Trieste, disabile picchiata, seviziata e violentata

TRIESTE Picchiata, seviziata e abusata sessualmente. La vittima è una donna disabile di quarantacinque anni, triestina, che soffre di disturbi psichici ed è seguita dal Centro di salute mentale di Domio. La violenza si è consumata la scorsa estate, nella notte tra il 4 e il 5 giugno, in un alloggio popolare della periferia. A Borgo San Sergio, in via Forti.
Il caso viene a galla in tutto il suo orrore soltanto adesso, a conclusione di un’accurata quanto delicata attività investigativa dei carabinieri e della magistratura di Trieste. L’indagine è ancora aperta. La quarantacinquenne ha accusato due persone seguite dallo stesso centro di Domio: il sessantaduenne E.F., piuttosto noto nel rione per le ripetute angherie commesse ai danni dei residenti e già condannato per reati sessuali; e il vicino di casa S.S., un sessantatreenne con precedenti.
Sarebbero gli autori dello stupro: la quarantacinquenne sostiene di essere stata abusata da loro. È lì, al Csm, che la donna li avrebbe conosciuti. Stando alla sua testimonianza, i due l’hanno portata nell’appartamento di via Forti dove vive E.F. Prima di abusarla, l’hanno spogliata, messa in ginocchio e presa a bastonate. Ripetutamente. Le torture sono continuate con una sigaretta accesa. Il referto medico del Burlo, dopo la visita ginecologica, parla di bruciature sulla pelle, ematomi ed ecchimosi alla schiena, al fianco destro, al bacino e alle gambe; riscontrate anche ferite al gomito e al piede.
Non si sa quanto tempo sia durato tutto. Gli investigatori circoscrivono l’episodio nella notte tra il 4 e il 5 giugno; ma un’inquilina del palazzo di via Forti, interrogata dai carabinieri, ha riferito di aver sentito le urla nel primo mattino. Non si esclude dunque che la donna possa essere stata nelle mani degli aguzzini per svariate ore. «Sì, è vero, credo che gridasse di dolore...», ha confermato la testimone contattata dal Piccolo. «Ma non ho chiamato la polizia perché in un primo momento non mi sono resa conto di quello che stava succedendo. L’ho realizzato il giorno dopo quando una vicina che conosce un operatore del Centro di Domio mi ha spiegato cosa era successo dentro quell’appartamento. Allora ho capito».
La vittima, tutelata nel processo dall’avvocato Marta Silano del Foro di Trieste, è stata soccorsa il giorno successivo a Borgo San Sergio da due operatori del Centro, in strada, mentre veniva strattonata e insultata da uno dei due uomini. La quarantacinquenne, sotto choc e ancora incapace di riferire quanto aveva subìto poco prima, è stata accompagnata all’ospedale. Durante la visita medica ha raccontato tutti i dettagli dell’abuso. Per i carabinieri di Borgo San Sergio, che hanno lavorato al caso, non è stato semplice identificare chi poteva averla percossa e violentata, perché la donna non si esprime bene. Ma, con un po’ di calma, la quarantacinquenne è riuscita poi a identificare in E.F. e S.S. i possibili autori dello stupro. Dagli accertamenti è spuntato che E.F. è la persona sospettata dell’incendio di una fattoria del rione, avvenuto mesi fa con la morte di decine di animali.
Ed è lo stesso uomo pizzicato il 6 giugno scorso, dunque proprio il giorno dopo lo stupro della disabile, nella stazione ferroviaria di Buttrio: in quell’occasione l’indagato si era avvicinato a una quarantunenne rumena intenta ad acquistare un biglietto alle macchinette. L’aveva stretta all’altezza del ventre per sottrarle le monetine che teneva in mano palpeggiandole il sedere. La vicenda si è conclusa in questi giorni con una condanna a un anno e due mesi di reclusione. E.F., che ha ottenuto il riconoscimento della semi infermità, è stato assegnato alla custodia di una casa di cura.
L’iter investigativo e giudiziario per l’accusa di violenza perpetrata assieme all’amico (E.F. è difeso dall’avvocato Luca Ferrucci, S.S. dall’avvocato Marco Marocco) è ancora in corso. Il giudice per le indagini preliminari Laura Barresi ha disposto l’incidente probatorio: la vittima sarà sentita il 1° marzo alla presenza di un medico o di un operatore delegato. La donna versa in stato di particolare vulnerabilità, come rilevato dal personale medico del Csm. In passato era già stata violentata da un altro paziente in carico ai servizi di salute mentale.
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