce una sindrome post traumatica da stress relativa alle conseguenze emotive dell’assassinio del fratello Bruno. La spy pen con la quale Mauro Cosolo ha poi filmato per anni i corpi nudi dei bambini e delle bambine e in particolare le loro parti intime mentre si trovavano nella sala gessi dell’ospedale infantile sarebbe stata acquistata in quel periodo per essere utilizzata tra il 2012 e il 2013.
«L’esame psichico - osserva ancora lo psichiatra - ha evidenziato che nel paziente tutti i requisiti per la capacità processuale sono presenti». In sostanza secondo il consulente Cosolo «sa quali sono i reati di cui è imputato e ha in sostanza portato avanti una propria linea difensiva».
La vicenda è esplosa nel settembre del 2014 anche se esistono due differenti segnalazioni che risalgono al 2007, oggetto di un procedimento stralcio nel quale sono indagati per omessa denuncia gli ex direttori sanitari Mauro Delendi e Giampaolo Canciani e la dottoressa Daniela Dibello. A settembre appunto era giunta al Burlo, accompagnata dalla mamma, una ragazzina di 12 anni che si era rotta una gamba. La giovanissima era stata accolta nell’ambulatorio del reparto di ortopedia e, dopo la visita dello specialista, era stata affidata all’infermiere addetto alla sala gessi: Cosolo, appunto.
L’uomo, secondo la denuncia presentata dalla mamma della ragazzina, si era comportato in modo sospetto. La stessa mamma, infatti, aveva visto che l’infermiere teneva in mano una particolare penna che sembrava una telecamera. E pertanto si era rivolta al medico responsabile della struttura Marco Rozzo che, a sua volta, aveva attivato la direzione sanitaria di via dell’Istria. Era partita la segnalazione e gli investigatori della squadra mobile, su incarico del pm Pietro Montrone, avevano immediatamente attivato le indagini.
Per avere la conferma dei sospetti della madre della dodicenne, era bastato aspettare ed effettuare alcuni accertamenti sulle ultime visite. Pochi giorni dopo un’altra bambina, che si era rotta un braccio, era arrivata all’ospedale infantile ed era stata sistemata sul lettino della sala gessi dove Cosolo, in pochi minuti, era entrato in azione con la sua telecamera inserita in una penna, passandola sotto il lenzuolino. Nessuno se n’era accorto.
Ma tanto era bastato ai poliziotti. Che nell’abitazione dell’infermiere del Burlo, perquisita per ordine del pm Montrone, avevano trovato dopo pochi giorni 251 video e oltre duemila fotografie scattate a ignare e inconsapevoli bambine durante le visite nell’ambulatorio di Ortopedia. In tali immagini si vedono le parti intime delle piccole pazienti. E Cosolo era stato subito arrestato.
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