Trieste, ex pugile sotto accusa per la rissa
Erano stati pugni devastanti al bar buffet “Cinque porte” a San Giacomo: una gragnuola di colpi “sparati” da Luca Movio, 43 anni, ex pugile contro due amici di bevute che si erano difesi in una rissa spaventosa che era durata tutta la notte.
Così tra il 29 e il 30 maggio dello scorso anno. Movio ubriaco fradicio aveva massacrato i gemelli Fabio e Maurizio Gargiulo di 55 anni. Il primo aveva subito lesioni guaribili in 30 giorni. I diretti gli avevano causato un trauma cranico facciale con frattura delle ossa nasali e del pavimento dell’orbita. Il secondo aveva subito un’emorragia cerebrale, fratture multiple in corrispondenza dell’orbita sinistra, della tibia e dell’ileo. Quei pugni gli avevano addirittura compromesso la funzionalità della vista.
L’ex pugile - difeso dall’avvocato Maria Pia Maier - comparirà davanti al gup Guido Patriarchi il prossimo 12 maggio in occasione del processo celebrato con rito abbreviato condizionato a una perizia sulle due vittime affidata dal giudice al medico legale Fulvio Costantinides. Il quesito formulato è sulla gravità delle lesioni subite dalle due vittime. Una valutazione che potrebbe rendere concreta l’ipotesi di reato di tentato omicidio.
L’avvocato Kety Muzica che assiste le vittime del pestaggio ha già depositato gli esiti della consulenza fornita dal medico legale Raffaele Barisani. Dai quali emerge chiaramente che Maurizio e Fabio Gargiulo erano stati picchiati con una violenza devastante. E che il primo aveva subito lesioni riconducibili all’ipotesi di tentato omicidio.
L’allarme era scattato alle 7 del mattino del 30 maggio quando Maurizio Gargiulo era stato trovato sulla porta del locale di San Giacomo gonfio di botte, sanguinante e fuori di sé. Era stramazzato ai piedi del bancone del buffet appena aperto, e dunque ancora deserto, con dentro il solo barista. Vi si era infilato, sfinito, come a voler cercare disperatamente un rifugio. Nei paraggi, in quel momento, neanche un’ombra. «Proprio a quell’ora - aveva raccontato il barista - stavamo aprendo il locale. Noi iniziamo più tardi di altri da queste parti poiché la notte lavoriamo fino a tarda ora - aveva spiegato -. Ho sollevato la saracinesca, sono entrato per spegnere l'allarme e accendere le luci. Il tempo di farlo e, al momento di girarmi, me lo sono trovato di fronte, insanguinato, caduto praticamente di faccia. Ho cercato di aiutarlo, di sollevarlo, non si reggeva, gli ho chiesto come stava, mi ha risposto che aveva forti dolori da più parti. Non ci è sconosciuto, è un avventore, che di solito però, se viene, viene la sera, non al mattino. Abbiamo chiamato il 118. È arrivata così un’ambulanza, seguita quindi dalla polizia».
Dopo giorni e giorni di indagini della Squadra mobile, il colpo di scena. Era scattato l’arresto - richiesto dal pm Antonio Miggiani al gip Giorgio Nicoli - di Luca Movio, ex pugile, seguito dal Dipartimento di salute mentale. Quella mattina era arrivato al Pronto soccorso di Cattinara in gravissime condizioni con un trauma cranico-facciale e la frattura a una gamba. Così in breve la storia “riemersa” da quella violenta nottata - a seguito della quale il questore aveva disposto la chiusura del locale - non aveva annoverato una sola vittima, bensì tre. C’erano i due fratelli Gargiulo, picchiati a sangue, che si erano però anche difesi. L’ex pugile Luca Movio nel parapiglia qualche pugno lo aveva incassato. Maurizio Gargiulo era stato ricoverato inizialmente in Rianimazione e Fabio era finito all'ospedale per curare una grave lesione a un occhio da trenta giorni di prognosi.
Tutto era successo alla presenza di un altro testimone, incolume, ma altrettanto confuso per i bicchieri scolati quella sera. Determinanti nelle indagini degli investigatori diretti da Marco Calì erano state anche le molte deposizioni rese dagli abitanti del posto. (c.b.)
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