«Trieste è una città sicura, ma armo i vigili»
TRIESTE «Per prima cosa vi annuncio che domani abbatto un albero». Il sindaco Roberto Dipiazza esordisce al forum di fine anno nella sede del Piccolo con una battuta, esorcizza così il suo rapporto d’amore-odio con i media. Il primo cittadino gigioneggia, annuncia un 2019 «esaltante» per la città e aggira sinuoso le domande cui non ritiene sia il caso di rispondere. Dal porto alle opere pubbliche, dalla Ferriera al Salone degli incanti, senza tralasciare Alma e Unione, la conversazione spazia a 360 gradi su Trieste. E sull’immagine che dà di sè all’esterno.
Dipiazza, secondo lei Trieste è una città sicura?
Sono sindaco da 17 anni e non ho mai avuto la scorta. Zanonato a Padova girava con la scorta, Chiamparino a Torino pure. Io no. Questo la dice lunga sulla qualità della vita. Qui non abbiamo i problemi che hanno le altre città. Un mio amico notaio è andato davanti al Quirinale, ha sentito qualcuno che gli urtava il braccio e poi si è accorto che gli era sparito il Rolex. Quando siamo stati a Buenos Aires lui (e indica il capo di gabinetto Vittorio Sgueglia Della Marra, seduto a fianco, ndr) aveva la pistola puntata qua alla gola. Qui queste cose non accadono. Secondo me Trieste è una città sicura.
Ma se è sicura perché armare i vigili armati? Tra pistole e spray al peperoncino sui media nazionali diamo l’impressione di essere sotto assedio. Non è una contraddizione?
Quelli sono i cavalli di battaglia della Lega. Si sa, i partiti hanno le loro agende. Ai tempi di Cosolini, Sossi portava avanti i discorsi dell’estrema sinistra. Oggi c’è la Lega che cavalca l’insicurezza dei cittadini, la paura. la diffidenza verso i migranti. A me, sia chiaro, non danno fastidio, anche se penso che quei ragazzi che vedevamo in piazza Libertà forse era meglio trattenerli in un luogo diverso, piuttosto che lasciarli liberi per la città con la gente che li vedeva con i telefonini. Di sicuro, l’accoglienza diffusa fatta dalla sinistra non ha dato risultati. E ora la Lega porta avanti una politica che sta pagando in termini di voti, il governo è arrivato al 60% nei sondaggi.
Ma quindi armi e spray al peperoncino sono frutto di propaganda e non rispondono ai bisogni reali della città?
No, un attimo. Le armi servono per far uscire i vigili di notte. Nei miei primi due mandati non li ho mai armati, ma non possiamo più lasciare che siano la polizia e i carabinieri a fare i rilievi dei tamponamenti notturni. Poi dirò anche un’altra cosa: io un’arma a casa ce l’ho, perché vivo isolato in mezzo a un bosco e sono anche un cacciatore. Allo stesso modo se mando un vigile alle tre di notte in Porto vecchio con la nebbia, ha senso che sia armato. I tempi sono cambiati. Ricordo poi che non armiamo tutti: la pistola ce l’avranno in 80-100 agenti, quelli per fare le pattuglie notturne. Come avviene nell’87% dei Comuni italiani Mica nel 2%.
Capitolo opere pubbliche. Quali sono le cose concrete, e non quindi i progetti teorici, che cambieranno l’anno prossimo?
Ho una lista lunga così (ed estrae dalla tasca un foglietto zeppo di appunti, ndr). Abbiamo chiuso la gara sulla rotatoria di Barcola, l’aggiudicazione partirà in 30-60 giorni. Lunedì ci sarà un nuovo incontro per il punto franco nell’area della Wartsila. Per lo stadio Rocco tutto è appaltato. È arrivato il benestare della Regione sull’area della Fiera. L’urbanizzazione di Porto vecchio è ormai avviata, gli indirizzi di variante saranno la prima delibera del nuovo anno. Il porto va alla grande, basta vedere il lavoro che abbiamo fatto assieme per l’area Ezit. Nel 2019 la città farà un salto di qualità incredibile.
E la galleria di Montebello?
Masoli e compagni, in senso non bolscevico, hanno vinto la gara e stanno facendo il progetto. Ora stiamo facendo un’altra gara per validarlo. Entro marzo-aprile sarà presentato il progetto esecutivo. Luglio, agosto o settembre che sia poco importa, purché parta. L’importante è che sia entro l’anno. Poi basta un ricorso al Tar per ritardare tutto. Ecco perché abbiamo fatto il project financing per il centro congressi di Esof2020, altrimenti rischiava di diventare Esof2023.
Il Magazzino 26 è destinato a diventare un ruolo museale sempre più importante. Il Salone degli Incanti manterrà il suo ruolo espositivo?
Una volta che il 26 sarà a regime penso che l’ex Pescheria si possa dare ai privati. Loro hanno l’elasticità per decidere di interrompere una mostra dopo due settimane, se non va, e sostituirla. Il Comune questo non lo può fare.
Tempi sul 26?
L’Immaginario scientifico dovrà entrare presto. Poi è difficile dire, ma in un paio d’anni ci entreranno diverse cose.
È sempre convinto di abbattere la Tripcovich?
Sono convinto di rifare piazza Libertà che è la porta di casa mia. Badate bene, non ho detto nulla sull’abbattimento della Tripcovich.
Il minimarket al posto del bar Audace. Da cittadino, prima ancora che da sindaco, non pensa che piazza Unità vada trattata come un gioiellino?
