Trieste, Ezit trasforma l’ex Olcese in un centro commerciale

La gestione commissariale non ha tempo e soldi per realizzare l’idea originaria di un distretto hi-tech e modificherà la destinazione per accogliere bricolage
Foto Bruni 20.03.2015 Ex Olcese-ricognizione in vista dei lavori
Foto Bruni 20.03.2015 Ex Olcese-ricognizione in vista dei lavori

TRIESTE Un centro commerciale tipo Brico. Bricolage, utensileria, giardinaggio, edilizia, articoli domestici: ma niente alimentari. E’ la nuova destinazione che la gestione commissariale dell’Ezit sta mettendo a punto per rendere il comprensorio ex Olcese appetibile e vendibile.

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I tempi, per farne l’area “pivot” delle piccole aziende hi-tech in una logica distrettuale, rischiano di essere troppo lunghi e presuppongono risorse pubbliche che la Regione Fvg, con l’Ezit alle soglie della liquidazione, non ha intenzione di impegnare.

Allora, poichè il mandato commissariale per chiudere la procedura scade ai primi di novembre, si è valutata un’alternativa progettuale: perlomeno una parte degli ampi spazi, ai quali si accede da via del Follatoio, potrà essere utilizzata per ospitare un centro commerciale, dal punto di vista merceologico simile a quelli Bricofer e Obi, realizzati o in via di realizzazione nella periferia meridionale di Trieste.

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La notizia dell’ennesimo tentativo di riconvertire l’ex Olcese è ancora ufficiosa, ma a renderla ulteriormente plausibile sono state le recenti dichiarazioni del vertice Tbs riguardo il trasloco della sede: infatti in un passato non troppo remoto (stagione Zuban, per intenderci) era stata presa in considerazione l’ipotesi di un trasferimento dall’Area di ricerca all’ex Olcese, ipotesi che il crac fiscale Ezit ha fatto però naufragare.

Così Tbs si è orientata verso altri lidi in Zona industriale. Venendo meno la prospettiva del distretto hi-tech, il commissario Paolo Marchesi è passato al tipico Piano B, che adesso andrà predisposto con le necessarie modifiche rispetto alle precedenti previsioni.

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Il comprensorio ex Olcese nasceva come realtà produttiva tessile ma era stato dismesso fin dai primissimi anni Duemila. Dopo essere rimasta una delle classiche testimonianze dell’incuria indigena, l’Ezit, durante le presidenze di Mauro Azzarita e di Dario Bruni, perfezionò l’acquisizione dell’ex cotonificio, fruendo di un finanziamento regionale che avrebbe poi avuto una storia assai tribolata.

L’operazione avrebbe dovuto puntare a due obiettivi: infrastrutturare nuovi spazi per le piccole aziende e redimere un’area di 30 mila metri quadrati non inficiata dalle pastoie del Sito inquinato.

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Ma la fortuna non ha finora accompagnato la riconversione dell’ex Olcese: Ezit aveva anticipato 3 milioni per l’acquisto dell’area, anticipazione che aveva creato problemi di liquidità all’ente.

Stefano Zuban, successore di Azzarita e Bruni, ultimo presidente “ordinario” dell’Ezit, ha lamentato che i 12 milioni, negoziati con la Regione ai tempi del governatorato di Riccardo Illy, non si siano mai visti, nè con Illy, nè con Renzo Tondo, nè con Debora Serracchiani.

I progetti del distretto hi-tech, confinante con l’adiacente Bic, sono tramontati con il commissariamento dell’Ezit avvenuto nel novembre 2015: Marchesi deve vendere per far cassa e saldare i debiti del liquidando ente.

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Debiti che ammontavano a 9 milioni, metà dei quali con l’Agenzia delle entrate.  A forza di vendere capannoni, l’esposizione si è sensibilmente ridotta e Marchesi vuole farcela entro il prossimo novembre.

Procede intanto con il Comune per sistemare il mercato dell’ortofrutta all’ex Duke. Non vende i 67 appartamenti - a parte quelli espressamente richiesti - per ragioni sociali e spera di triovare un accordo con l’Ater per la loro gestione.

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