«Trieste e la cabinovia. La modernità va cercata altrove»

Il ministro Salvini rilancia l’infrastruttura, ma la città ha ben altre priorità

Diego Marani
Uno dei rendering della cabinovia in Porto Vecchio
Uno dei rendering della cabinovia in Porto Vecchio

Il ministro Salvini si fa dunque patrono dell’ovovia triestina e la ripesca dal binario morto su cui sembrava finita, promettendone il finanziamento per farne un traguardo della sua politica di innovazione tecnologica. «Mi hanno votato per ammodernare il paese e questo devo fare», ha affermato il ministro nella sua trasferta triestina.

Salvini blinda la cabinovia. Dalla ferrovia a Porto Vecchio: ecco di cosa ha parlato il ministro a Trieste
La tappa triestina del tour nazionale “L’Italia dei Sì”, promosso dal ministero guidato da Matteo Salvini. Foto Andrea Lasorte

A dire il vero Trieste avrebbe bisogno di ben altro che un’ovovia per essere una città moderna. Avrebbe bisogno innanzitutto di essere liberata dall’assedio delle automobili, non solo con la costruzione di indispensabili parcheggi, ma anche con una politica di allontanamento delle auto dal centro e una riduzione della velocità lungo le Rive. Trieste è letteralmente soffocata dalle automobili e paralizzata dalla mancanza di parcheggi. Tutte le città costiere davvero moderne hanno liberato il loro fronte mare dal traffico, lo hanno deviato o notevolmente ridotto. Basta pensare a Nizza o a Cannes con le loro promenade e perfino a Marsiglia dove ormai sulla Corniche, grande strada litoranea, si deve rispettare il limite dei 30 orari, nella prospettiva di una sua parziale pedonalizzazione.

Domande e risposte sulla Cabinovia di Trieste: tutti i nodi aperti sull’opera
Un corteo dei No ovovia

Trieste invece ha un’autostrada che sfreccia davanti ai palazzi più belli della città, dove la velocità non è controllata e non conosce limite. Le soluzioni per decongestionare il centro sarebbero innumerevoli, a cominciare da un car-sharing più diffuso, dal noleggio di biciclette e scooter elettrici e dalla capillare installazione di centraline di ricarica per le auto elettriche, che saranno il futuro dell’automotive. Come ci mostra già la Cina dove l’80% del parco macchine è elettrico.

La modernità passa anche per un potenziamento dei trasporti pubblici, compresa la costruzione di nuove vie tranviarie, come si fa in molte città europee, ad esempio ad Anversa, altra città costiera davvero moderna, dove il centro è già protetto da una tassa d’accesso e che ora con il progetto Nororderlijn estende la sua rete di tram di superficie dotati di parcheggi alle stazioni più esterne. A Trieste invece si è addirittura incapaci di ripristinare i pochi chilometri del tram di Opicina, dopo sette anni di una saga ridicola e vergognosa, dove si vede bene che più degli ostacoli tecnici è la volontà politica di bloccare l’opera che impedisce la rimessa in funzione.

Per essere moderna Trieste avrebbe bisogno di un porto attrezzato per accogliere le navi da crociera e non farle attraccare in pieno centro, privando i triestini del loro mare per tre settimane al mese durante la stagione estiva. Senza parlare dell’inquinamento atmosferico portato da navi da tremila e più passeggeri che continuano a bruciare ettolitri di nafta anche all’ormeggio per mantenere il funzionamento dei servizi a bordo: tutto fumo nero sputato sulla città.

Se Salvini vuole davvero ammodernare la città dovrebbe investire i soldi dell’ovovia nei collegamenti ferroviari di Trieste con il resto del paese e con i paesi limitrofi, dovrebbe potenziare l’aeroporto di Ronchi e farne un hub di tutta la regione a cavallo della frontiera con infine una navetta ferroviaria veloce che lo colleghi alla città. Una città costiera moderna che ambisce a essere una capitale turistica e culturale dovrebbe avere una moderna biblioteca, come quella di Barcellona in Spagna o di Turku in Finlandia, che non soltanto conservano libri ma sono poli di attrazione culturale e di innovazione tecnologica, oltre a essere begli edifici all’avanguardia nel consumo energetico e nell’impatto ambientale. Trieste ha invece una biblioteca vetusta e inaccessibile che cade in rovina e ogni giorno perde un pezzo di intonaco. Trieste non ha un polo museale e che rappresenti la ricchezza della sua cultura, unica in Europa e continua invece ad ospitare mostre che non hanno nessun legame con la città.

Trieste, capitale delle transenne per lavori in corso, che ci ha messo anni per restaurare un tunnel stradale di poche centinaia di metri avrebbe bisogno di ben altra modernità. Avrebbe soprattutto bisogno di una visione di sé, di una consapevolezza del posto in cui si trova, di un’attenzione al ruolo geopolitico che potrebbe svolgere se solo si guardasse attorno e si decidesse a essere la capitale di una regione transfrontaliera che è ormai stanca di stare ad aspettarla e che comincia a guardare altrove.—

© RIPRODUZIONE RISERVA

Riproduzione riservata © Il Piccolo