Trieste: e lo squalo bianco perse le pinne

Scempio durante il trasloco in via Cumano del Museo di storia naturale. Dolce: «Tagliate a mia insaputa perché non passava dalla finestra»
Silvano Trieste 15/04/2010 Museo Storia Naturale, Cominciano operazioni di trasferimento, del grande squalo bianco imbalsamato
Silvano Trieste 15/04/2010 Museo Storia Naturale, Cominciano operazioni di trasferimento, del grande squalo bianco imbalsamato

Lo squalo ha perso le pinne nel trasloco del 14 aprile 2010. Era entrato intero nel 1906 a palazzo Biserini ed è uscito mutilato cent’anni dopo. Lo scempio è venuto a galla a quasi due anni di distanza dal trasloco per prezioso e unico esemplare del museo di Storia Naturale di Trieste. «A proposito del trasloco dello squalo bianco che vedo nella foto. In quel periodo ero assente per convalescenza. Sono stato messo al corrente la sera prima e, quella mattina mi sono precipitato (claudicante) in Piazza Hortis. Sono rabbrividito: all'esemplare erano state tagliate le pinne per farlo passare dalla finestra. E pensare che con i miei collaboratori avevo studiato un modo per non rovinare quello che è lo squalo bianco più grande tra quelli conservati nei musei d'Europa. Facile immaginare chi aveva dato quegli ordini...». Sergio Dolce regala a Facebook un’altra agghiacciante sul trasloco del museo. Nelle cronache dell’epoca si parla «di pinne laterali precedentemente tolte» come se si trattasse di accessori smontabili. L’attuale direttore del Museo di Storia Naturale, Nicola Bressi, all’epoca conservatore conferma: «Anch’io ero assente. Era impegnato a un convegno sulle zone umide». Neppure lui ha condiviso l’evirazione delle pinne. «È come tagliare i piedi ai bronzi di Riace per farli passare da una porta» racconta. L’esempio forse è eccessivo, ma rende l’idea di quello che è successo al più grande squalo bianco d’Europa (5 metri e 20 centimetri di lunghezza e 300 chilogrammi di peso), secondo al mondo solo a quello del museo di San Paolo in Brasile.

Lo squalo bianco (a cui il nuovo direttore del museo punta a dare un nome, che sarà di donna, visto che si tratta di un esemplare femmina) è ora in fase di restauro prima di poter essere esposto in una delle sale dell’ex dormitorio della Caserma Duca delle Puglie di via Cumano, ingresso via dei Tominz. E comunque il pezzo più importante del Museo di Storia Naturale dopo il dinosauro Antonio arrivato pochi anni fa dal Villaggio del Pescatore. Lo squalo bianco fu catturato il 20 maggio del 1906 nel Quarnero e fu imbalsamato a Trieste all’interno di Palazzo Biserini dove è entrato con le pinne (ma senza occhiali e fucile). «La pelle dell’animale fu montata - spiega Dolce - su una sagoma di legno e gesso». Quasi la chiglia di una barca. «È stata sicuramente realizzata da dei maestri d’ascia» aggiunge Bressi. La struttura sarà probabilmente sostituita da una in vetroresina, meno soggetti agli sbalzi climatici. Un risarcimento dopo la defenestrazione di piazza Hortis che gli è costata le pinne. «Il trasloco dello squalo è stato effettuato gratuitamente dalla cooperativa Arianna» precisò allora il superdirettore dell’Area Cultura Adriano Dugulin. Una magra consolazione. Gratuito, si spera, anche il taglio delle pinne. (fa.do.)

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