Trieste entra nella top ten delle città italiane amanti dei libri

Ecco titoli preferiti e “manie” dei lettori. I dati di Amazon oltre ai pareri di venditori, docenti e nomi della cultura
Un cliente sfoglia con attenzione un volume alla Lovat: crescono le vendite di libri online, ma sono ancora tanti i triestini che preferiscono sceglierli e acquistarli nella “classica” libreria
Un cliente sfoglia con attenzione un volume alla Lovat: crescono le vendite di libri online, ma sono ancora tanti i triestini che preferiscono sceglierli e acquistarli nella “classica” libreria

TRIESTE Un fiorire di biblioteche, librerie, festival e progetti letterari, autori e case editrici locali che danno una grande spinta alla lettura cittadina. Insomma, non pare un caso che Trieste, quest’anno, sia entrata nella Top 10 delle città italiane che acquistano più libri, piazzandosi in decima posizione.

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La classifica è stata appena stilata da Amazon.it, sulla base di titoli in formato cartaceo e digitale ordinati durante l’ultimo anno nei maggiori centri urbani italiani. Il primo posto è stato assegnato a Milano, seguita da Roma e Torino.

«In generale, e lavoro qui da dieci anni, posso dire che Trieste ha molti lettori – commenta Raffaella Fort della libreria Lovat di Trieste –. Sono spesso gli stessi autori a farci notare che il pubblico delle presentazioni è più ampio che in altre città. Anche l’andamento delle vendite è buono e la libreria è molto frequentata. Dopo la riapertura di giugno, i clienti dicono spesso di non voler acquistare online, forse dopo aver fatto una riflessione personale sul valore della libreria».

Come accade altrove però, anche a Trieste si registra un periodo di stasi nella fase dell’adolescenza. «A volte arrivano i genitori sconsolati perché i figli “hanno smesso di leggere” – continua la libraia – ma io non dispererei perché spesso, qualche anno dopo, c’è una ripresa dell’interesse».

Non mancano poi i lettori anziani che si appassionano spesso a saggi complessi o scientifici. «Sono molti i signori di una certa età che arrivano in cima alle scale della libreria, muniti di mascherina e bastone, e che prima di arrivare si informano, leggono le recensioni e vengono qui con il ritaglio del giornale in mano», aggiunge Fort.

Un andamento positivo confermato da Tommaso Contessi della libreria Minerva. «In questo periodo stiamo recuperando la mancata apertura – commenta –. Tra i titoli che vanno per la maggiore tra i triestini c’è molto di locale, grazie alla presenza di numerosi autori e case editrici. In questo periodo Camilleri la fa da padrone, assieme a “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valérie Perrine, “Fiore di Roccia” di Ilaria Tuti, “Borderless” di Veit Heinichen, “Il veliero sul tetto” di Paolo Rumiz, “Il colibrì” di Sandro Veronesi e “A proposito di niente”, l’autobiografia di Woody Allen».

Anche Contessi nota qualche criticità nel periodo delle scuole secondarie: «Si vendono molti libri per bambini, meno per i ragazzi più grandi. Anche se poi, se hanno delle buone basi, col tempo tornano in libreria».

Veronica Ujcich, maestra di scuola primaria, scrittrice, responsabile del servizio Biblioteche e sistema lettura dell’Istituto comprensivo Dante Alighieri, non è stupita dalla decima posizione di Trieste: «Rispetto ad altre città italiane c’è abbondanza di librerie, biblioteche diffuse e progetti nelle scuole che però vanno scemando nella scuola secondaria».

Le pratiche educative utilizzate negli ultimi decenni hanno fatto sicuramente la differenza. «In passato ci sono stati tanti errori – continua Ujcich – tentando di avvicinare i bambini alla lettura, sia in Italia che all’estero. Per anni si è cercato di costringerli alla lettura, come se fosse una minestra obbligatoria da buttare giù. Ora, invece, si cerca di avvicinarli gradualmente e fin da subito. Prima della lettura vengono il racconto, l’ascolto e la lettura condivisa, poi quella in autonomia. Tanti scrittori raccontano di aver avuto in famiglia proprio dei formidabili narratori». Inoltre, «più della qualità del libro conta il rapporto affettivo con la persona che lo propone», che sia un insegnante, un parente o un amico.

Tra le forti lettrici triestine c’è l’attrice Ariella Reggio: «Leggo tanto, teatro naturalmente, per necessità, ma mi piacciono anche le poesie e ho letto ultimamente “Lyduska” di Anna Cecchini di MGS Press, che racconta una vita vissuta intensamente tra i confini. Ultimamente mi hanno consigliato il romanzo “Gli aquiloni” di Romain Gary, autore che già conoscevo. Lo leggerò. Non so se Trieste sia una città di lettori, ma dalla classifica direi di sì». Reggio confessa di leggere sull’iPad, anche se predilige la carta.

«Trieste ha solo apparentemente questa figura leggera – osserva infine lo scrittore Pino Roveredo –. C’è un gruppo molto forte che ama il teatro e la letteratura. Me ne accorgo nelle presentazioni dei libri, quando vedo, oltre ai soliti amici, sempre gente nuova che ha piacere di comunicare, senza grandi riguardi. Ho girato e giro spesso l’Italia e vedo che a Trieste c’è questa tendenza. Qui, poi, abbiamo ottimi docenti che sanno avvicinare i ragazzi alla lettura senza costringerli, invitando a scuola gli autori che raccontano la loro storia. Questo fa sì che i ragazzi siano più interessati». «Spesso – aggiunge Roveredo – gli studenti mi fermano per strada dicendomi che hanno letto un mio libro, consigliati dai professori. A loro lo dico sempre: mi sono salvato, anche in carcere, grazie alla lettura e alla scrittura». —




 

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