Trieste e i suoi treni: elogio della lentezza e della calma nell’azione

«Meglio mettere da parte l’idea fissa della continua attività e, se possibile, non prendere appuntamenti oltre Venezia»
sterle trieste conferenza salus
sterle trieste conferenza salus

di GIGETTA TAMARO

Stazione di Trieste Centrale. Sul display sono annunciati due “Venezia” a quattro minuti…non afferro il calenbour. Scelgo nella solita fretta, per l’idea fissa della continua attività… “E se invece fosse stato un in-volontario errore? Se avessi cercato, invece, la calma nell’azione?”.

Bene. Fino a Monfalcone niente di nuovo. Niente fermata alla commovente “Stazione di Miramare”. Fermata così generosamente offerta agli internazionali e sorpresi studenti-scienziati del Centro di Fisica Teorica. Poi mi addentro nel fitto mondo di relazioni, paese-paese, della terra friulana. Anch’io mi sorprendo; però mi piace il continuo salire e scendere di gente che spesso si conosce, si saluta, srotolando suoni in intonazioni dalle quasi impercettibili variazioni, declinando la comune lingua verso il veneto in attesa.

Metto definitivamente da parte l’idea fissa della continua attività. Torno alla calma nell’azione. Bene. Anche perché mi par di sentire borbottare Kundera (che ha già scritto in ceco il suo “Lentezza”) e vedo dormicchiare Valery in attesa di realizzare un sogno…(se vuoi vedere i tuoi sogni realizzati svegliati!).

Rifletto: i treni che partono da Trieste, dunque, confermano che il progresso è erosione del passato… Ma a Trieste il passato è il primo “tabù” indiscutibile, monumentale…

Quando ritorno farò una visita alla austroungarica stazione di Villa Opicina. Solidissima. Piccolo bar, poche curate piantine, bagno pulitissimo, ampio parcheggio-gratis. Nessuno.

Non molto tempo fa da qui si poteva andare a Budapest e nel verso opposto direttamente a Venezia. Era stata una bella esperienza. Oggi è tassativo evitare qualsiasi appuntamento, oltre Venezia si intende.

Se proprio necessita, senza lamentarsi, vanno messi in conto un susseguirsi di cambi di treno nelle più o meno accoglienti stazioni, con attese, ritardi, disguidi, cancellazioni, poche sedute…

Bisognerà che io riveda i miei rapporti con cellulari e tablettes, con amici, parenti, lavoro, puntualità, etc. Non sarà più una questione personale, un prezioso “incidente” da raccontare: è il Fattore F, (Ferrovie dello Stato), vale per tutto il Paese, qui un po’ di più.

Però abbiamo una terza stazione, di cui siamo orgogliosi, quella di Campo Marzio. Perché? Perché è già Museo.

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