Trieste, falsificano il testamento per l’eredità
TRIESTE Lo scopo è stato quello di intascarsi l’eredità: la somma di oltre 100mila euro depositata in un conto corrente, un appartamento a Prosecco e tre apprezzamenti di terreno a Basovizza. E come raggiungere l’obiettivo se non falsificando il testamento? Così hanno fatto Rado Kralj, 65 anni e Fatimka Hajdarevic, 55 anni, marito e moglie. I due hanno patteggiato davanti al giudice Laura Baresi la pena (sospesa) di 2 mesi e 20 giorni per l’accusa di falso in atto pubblico. A definire l’accordo sul rito alternativo l’avvocato difensore Paolo Longo e il pm Cristina Bacer, il magistrato titolare del fascicolo.
L’eredità al centro della contesa era quella di Giuseppina Furlan, morta, senza eredi diretti, all’età di 85 anni nel mese di novembre del 2008. I parenti più stretti, secondo la linea di successione, erano i cugini Maria, Ines e Igor Furlan. I quali - come riportato nella querela dalla quale poi è scaturita l’indagine del pm Bacer - dopo ben 8 mesi dalla morte della parente avevano presentato una regolare denuncia di successione. Ma non appena depositato l’atto hanno ricevuto una lettera in cui venivano informati che l’anziana parente aveva nominato suo erede un conoscente e vicino di casa, Rado Kralj. Quest’ultimo era riuscito a definire direttamente la pratica dal notaio, ottenendo in poco tempo tutta la documentazione necessaria per acquisire i beni dell’anziana defunta.
Ma c’era qualcosa di strano. Infatti le persone poi definite dal giudice eredi legittimi, hanno scoperto che l’anziana pochi giorni prima di morire era stata ricoverata in gravi condizioni all’ospedale di Cattinara. E questo era accaduto nello stesso periodo in cui risultava essere stato vergato dalla sua penna il testamento.
Insomma, l’anziana era in coma ed era alimentata con un sondino, eppure, secondo gli atti, era in grado di redigere il testamento che indicava i vicini come eredi universali.
Qui è entrata in campo l’avvocato Keti Muzica. Che, per conto degli eredi legittimi, ha chiesto l’intervento del perito grafologo Antonella Foi. La quale ha esaminato il documento che era custodito nello studio del notaio Roberto Comisso. In breve tempo è arrivata la conferma dei sospetti: quel documento altro non era che un falso, realizzato proprio per prendere tutto il patrimonio dell’anziana.
In poche settimane le indagini coordinate dal pubblico ministero Cristina Bacer hanno confermato i risultati degli accertamenti degli eredi rimasti a bocca asciutta. Così Rado Kralj, 65 anni e Fatimka Hajdarevic si sono trovati accusati di falso in atto pubblico. Da qui loro rinvio a giudizio e il patteggiamento alla pena di 2 mesi e 20 giorni. Ma soprattutto la perdita del 75 per cento dell’eredità. Il restante 25 era stato precedentemente concordato con gli eredi legittimi davanti al giudice civile.
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