Trieste dimenticata, dal gasometro all’ex Irpof: l’elenco dei sette siti da recuperare
L’elenco dei sette punti inseriti nel Concorso di idee promosso dall’Ordine degli Architetti
L’Ordine degli architetti di Trieste ha lanciato un concorso di idee per il recupero di sette aree abbandonate della città.
Il concorso fa parte della rassegna di iniziative 2023-2024 intitolata “La città che vorrei”, e avviata in occasione del centenario dell’Ordine nazionale degli architetti, nel giugno scorso.
Ecco di quali aree si tratta:
Gli spazi interessati sono: l’ex centrale Enel di Campo Romano a Opicina, il pregevole progetto dell’architetto Berlam cui si passa davanti ogni volta che si va a imboccare l’autostrada; il già citato gasometro del Broletto, vistosa eredità della duplice monarchia; l’ex mensa della fabbrica macchine di via Carli, progetto avveniristico per i tempi dell’architetto Marcello D’Olivo; lo spazio dell’ex Mercato ortofrutticolo ed ex Museo del mare; l’ex sede Irfop di Valmaura, una grande area dismessa progettata in origine da Umberto Nordio; la piazza Duca degli Abruzzi di fronte al Miela, oggi sostanzialmente un parcheggio; e infine lo spazio dell’ex Tripcovich, in cui il Comune intende realizzare oggi il progetto dell’“Occhio di Massimiliano”, di cui molto s’è scritto in queste settimane.
1) L’ex centrale Enel di Opicina
È inevitabile farvi caso quando, dalla rotonda di Opicina, si imbocca la direzione dell’autostrada e sulla sinistra, poco dopo il distributore, subito appare l’imponente mole dell’ex centrale Enel, con i suoi stemmi di color fiammante. L’edificio centrale è un progetto del celebre architetto triestino Arduino Berlam ed è stato costruito fra il 1921 e il 1929. Vale la pena ricordare, poco distante, l’ex hotel Obelisco, riprogettato negli anni Settanta da Gae Aulenti, destinato ora a diventare un 5 stelle.
2) Il gasometro a Broletto
L’edificio a pianta circolare del gasometro di via D’Alviano fu realizzato nel 1901 come principale deposito per l’uso del gas naturale nelle case e nell’industria. È una delle tante tracce lasciate dal periodo austrungarico sul paesaggio urbano triestino. Il gasometro fu chiuso nel 1952 e oggi giace inutilizzato come una sorta di vecchio tempio industriale. Altre zone del vecchio impero hanno saputo fare un miglior uso dei loro gasometri, come fece Vienna a inizio millennio.
3) La mensa Crda
Diversi beni citati in questo elenco non sono proprietà pubblica, ma l’ex mensa del Crda di via Carli lo è: è notizia dei giorni scorsi che il colossale complesso è stato rimesso sul mercato dal Comune, che prevede come possibili destinazioni residenziali, alberghiere o commerciali. Inaugurato nel ’56 e abbandonato nel ’71, con cinque piani e una struttura brutalista con grandi vetrate, il progetto dell’architetto Marcello D’Olivo era avveniristico per i suoi tempi. Due gare, però, sono già andate deserte-.
4) L’ortofrutticolo
Dell’area del Mercato ortofrutticolo si scrive ormai da anni. Per il sindaco Roberto Dipiazza riqualificarla è una delle missioni prioritarie del Comune oggi. Dopo aver vagliato assieme all’Adsp l’opzione di trasferire il mercato in altipiano, l’ente è orientato nuovamente a traslocarlo all’ex manifattura Tabacchi, per mettere poi all’asta il complesso. Sull’attigua area della Sacchetta insistono i nodi dell’ex terapeutica, del “Nautaverso” della Cciaa e del varco I del porto.
5) L’ex Irpof a Valmaura
L’ex sede Irfop è una grande area dismessa in via Valmaura, vicino allo svincolo dello stadio di calcio. L’area è costituita da edifici e spazi aperti ed è un progetto originale di Umberto Nordio. Nel 2019 l’allora commissario straordinario di Asugi Antonio Poggiana aveva approvato, tramite decreto, lo studio di fattibilità tecnico economica, poi inviato al nucleo di valutazione per gli Investimenti sanitari e sociali della Direzione Salute della Regione. Da allora se n’è persa notizia.
6) Duca degli Abruzzi sulle Rive
Su piazza Duca degli Abruzzi si affacciano la Capitaneria di Porto, il teatro Miela, gli uffici della Regione, la sede della direzione delle Assicurazioni generali, il palazzo Aldes progettato da Arduino Berlam e sede delle Generali. Inoltre, la piazza si trova a pochi passi dal Canal Grande e dall’apertura delle Rive sul Golfo. La piazza attualmente, come molte altre in città, è lasciata in parte a parcheggio e funge in parte da rotonda. Il Piano regolatore la considera una strada.
7) L’area su cui sorgeva la Tripcovich
Il corpaccione della Tripcovich raso al suolo, piazza Libertà ha ripreso la sua antica ampiezza d’orizzonte. Resta aperta la questione di che fare della spianata di ghiaia che ha sostituito la teatrostazione degli autobus. Il municipio non nasconde di gradire la proposta progettuale dell’architetto Andreas Kipar, con il suo studio autore delle linee progettuali di sviluppo del Porto vecchio: con “l’occhio di Massimiliano” l’architetto vorrebbe ricreare una porzione d’ambiente carsico da collocare all’ingresso di Trieste. L’idea è al vaglio della soprintendenza, ma ha già incontrato le contrarietà dell’opposizione in Consiglio comunale: sono intervenuti in merito il Partito democratico e Adesso Trieste, ponendo in rilievo il contrasto anche simbolico dell’“Occhio” con il progetto della cabinovia e il suo impatto sul Bovedo. La proposta ha incassato anche la contrarietà della presidente di Italia nostra Antonella Caroli, che prega l’amministrazione: «Non trasformiamo la città e il Porto vecchio in un presepe». (Fotoservizio di Andrea Lasorte)
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