Trieste e le meridianeTrecento anni di tradizione

Dal Colle di San Giusto alla palazzina dell’Orto Botanico: sono una quindicina. Un fenomeno che risale al '700
TRIESTE
- L’interesse per le meridiane si riaccende. A riaccenderlo il progetto di ripavimentazione di piazza della Borsa, che prevede di proiettare su tutta la piazza il prolungamento della meridiana ospitata nell’atrio della Camera di commercio. Una rinata attenzione verso gli orologi solari che, alzando lo sguardo, non sono coì poche. Trieste ospita una quindicina di meridiane, tra orologi su parete ed esemplari portatili, su edifici sia pubblici che privati: per secoli questi oggetti, oltre allo scorrere delle ore, hanno scandito alcuni dei momenti più importanti della storia cittadina.


"Gli orologi solari sono rimasti in uso a lungo anche dopo l’avvento dell’orologio meccanico – spiega l’ingegner Paolo Alberi Auber, ideatore del progetto di piazza della Borsa ed esperto delle meridiane cittadine – Erano necessari per ricalibrare le inevitabili imperfezioni di quelli meccanici".


L’uso delle meridiane a scopi tecnici e di navigazione a Trieste risale probabilmente al ‘700, e oggi gli esemplari sopravvissuti sugli edifici pubblici hanno tutti una storia da raccontare: "Trieste non ha il numero di meridiane che possono vantare regioni come il Piemonte – dice Alberi Auber – ma hanno spesso una storia interessante". Proprio per questo non di rado sono oggetto di interventi di recupero e restauro, come nel caso della curiosa meridiana doppia che campeggia sulle mura del Museo del mare.


"È stata rifatta nel settembre 2009 – racconta l’ingegnere – e ricalca quella che, secondo un’antica stampa, stava sulla parete del vecchio arsenale di Trieste, oggi Museo del mare". In origine la meridiana era collocata su un edificio gemello che affiancava il Museo ma che fu distrutto dagli angloamericani: nel 2009 si decise di recuperarla ricalcando il disegno presente sulla stampa e dandole la posizione attuale. "In realtà sono due meridiane adiacenti – spiega Alberi Auber – che segnano l’una l’ora astronomica e l’altra l’ora italica". L’ora italica era l’antico sistema orario che segnava l’inizio delle 24 ore a partire dal tramonto, e che a Trieste fu sostituito con la nostra ora astronomica nel lontano 1747: la meridiana del vecchio arsenale risale probabilmente ai tempi in cui i triestini settecenteschi ancora non avevano fatto il callo al nuovo sistema.


Un’altra meridiana d’epoca (1851) campeggiava nel cortile dell’ospedale Maggiore, ma a causa dei lavori in corso per il rinnovo del parco non è attualmente visibile. "Speriamo che non venga rimossa durante i lavori – si augurano gli infermieri mentre trascorrono la pausa caffé nel giardino dell’ospedale – ci si poteva ancora regolare l’orologio". La meridiana del Maggiore riportava un motto particolarmente appropriato: “Brevi nel gioir lunghe nel soffrir”, riferito appunto alle ore.


Molto conosciuta è anche la meridiana del colle di San Giusto, collocata sul muro del ricreatorio comunale femminile “Enrico Toti”, poco distante dalla cattedrale: "Fu realizzata nel 1920 da Alberto D’Albertis, ricchissimo discendente di una famiglia di cotonieri genovesi – spiega Alberi Auber - D’Albertis era un uomo che coltivava le più diverse passioni, tra queste aveva l’hobby degli orologi solari". Fervente patriota, il D’Albertis dopo la Grande Guerra fece collocare due identiche meridiane commemorative sui castelli delle città che avevano spinto l’Italia a entrare in guerra: una a Trento e l’altra a Trieste. È proprio quest’ultima che ancora si può ammirare, grazie anche a un restauro effettuato nel 2002.


Ma non sono rare come si potrebbe pensare nemmeno le meridiane contemporanee, collocate su edifici pubblici e privati a scopo decorativo, come quella di via Marchesetti: "Una volta l’orologio solare che sta sulla parete della palazzina dei servizi dei Musei scientifici triestini era puramente ornamentale, – ricorda l’ingegnere – fino a quando, con il Comune, abbiamo provveduto a trasformarlo in una meridiana vera e propria". L’orologio è di realizzazione recente, sebbene il motto riportato sia “El sol magna le ore – anno Domini 1861”.


Esistono d’altro canto anche testimonianze di meridiane antichissime: "I civici musei custodiscono una particolarissima meridiana romana – dice Alberi Auber – di un tipo molto diffuso nell’area alto-adriatica e praticamente assente nel resto del mondo romano". Come dimostra la storia singolare della meridiana della Camera di commercio, gli orologi solari di Trieste non sono soltanto un modo per misurare lo scorrere del tempo, ma anche per ripercorrere a ritroso i passi della storia cittadina.

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