Trieste, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: in manette due pakistani
TRIESTE La Polizia di Stato ha concluso questa mattina, con l’esecuzione delle misure cautelari e con delle perquisizioni disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Trieste, diretta dal Procuratore Capo Carlo Mastelloni, una complessa operazione che ha visto il capoluogo giuliano quale crocevia di migrazioni irregolari provenienti dal Pakistan.
L'operazione denominata “Barcola”, nome derivante dal luogo in cui è avvenuto il rintraccio dei migranti irregolari, ha stroncato un sodalizio criminale che favoriva l'immigrazione clandestina di cittadini pakistani verso l’Italia attraverso la “Rotta balcanica”. Più precisamente, gli agenti del Settore di Polizia di Frontiera di Trieste diretto da Antonio Grande hanno eseguito (con l’ausilio di personale della Squadra Mobile di Venezia) nel veneziano due ordinanze di custodia cautelare in carcere per il reato di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina nei confronti di due cittadini pakistani (I.H. e M.A. - queste le loro iniziali), rispettivamente di 32 e 39 anni, con regolare permesso di soggiorno in Italia, residenti in Veneto, dove svolgono l’attività di venditori ambulanti.
L’indagine trae origine da un episodio avvenuto sul lungomare di Barcola lo scorso 24 giugno, evento che ha portato all’arresto di un passeur pakistano di 37 anni (M.A. - queste le sue iniziali), anche lui regolare in Italia. Il passeur pakistano dopo aver superato il confine italo - sloveno, aveva introdotto in territorio nazionale 36 migranti di nazionalità pakistana, trasportandoli all’interno del vano merci di un piccolo furgone.
Arrivato sulla Strada Costiera, all’altezza dell’Area di Ricerca di Grignano, aveva fermato il veicolo e aveva fatto scendere i migranti per poi allontanarsi repentinamente. Di lì a poco, però, il passeur era stato intercettato dalle pattuglie della Polizia di Stato a seguito della segnalazione di alcuni cittadini ed era stato arrestato per il reato di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste hanno avuto una svolta decisiva negli ultimi giorni, dimostrando il coinvolgimento nell’episodio delittuoso di altri due cittadini pakistani, i quali sono stati arrestati oggi. Dalle risultanze investigative è emerso infatti che costoro avevano commissionato al loro connazionale il trasporto irregolare del corposo gruppo di migranti, dietro il compenso di 2mila euro. Inoltre, il giorno prima del rintraccio i due avevano condotto il passeur per un sopralluogo in un bosco a ridosso del confine, al fine di portare dei generi di conforto ai migranti lì nascosti, in attesa di varcare il confine italiano.
Alle prime ore del giorno del rintraccio gli organizzatori avevano consegnato all’autista il veicolo da utilizzare per il trasporto ed una scheda telefonica “pulita” di un gestore di telefonia mobile bosniaco con la quale intrattenere poter aggiornarli sull’andamento del viaggio. Da qui la decisione degli organi inquirenti di richiedere al gip del Tribunale di Trieste l’emissione di un provvedimento restrittivo nei confronti dei due pakistani per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’aggravante di aver introdotto in Italia più di 5 persone in condizione di clandestinità, sottoponendo le stesse ad un trattamento inumano e degradante (stipati in 36, in piedi, all’interno del vano merci di un furgone di piccole dimensioni), il tutto al fine di trarne profitto.
Questa operazione si colloca nell’alveo di un rafforzamento dell’attività di prevenzione e repressione della criminalità transfrontaliera nella Provincia di Trieste da parte della Polizia di Frontiera.
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