Trieste, Elettra a rischio vendita e smantellamento

Centrale elettrica nel mirino di un’azienda britannica interessata a comprare turbina e generatore. In pericolo 24 posti di lavoro
La centrale Elettra all'interno del comprensorio di Servola
La centrale Elettra all'interno del comprensorio di Servola

TRIESTE Un nuovo spettro agita il futuro dell’intero complesso siderurgico di Servola: la centrale elettrica Elettra che fornisce energia a prezzo fortemente scontato alla Ferriera rischia di venire smantellata per essere venduta in Inghilterra. Nelle trattative per il suo acquisto da parte del Gruppo Arvedi, che secondo fonti ufficiose non sarebbero mai decollate, si è inserita infatti un’azienda britannica, pronta invece a quanto sembra, a sborsare cifre non indifferenti per portarsi nel Regno Unito in particolare la turbina a vapore con il generatore. Se accadrà questo, non soltanto dal primo gennaio 2016, una volta cioé scaduto l’attuale accordo commerciale con Arvedi che ha valore fino al 31 dicembre, i 24 dipendenti di Elettra finiranno sulla strada senza poter nemmeno accedere agli ammortizzatori sociali, ma l’intero ciclo integrato a Servola andrebbe in tilt rendendo antieconomica per Siderurgica Triestina la prosecuzione dell’attività dell’intera area a caldo.

Il grido di allarme viene lanciato da Michele Piga, segretario provinciale Filctem, il sindacato elettrici della Cgil. «All’inizio della settimana prossima - annuncia - terrò un’assemblea in azienda nel corso delle quale i lavoratori decideranno una serie di iniziative di mobilitazione, ma fin d’ora intendo lanciare un appello alle istituzioni perché si adoperino affinché la trattativa con Arvedi vada in porto, gli impianti di Elettra rimangano a Trieste e non prendano la strada per l’Inghilterra come vorrebbero invece le voci che si stanno facendo sempre più consistenti e allarmanti». Elettra group, con sede legale a Milano e la proprietà di due centrali, una a Trieste e una a Piombino, era controllato dal fondo inglese con investimenti ratificati in tutto il mondo, Alix partners, ma nel corso degli ultimi anni aveva accumulato debiti ingenti esponendosi in modo grave nei confronti di un pool di cinque istituti di credito di cui tre esteri, con capofila il Banco di Bilbao. Proprio a causa della sua situazione debitoria è stato avviato alla procedura concorsuale e mentre la centrale di Piombino è stata chiusa, quella di Trieste è stata messa in vendita.

Ferriera, in bilico la sorte della centrale Elettra
La Ferriera di Servola

Il sindacato ha un’opinione inequivocabile sul futuro di Elettra fin dai tempi di Lucchini. «Se è vero che la centrale non può proseguire senza la Ferriera - ha ripetuto più volte Piga - è ancor più assodato che senza Elettra la Ferriera, che da essa ottiene direttamente l’energia elettrica con un risparmio di spesa del 20-30%, è finita. Oltretutto, il fatto di produrre energia con gas di risulta, fa rientrare questa azienda nell’ambito della green economy». E anche ieri ha ribadito come alcuni anni fa siano stati fatti una serie di interventi che hanno consentito una riduzione di un’ulteriore 10 per cento delle emissioni «facendo sì che la centrale rispetti tutti i parametri ambientali. Qualsiasi ipotesi alternativa di approvvigionamento energetico per la Ferriera - aggiunge - peggiorebbe la situazione anche dal punto di vista delle ricadute sull’ambiente».

Un primo campanello d’allarme per Elettra era risuonato già nel gennaio scorso allorché a Cremona il cavalier Giovanni Arvedi, presidente del Gruppo, aveva rilevato: «È una centrale da 170 megawatt, ma a noi ne bastano 20 o 30. Ho localizzato in Germania due o tre turbine inutilizzate: le farò recuperare e trasferire a Trieste». Dichiarazioni che da parte sindacale però erano state prese più come una boutade, che non come un imminente pericolo. «Non bastano due turbine meno potenti - era stata la replica - c’è bisogno anche di caldaie, generatori, compressori, alternatori e strutture complementari. Per rinunciare a Elettra, si tratterebbe di dover costruire una centrale ex novo». Per l’acquisto la distanza tra le parti però sarebbe ancora rilevante, mentre l’azienda inglese sarebbe facendo pressing ed è interesse specifico delle banche incassare subito: da qui il nuovo appello di intervento alle istituzioni.

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