Trieste e l’oro nero «Nuove chance in vista e siamo al posto giusto»
Trieste come possibile cerniera dell’Europa con i paesi produttori di energia, nonché con il Medio oriente arabo, turco e iranico, grazie al petrolio. È la prospettiva condivisa ieri dai relatori del convegno “Le vie del petrolio: Arabia - Trieste - Europa Centrale”, svoltosi nella sala Piccola Fenice di via San Francesco. L’evento era organizzato dal LimesClub di Trieste, in collaborazione con il centro Veritas e la libreria Einaudi, in occasione della pubblicazione dell’ultimo numero della rivista Limes, dedicato all’Arabia. A confrontarsi, sotto la moderazione del direttore del centro Veritas padre Luciano Larivera, c’erano Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale, Alessio Lilli, general manager di Tal, presidente e ad della Siot, e Diego Lazzarin, engineered product manager della Saipem-Sonsub.
Il presidente D'Agostino ha rivendicato il ruolo del petrolio nel sistema portuale triestino: «Il settore dei porti in Italia tende a considerare il petrolio un prodotto di seconda categoria. Ma quando il governatore della Baviera è venuto a visitare Trieste, mi ha fatto capire che è grazie all’oleodotto transalpino se quel Land non è più una regione contadina ma una delle più importanti realtà industriali del mondo. Oggi quando presento i dati di Trieste parlo con orgoglio del peso del petrolio».
D’Agostino ha sottolineato come la prospettiva adottata 50 anni fa dai fondatori dell’oleodotto sia quella di cui Trieste ha bisogno oggi: «Mezzo secolo fa qualcuno ha pensato che da qui si potesse portare l’energia per rifornire il cuore economico dell’Europa. Oggi siamo abituati a pensare in tempi rapidissimi, illusione cui contribuisce la tecnologia, ma i tempi in cui bisogna pensare nel presente sono quelli medi e lunghi: cinque, dieci, cinquant’anni». In quest’ottica il porto di Trieste avrà un ruolo anche geopolitico: «I nostri operatori del settore petrolifero e quelli turchi hanno un rapporto privilegiato con fette del mondo islamico che oggi sembrano sbarrate ma che in futuro potrebbero non esserlo più. In questo momento storico Trieste è, tanto per cambiare, al posto giusto. Un’occasione che non perderemo se ci rifletteremo con calma». Lilli ha poi dichiarato: «Sentiamo la responsabilità di essere il primo operatore di Trieste. Continuando a portare ogni anno 41, 42, 45 milioni di tonnellate di petrolio nell’Europa centrale, mi auguro che la nostra percentuale nel traffico complessivo del porto diminuisca. Ciò vorrebbe dire che il sistema Porto-Città-Regione sta funzionando». Secondo Lilli ciò sta avvenendo: «Tempo fa una linea ferroviaria come la Trieste-Kiel sarebbe stata impensabile». Anche l’esponente di Tal e Siot ha sottolineato la lungimiranza del progetto: «Uno degli elementi vincenti fu l’internazionalità, fin dall’inizio il gruppo Tal ha lavorato con maestranze e tecnici di Germania, Italia ed Austria. Oggi lavorano nel gruppo persone da sei differenti nazionalità: abbiamo dipendenti anche da Slovenia, Croazia e Ucraina».
Forte la ripercussione sul sistema economico locale: «In Italia abbiamo tra i 115 e i 120 dipendenti, un numero abbastanza stabile. L’indotto poggia su aziende soprattutto regionali: circa 500 fornitori per circa 1000 persone». Inoltre, ha aggiunto, ogni petroliera lascia circa 70mila euro in città: «L’anno scorso abbiamo fatto circa 500 petroliere, portando quindi circa 35 milioni di euro per il territorio. Tra investimenti e manutenzioni della struttura spendiamo ogni anno più di 30 milioni di euro». Lazzarin ha parlato poi del piano di Saipem-Sonsub di creare un centro di eccellenza della robotica subacquea in Porto vecchio: «Vogliamo avere un punto di eccellenza e una sorta di accademia di formazione - ha spiegato -. Per farlo servono navi, qui ci sono facoltà di ingegneria navale e cantieri, nonché di robot che sostituiscono l'uomo. In futuro poi servirà l’industria 4.0.».
Sonsub, che sviluppa innovazione e tecnologia applicata per il gruppo Saipem, innesterà qui «una parte della nostra capacità operativa e di formazione». Un cammino già iniziato: Sonsub ha costruito a Trieste uno strumento che serve a “tappare” un pozzo petrolifero subacqueo. Operazione complicatissima per cui i giganti petroliferi hanno indetto un concorso vinto da Sonsub. «Noi quell’oggetto l’abbiamo costruito e lo terremo a Trieste, pronto a intervenire in ogni parte del mondo», ha detto Lazzarin: «Un domani potremmo fare del nostro spazio in Porto vecchio un punto di pronto intervento per tutto il Mediterraneo».
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