Trieste, dallo spritz al look, aut aut dei comunali

Quattrocento dipendenti in assemblea chiedono ai sindacati di stoppare il “codice Terranova” minacciando proteste
Il municipio di Trieste
Il municipio di Trieste

TRIESTE L’assemblea dei dipendenti comunali affida ai sindacati un mandato chiaro: intervenire con l’amministrazione Dipiazza affinché cancelli le novità inserite nel Codice di comportamento municipale. I lavoratori infatti non ci stanno: si sentono non solo rappresentati in maniera offensiva all’esterno ma ritengono anche che i divieti e le indicazioni proposti possano creare sul posto di lavoro un «clima di terrore». Per questo, l’assemblea di ieri mattina al Cral alla Stazione marittima - partecipata da circa 400 dipendenti - ha dato a Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal il compito di presentare non solo osservazioni finalizzate alla cancellazione dei nuovi contenuti ma anche, nel caso il Comune tiri dritto senza tenere conto di queste istanze, di attivare qualche iniziativa pubblica di protesta. Dei presidi in centro, per esempio.

 

Addio a regali e alcool: a Trieste comunali “a dieta”
Mikeze e Jakeze sul Municipio di Trieste

 

Fra le altre cose, il Codice nella versione impostata dal segretario generale Santi Terranova vieta ai 2.500 comunali (ma anche gli operatori delle ditte in appalto sono tenuti a uniformarsi) di ricevere regali di valore superiore ai 50 euro, impone di non indossare abbigliamento tipico di situazioni di svago sul posto di lavoro, di non fumare anche negli spazi all’aperto degli edifici comunali, di non assumere bevande alcoliche da quando si entra in servizio e sino a conclusione e dunque pure durante la pausa pranzo e inoltre sancisce che i dipendenti debbano segnalare con sollecitudine eventuali illeciti e scorrettezze dei colleghi. Va detto che riguardo al testo, online sulla Rete civica, possono essere inviate entro il 17 ottobre osservazioni: in particolare vengono sollecitati a farlo sindacati e associazioni.

E il mondo sindacale, appunto, è pronto a rispondere all’invito. «Dietro c’è una scelta politica - esordisce Walter Giani della Cisl -. I dipendenti comunali concordano con noi: oltre a stigmatizzare il fatto che con queste proposte di modifica si getta un’ombra negativa sulla figura del dipendente pubblico, non vorremmo che questa strategia mascherasse mancanze organizzative dell’amministrazione facendo ricadere poi le colpe sui lavoratori». Giani si chiede come mai i vertici di palazzo Cheba «non vadano a toccare la vera questione: la mancanza di personale e il fatto che i servizi non siano di conseguenza strutturati in modo adeguato, basti pensare ai problemi sulla misura del sostegno al reddito. Non vorremo che, invece di affrontare questi temi, si cavalcasse un luogo comune sbagliato».

L’esponente della Cisl rileva poi: «L’amministrazione già valuta le performance del personale. Bisognerebbe lavorare assieme per migliorare le cose, ma con questo Codice il dipendente è chiamato a denunciare se un collega commette qualcosa che non va. Altrimenti, riceve una sanzione. Si instilla un clima di terrore: non si incentiva alcunché, ma si mette paura. E vengono tolte libertà personali come quella d’espressione. I lavoratori - conclude Giani - ci hanno incaricato di portare emendamenti al documento, con la cancellazione di certe parti, e di stare pronti a manifestazioni pubbliche che diano un segnale forte e facciano capire come non vi sia condivisione su queste scelte». Fra una decina di giorni i sindacati dovrebbero avere poi un faccia a faccia con il Comune su questo tema.

 

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Una suggestiva immagine del Municipio di Trieste

 

«Abbiamo ricevuto un mandato chiaro - le parole di Serena Miniussi della Cgil - di contrasto alle modalità di dialogo di questa amministrazione, che alimentano il malessere lavorativo. Come sindacato non abbiamo fatto sconti a Cosolini, nella precedente legislatura, quando non ha portato a compimento il confronto per arrivare a un documento che riepilogasse e affrontasse le criticità cioè l’organico e le necessità espresse dai cittadini per i servizi erogati. Questa giunta, ora, entra a gamba tesa - osserva - alimentando il ricorso alla delazione. E se Terranova è a conoscenza di episodi di micro-corruzione non deve mettere mano al Codice di comportamento ma denunciare in Procura. Le aggiunte proposte, che puntiamo a stralciare del tutto, al testo comunale non servono: le leggi esistono già».

La Uil, per voce di Christian Schiraldi, sottolinea che «i lavoratori si sentono vessati da questo atteggiamento. Cercheremo di mitigare, se non di rispedire al mittente, la proposta complessiva. Questo calcare la mano pare in realtà un voler spostare l’attenzione dai veri problemi della città. Ora procederemo con le osservazioni. Alla fine, vedremo il testo definitivo e prenderemo le nostre decisioni». Anche Laura Serio dell’Ugl alza la voce: «In questo tipo di contesti, introdurre disposizioni del genere può far nascere una guerra dei poveri. Si indica che se vedo un collega comportarsi male, devo informare subito il dirigente. Ma proprio dirigenti e coordinatori sono retribuiti anche per esercitare una funzione di controllo. Hanno loro - ribadisce infine - il dovere di controllare».

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