Trieste, detenuto “urlatore” sfianca il Coroneo e viene trasferito

L’uomo da settimane gridava senza sosta, giorno e notte. Disposta un’altra destinazione dopo la protesta dei carcerati

TRIESTE Un detenuto "urlatore" per quasi un mese ha messo a dura prova le 200 persone rinchiuse nel carcere del Coroneo.

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Esasperati, lunedì sera i carcerati hanno dato vita, poco dopo le 20, a una protesta pacifica ma rumorosa per chiedere vengano presi dei provvedimenti e fatto terminare quello stillicidio.

Quelle grida continue non hanno permesso a chi è dietro alle sbarre della struttura penitenziaria di dormire per settimane. I compagni di cella dell’“urlatore” avevano ormai i nervi a fior di pelle. Non solo: a segnalare disagi per quelle urla che si protraevano per l’intera notte sono stati anche i residenti di via della Fontana e via Fabio Severo, nella parte retrostante la casa circondariale e dove si affaccia la cella che ospitava il detenuto di origini mediorientali.

Le proteste sono state tali che da martedì pomeriggio l'uomo è stato trasferito. Per settimane intere, giorno e notte, urlando anche affacciandosi dalla finestra della sua cella, chiedeva insistentemente delle sigarette, gridava a squarciagola il nome di altri detenuti, pretendeva del cibo o semplicemente emetteva dei suoni senza alcun senso ad un volume di voce elevatissimo.

A nulla sono valsi i tentativi del personale di polizia penitenziaria, dei compagni di cella e degli altri reclusi del Coroneo di dissuaderlo dal continuare. E il nervosismo e il malessere dei carcerati ha raggiunto livelli tali da costringerli a dar vita ad una protesta.

«Anche i residenti avevano segnalato il problema, il Provveditorato stava già predisponendo il suo trasferimento in un’altra struttura del Triveneto ma attendeva un nostro riscontro sulla compatibilità di questa persona con il sistema carcerario», spiega il commissario Antonio Marrone, responsabile della sicurezza della casa circondariale triestina.

L’uomo è stato ritenuto compatibile con il sistema carcerario e la protesta messa in atto dai detenuti lunedì scorso e protrattasi per circa un’ora con grida, pentole, coperchi e stoviglie sbattute sulle sbarre, oggetti gettati nel cortile sottostante le celle, ha costretto il Provveditorato ad accelerare l’iter per il suo trasferimento.

Sulla vicenda interviene anche Federica D’Amore, segretaria regionale per il Triveneto Ugl-Pp.

«Da più di un mese - spiega - i poliziotti della penitenziaria del Coroneo segnalavano giornalmente all’Autorità dirigente i problemi creati da questo detenuto ubicato al reparto isolati per motivi sanitari».

La segreteria regionale Ugl Pp esprime «apprezzamento per il lavoro svolto dai vertici locali e dal comandante, accorso peraltro in aiuto dei suoi uomini per calmare gli animi lunedì sera, ma si augura anche che non passi il messaggio secondo cui le proteste dei detenuti servano a tal punto da risolvere problematiche altrimenti non considerate urgenti».

Secondo D’Amore queste proteste, seppur pacifiche o motivate, creano comunque disordine e minano la sicurezza degli istituti e dei poliziotti penitenziari.

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