TRIESTE «Oltre ad apparire, poi bisogna anche fare». Questo è il motto che accompagnerà da oggi il grande successo che Trieste si è aggiudicata, diventando Capitale europea della scienza 2020. E questo sarà anche l’imperativo di
Stefano Fantoni, presidente della Fondazione Internazionale Trieste, ideatore di un grande motore pronto a fare fuochi d’artificio.
Da che cosa inizierà, professor Fantoni?
Faremo un’associazione di scopo per Esof e inizierò subito a costruire gli elementi organizzativi per far sì che i rappresentanti dei paesi dell’Alpe Adria e del Triveneto possano venire a lavorare qui con noi, in modo da creare un “hub” vero. La piattaforma per questa grande vetrina della scienza deve essere a Trieste. Spero di aver un quartier generale in Porto vecchio, al più presto, perché devono conoscere il territorio e fare squadra. Ancora non ne ho parlato con il Comune, conto di farlo già questa settimana.
Vorrei che rimanesse
Pierpaolo Ferrante, che dovrebbe essere un esecutore di quello che diranno i comitati che formeremo con Esof. Non posso esserne sicuro al 100% però. Dipende se faremo dei bandi pubblici o meno, ce lo diranno i commercialisti e i legali, la Regione stessa, tutto ovviamente nella massima trasparenza. La mia squadra, quella che diventerà la “local organization”, rimane. Vorrei rafforzarne l’area medica, ora sottorappresentata.
Trieste eurocapitale della scienza 2020: come cambierebbe Porto vecchio
Come trovare le persone giuste?
La cosa più facile è utilizzare le connessioni universitarie.
Ma saranno tutti volontari?
La maggior parte saranno volontari come me, per l’amore della scienza, mentre dovremo strutturare una parte a carattere amministrativo e legale che verrà retribuita.
Quando incomincerà tutto questo lavoro?
Subito dopo agosto. Ma lavoro anche ora.
La previsione di spesa, come è avvenuto negli altri casi Esof, è tra i 4 e i 5 milioni di euro, anche se le attività che abbiamo ipotizzato verso l’Est Europa richiederanno più soldi dall’Ue, circa 500mila euro, oltre al milione che solitamente concede per la manifestazione.
Tre anni sono sufficienti per preparare tutto?
Sì, avendo già le strutture pronte.
Per la vittoria di Trieste ha forse aiutato un’azione diplomatica dietro le quinte?
Non posso rispondere, però un po’ di azione diplomatica si fa sempre, la commissione di 15 persone era nuova, ma io sono un po’ conosciuto nel mondo, in qualche modo qualche conoscenza ce l’ho.
Agli avversari avete fatto “il cucchiaio”...
Siamo arrivati ai rigori, abbiamo vinto noi sul filo di lana. La commissione ha detto comunque che tutti e due i progetti sono buoni, tanto che nel 2022 Leida-L’Aia avranno l’Esof.
Comunque il progetto migliore era il vostro...
Ho avuto l’impressione che, anche se non ho visto il loro progetto, Leida-L’Aia non siano riuscite a coinvolgere moltissimo nella presentazione, anche se godono di una forza scientifica molto potente, hanno portato persone più attinenti all’organizzazione di congressi. Noi invece abbiamo presentato un progetto mirato a un forte allargamento nel Centro Europa, con tematiche già predefinite e una struttura da costruire con un porto del futuro. Dando garanzie che il sito sarà pronto. Mi hanno chiesto: “Ma dormi tranquillo la notte?”. Ho risposto che all’inizio no, ma poi la partecipazione di tutto il territorio mi ha fatto dormire sogni tranquillissimi.
Quali benefici concreti post Esof per Trieste?
Spero ci sia un’accelerazione dello sviluppo del porto, saremo una vetrina europea, vorrei utilizzare questo premio per avere più finanziatori per mostrare che questo diventerà il porto del futuro. E poi sarà un riconoscimento scientifico per i triestini: ce lo dicevamo da soli che siamo la “Città della scienza”, ora è l’Ue che ce lo dice, adesso lo siamo a pieno titolo e dobbiamo mantenerlo. La terza cosa che mi aspetto: voglio sia un’operazione che lasci in eredità lo Science centre.
Quanti visitatori si aspetta?
Trenta-40mila, ma con le attività collaterali anche 100mila.