Trieste: dall’industria alla vela, addio al “capitano” Ferro
TRIESTE Se n’è andato uno degli ultimi capitani d’industria triestini. Nicolò Ferro conosciuto soprattutto come patron della Ferro Alluminio è morto all’età di 87 anni dopo una lunga vita dedicata al lavoro, alla famiglia, allo sport. «Fino a non molto tempo fa veniva ogni giorno alla Società triestina della vela, dov’è ancora ormeggiata la sua bella barca, soprattutto per giocare a carte - racconta Giorgio Brezich - l’abbiamo salutato con una commovente funzione celebrata nella chiesa della Madonna del mare di piazzale Rosmini». Erano presenti i quattro figli: Emanuela, Maurizia, Consuelo e Paolo.
Nicolò Ferro era istriano in realtà, nato nel 1929 a Dignano, ed è poi vissuto a lungo fuori città. Il suo talento e la sua creatività vengono alla luce fin da quando è giovanissimo e lavora come apprendista nei cantieri San Rocco di Muggia dove mette a punto un sistema di lavoro che permette risparmi nella progettazione e realizzazione degli scafi. Si trasferisce quindi giovanissimo, negli anni Cinquanta, negli Stati Uniti per apprendere nuove tecnologie nel campo della carpenteria navale, ma qui ricalibra il tiro della propria attività dedicandosi al rifacimento delle facciate di numerosi edifici, soprattutto grattacieli, alle prese con gravi problemi di dilatazione dei materiali di costruzione. Dopo qualche anno torna in Italia, a Milano, e partecipa alla progettazione delle facciate del Pirellone, l’edificio dove ha sede il Consiglio regionale della Lombardia, e della Torre Galfa.
Ritorna a Trieste nel 1962 e crea la Fims italiana brevettando un sistema prefabbricato per l’assemblaggio dei ponteggi nei cantieri edili. Nel 1966 fonda la Ferro Alluminium divenuta poi Ferro Alluminio che produce serramenti di nuovissima concezione, mentre nel 1980 nasce la Alutec srl che si specializza nell’intera gamma degli accessori: attrezzature, stampi e guarnizioni. Negli anni Ottanta quello di Nicolò Ferro è un impero in espansione coronato dall’introduzione del sistema “R” con cui l’imprenditore ha la meglio sulla violenta bora triestina neutralizzandola con serramenti poi imitati da molte imprese, in Italia e all’estero. Nel 1989 la Alutec viene venduta, ma il percorso continua con la AlProgetti, azienda di progettazione che affianca la Ferro Alluminio in altri brevetti. Enormi facciate in vetro e alluminio vengono realizzate anche in Slovenia, Polonia, Romania, Serbia, Russia, Canada, Venezuela, Singapore e nel Brunei.
Tra le sue passioni rientra anche lo sport. Ferro è anche presidente per sei anni, dal 1998 al 2004 della Società triestina della vela dove poi gli subentrerà Giorgio Brezich, guida l’Associazione della piccola e media industria, il Lions club Trieste host, sponsorizza società di pallavolo. Nel 2009 riceve la laurea honoris causa in Ingegneria meccanica. «I giovani non devono essere contagiati dal pessimismo - dice nell’occasione - con la volontà si può arrivare a tanto. Le opportunità ci sono e io ne sto indicando una in un settore che molti ci invidiano». Lo stesso anno riceve anche il Premio Round Table 2009. Ma la crisi mondiale non risparmia nessuno. Nel 2013 rivela che l’azienda è stata sull’orlo del crac a causa dei troppi crediti che non riesce a incassare, ma è stata salvata da una maxicommessa arrivata da Ulan Bator: le facciate della Ferro Alluminio resistono anche ai 50 gradi sottozero della Mongolia.
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