Trieste: Equitalia pignora gli affitti dovuti all’Ezit
TRIESTE Sonnacchioso per oltre trent’anni, pigro cliente di Cassazione e di innumerevoli gradi di giudizio tributario, il contenzioso tra Ezit e Agenzia delle entrate ha improvvisamente accelerato il suo bioritmo. Nei giorni scorsi 23 affittuari dell’ente hanno ricevuto da Equitalia Nord un atto di pignoramento di crediti verso terzi, per cui, invece di versare le pigioni all’Ezit, dovranno provvedere al pagamento presso gli sportelli di quello che il burocratese d’uso definisce l’agente della riscossione.
Ovvero Equitalia Nord medesima. Insomma, l’apparato fiscale è entrato in azione per ottenere soddisfazione dalla cartella di 8,2 milioni, notificata all’Ezit il 2 ottobre dello scorso anno, comprensiva di interessi di mora per circa 105 mila euro e di compensi di riscossione coattiva per quasi 613 mila euro. Il debito complessivo ammonta, comunque, a 9,2 milioni.
Una vertenza pluridecennale, basata sul convincimento maturato da parte degli organi tributari, che Ezit non abbia pagato le imposte sulle plusvalenze incassate dalla vendita di immobili.
Considerando che tra aziende e inquilini l’Ezit gestisce oltre duecento posizioni, i 23 atti notificati rappresentano circa il 10% degli affittuari. L’atto riporta in premessa il debito dovuto da Ezit, ricorda che i termini per il pagamento «sono inutilmente decorsi», di conseguenza ordina al ricevente di pagare la somma di competenza entro 60 giorni dalla notifica.
Poichè Ezit percepisce gran parte dei proventi dalle attività immobiliari di vendita e/o di affitto dei suoi cespiti, il pignoramento dei canoni rischia di creare ulteriori problemi di liquidità a un ente che già vive una situazione finanziaria all’insegna della precarietà. Il presidente Stefano Zuban ha convocato per mercoledì 30 settembre alle 17,30 il consiglio di amministrazione, per tentare di comprendere quali possano essere gli esiti di questa slavina fiscale.
Zuban sembra ispirarsi al motto evangelico di Matteo: oportet ut scandala eveniant. «Quanto sta accadendo - dice il presidente - riuscirà finalmente a far capire ai politici l’eccezionalità della vicenda. Gli atti notificati rientrano nei doveri d’ufficio, non cambia la sostanza delle cose in quanto la situazione era molto grave prima e resta molto grave adesso». Perchè Zuban è convinto che solo un intervento legislativo, contenuto all’interno della Legge di Stabilità, riuscirà a bloccare il tritacarne fiscale nel quale Ezit è stato risucchiato.
«La cartella esattoriale - riprende - è la classica punta dell’iceberg, perchè prende in considerazione solo alcune annate (1981, 1982, 1999, 2000, 2001, 2002). Se noi proiettassimo criteri e calcoli adottati dall’Agenzia delle Entrate sull’intera vita dell’Ezit, potremmo arrivare a una pretesa di 250 milioni di euro, il doppio del nostro patrimonio netto. E’una situazione kafkiana, che rischia di compromettere l’attività istituzionale dell’Ezit e che deve essere sanata da un provvedimento normativo».
Il martellamento tributario è diventato tambureggiante da un anno a questa parte, al punto che nello scorso marzo la Regione Fvg aveva bloccato il preventivo dell’Ezit per poi approvarlo - una volta modificato - il 10 luglio con una lunga raffica di prescrizioni. La maxi-cartella esattoriale, come si accennava, principia dalla pretesa dell’amministrazione finanziaria di tassare i guadagni realizzati dall’Ezit nelle vendite immobiliari.
L’Ezit si è sempre opposto a tale richiesta, richiamando la propria specificità genetica (l’Ordine 66 del Gma con relativa esenzione da qualsiasi imposta) recepita poi dall’ordinamento italiano sotto forma di “ente pubblico non economico”, soggetto alle regole della contabilità statale. La Cassazione, a più riprese investita della questione, l’ha sostanzialmente rimandata al mittente, avendo deciso che la materia era di competenza della Commissione regionale tributaria. Alla fine nessuno ha deciso alcunchè e l’Agenzia delle Entrate ha iscritto a ruolo le imposte accertate. E adesso l’atto numero “11420140004445369000” notificato il 2 ottobre 2014 costringe la politica regionale e nazionale a fare pesanti conti con un passato tributario che non ha alcuna voglia di passare.
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