Trieste, ex moglie pedinata col gps nascosto, a processo

Trentenne rinviato a giudizio con l’accusa di aver installato un’app sul cellulare della donna senza che lei se ne accorgesse
Il tribunale di Trieste
Il tribunale di Trieste

TRIESTE Quello degli atti persecutori nei confronti di ex coniugi o ex conviventi è purtroppo un fenomeno ricorrente a Trieste, a giudicare dal numero di procedimenti penali avviati o già andati a sentenza in questi anni nel Tribunale di Foro Ulpiano. Casi spesso caratterizzanti da un “copione” abituale, fatto di insulti, intimidazioni costanti, minacce e spesso atti violenti. Ma anche le modalità dell’odioso fenomeno dello stalking possono cambiare, “evolvendosi” di pari passo con la tecnologia.

La conferma arriva dall’ultimo procedimento approdato davanti al giudice per l’udienza preliminare Luigi Dainotti. Imputato per stalking un trentenne (omettiamo ulteriori dettagli anagrafici per non rendere riconoscibile la vittima) che, per continuare a tenere sotto controllo e a molestare l’ex moglie e madre del loro figlio da cui era ormai separato, le aveva installato – senza che lei se ne accorgesse – un’applicazione con funzione di geolocalizzazione. In questo modo, all’insaputa della donna, era sempre in grado di seguire i suoi spostamenti e di farle sentire così la sua presenza assillante.

Secondo la ricostruzione accusatoria le frequenti molestie avevano procurato alla moglie un grave stato di ansia e paura. Nell’estate del 2018 l’aveva seguita più volte con la macchina durante i suoi spostamenti in città e si era appostato sotto la nuova abitazione di lei, cercando di entrare. Era riuscito a trovarla proprio dopo aver installato sul telefonino della donna, oltre che sul tablet del figlioletto, l’applicazione con geolocalizzatore.

Nell’autunno dello scorso anno, dopo che l’ex moglie aveva cominciato a lavorare in un bar della città, aveva chiamato con insistenza il telefono dell’esercizio pubblico, per chiedere se fosse al lavoro. Oltre a chiamare il locale, aveva continuato a tempestare di telefonate sul cellulare la donna e passava ripetutamente davanti al bar per controllare se lei fosse al lavoro. Come se non bastasse, per complicarle la vita – secondo la ricostruzione accusatoria – si rifiutava di far venire a prendere il figlio a scuola da altri che non fossero la ex moglie, e in questo modo le ava di fatto impedito di trovare un’occupazione che avesse turni di lavoro compatibili. Comportamenti che si erano protratti fino alla primavera dello scorso anno, fino a quando l’ex moglie aveva presentato querela ed erano scattate le indagini.

Ora l’uomo è stato rinviato a giudizio dal Gup Dainotti. Affronterà, dunque, il processo con rito ordinario. —


 

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