Non è un market, è un negozio di 110 metri quadrati. Sarete stupiti quando aprirà. Fatto sta che le regole son queste: se domattina un turco compra il Caffè degli Specchi per farci un kebab può farlo. Il Comune può impedirlo? No, è la globalizzazione. E poi in piazza Unità è sempre cambiata. Una volta c’era il “Piccolo Mondo”, un posto straordinario, l’Audace ha cambiato cinque gestioni... Secondo me sarà un bel negozio.
Sul Parco del Mare che posizione ha? Un po’ aiuta Paoletti, un po’ no.
Ai tempi il mio amico Ravidà (l’ex assessore alle Finanze, ndr) disse che finanziariamente l’idea del Parco del Mare non stava in piedi. Ma Paoletti si è ostinato a portarlo avanti. Gli ho mollato dietro Giorgio Rossi per sei mesi per convincerlo a portarlo in Porto vecchio, ma lui vuole farlo alla Lanterna. Allora gli ho fatto la variante e siamo a posto, porti avanti la sua idea. Io non posso cambiare la testa della gente. E comunque va detto che un potenziale c’è. Io ho visitato tanti acquari: Lisbona, Valencia, Genova. A Lisbona grattavo la pancia alle lontre di mare, cose simpatiche che piacciono ai bambini. Potrebbe essere un’idea.
Prospettive sulla Ferriera?
Il M5S mi ha fatto una diffida per farmela chiudere. L’AsuTs mi ha risposto però che non ci sono gli estremi. Se la chiudo mi fanno causa per 250 milioni, altrimenti l’avrei già fatto. Ma ci sono delle operazioni che stanno andando avanti con l’Autorità portuale, l’obiettivo non cambia.
Il porto?
Ottiene risultati strabilianti e con Zeno D’Agostino si lavora alla grande. Ma non vanno dimenticati i due uomini-macchina, Santi Terranova e Mario Sommariva, che non a caso sono i protagonisti della nuova Ezit.
Toglierebbe di nuovo lo striscione di Regeni?
È stata la prima pagina del giornale a irritarmi e a farmelo togliere.
Si è pentito?
No. La mia posizione è che bisogna conoscere bene le questioni. Li c’è in ballo Eni, gli interessi inglesi e francesi. Sventolare la bandierina in questo contesto serve a poco, si finisce come quelli che avevano la bandiera della pace. Il Paese ha problemi molto più importanti da risolvere.
Il caso Bucci?
Ho tagliato la testa alle polemiche nominando subito un nuovo assessore. Ricordiamo poi che manca ancora l’ultimo grado di giudizio.
Passiamo alla cultura. È vero che preparate qualcosa per il centenario della spedizione di D’Annunzio a Fiume? E con chi?
Giordano Bruno Guerri mi ha invitato al Vittoriale. Hanno 40 mila foto inedita da sviluppare. Sarebbe un’idea portare a Trieste una mostra, magari con l’aereo del volo su Vienna al Salone degli Incanti. Inoltre D’Annunzio era contro Mussolini, ci sono anche delle considerazioni storiche da fare su quei fatti.
Politica nazionale. Cosa pensa del reddito di cittadinanza?
Sono contrario all’assistenzialismo. Sono sempre stato per il lavoro. Gli impieghi ci sono, bisogna però spiegare alla gente che si deve esser pronti a fare dei sacrifici. Io ho iniziato a lavorare per 1600 lire alla settimana.
Cosa pensa della manovra?
Son contrario a far debito ma può essere che abbiano ragione. Trump ha fatto debiti pazzeschi ma l’economia Usa marcia. Solo il futuro ci dirà se hanno fatto la mossa giusta o ci hanno precipitato ancora nell’abisso.
Si candida alle europee?
Non l’ho mai detto e nessuno me l’ha mai chiesto.
Qualche anno fa, però, l’ha fatto?
Sì, ma era un modo per rimettermi sulla piazza in vista della candidatura a sindaco.
Meglio Serracchiani o Fedriga?
Con Serracchiani ci siamo divertiti molto e abbiamo scherzato. Fedriga lo conosco da tantissimo tempo.
Ora lo sport. Il presidente dell’Alma Scavone auspica una città più partecipe. Era una critica?
Il tessuto imprenditoriale del territorio è quello che è. Tolti i grandi nomi noti non restano tanti potenziali investitori. Ma non sono preoccupato per l’Alma, la società va benissimo, basta guardare i bilanci.
La Triestina cosa può aspettarsi?
Abbiamo messo sei milioni sullo stadio, tanto per cominciare. Poi ho dato il Grezar fino a febbraio per gli allenamenti. Poi bisognerà fare i lavori, ma alla fine la struttura sarà dell’Unione, che si allenerà lì.
Torniamo alla città nel suo insieme. Negli anni il tessuto commerciale si è molto impoverito, ci sono ragioni di preoccupazione. Che futuro vede?
Fra il porto, l’Ezit, il Porto vecchio, Campo Marzio, io penso che la città entrerà in una fase di espansione simile a quella che le diede Maria Teresa D’Austria. Arriverà molta gente da fuori a vivere qui, proprio come successe allora. In Porto nuovo stanno per arrivare grosse novità dall’Europa orientale e dalla Cina, pare. Se gira l’economia ne beneficia anche la cultura. Insomma, le condizioni di oggi qualche anno fa sarebbero state considerate utopiche. È una buona premessa.
Ha dei rimpianti?
Tante volte uno avrebbe voluto agire diversamente. Quando ho iniziato a fare il sindaco non sapevo neanche la differenza fra giunta e consiglio. Che posso dire? Meglio rimorsi che rimpianti. —
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