Trieste, dal Grezar al Magazzino 26: i tanti “gioielli” abbandonati

TRIESTE Chi non sa conservare l'eredità paterna morirà in miseria, diceva Puskin. C'è da sperare che il vaticinio del poeta russo non si applichi ai triestini, che dalla propria storia, antica e recente, hanno ereditato un bel po’ di pezzi pregiati ma ingombranti. Quando si parla di città, però, non si ereditano cassapanche della nonna ma palazzi, e con pochi soldi nelle casse comunali non è facile escogitare nuove destinazioni d’uso. Ci sono diversi esempi all'ombra di San Giusto, alcuni sembrano prossimi a una soluzione mentre per altri siamo ancora in alto mare.
Il capitolo più evidente, anche per l'impatto visivo su chi entra in città, è quello di alcune strutture di Porto Vecchio. La sdemanializzazione incombe e vien naturale chiedersi in che modo verranno impiegati edifici di grande valore come, ad esempio, il Magazzino 26. Ristrutturato con tutti i crismi dal gruppo Portocittà, è attualmente una sorta di cattedrale nel deserto.
La Biennale inaugurata da un fiammeggiante Vittorio Sgarbi nel 2011 (erano quattro anni fa ma sembrano secoli) diede per la prima volta ai triestini il senso di aver rimesso un piede in porto. Nel frattempo però di acqua sotto i ponti (curti) ne è passata un bel po’, e con essa son passati anche Sgarbi, Portocittà e le biennali. Oggi il Magazzino 26 resta uno splendido contenitore vuoto nel mezzo di un'area abbandonata. E domani?

L'assessore al patrimonio Andrea Dapretto commenta: «È molto prematuro parlare di cosa ne sarà dell'edificio nei prossimi anni - dice -. L'unica certezza al momento è che rientra nell'accordo che si sta facendo con l'Autorità portuale e passerà a far parte del demanio comunale. Il magazzino è vincolato a una finalità culturale, quindi quello sarà il suo destino anche in futuro. Come, cosa e quando, però, è troppo presto per dirlo». Il discorso vale in linea generale per tutti gli edifici - altro esempio “inattivo” è il Magazzino 42 - che diventeranno proprietà del Comune grazie al celebre emendamento Russo: «La questione del loro utilizzo è aperta - dice Dapretto -. Dipenderà dal programma di pianificazione, dalle manifestazioni di interesse e da altri fattori. Per il Comune è una procedura appena iniziata».
Un'altra storia infinita è quella della caserma Beleno di via Revoltella, futura casa dei vigili urbani. È da molto tempo che si attende il trasloco della municipale nella nuova sede, che l’anno scorso veniva dato come probabile per la primavera del 2015. Così non è stato e, per il momento, la polizia locale continua ad occupare gli uffici di palazzo Carciotti.
Su questo fronte Dapretto è ottimista: «Stiamo completando gli ultimi piccoli interventi, come l’apertura carrabile dal lato di via Revoltella, che ci era stata richiesta dai vigili stessi e che ci sembrava opportuno per evitare di rendere pericoloso l'incrocio in caso di uscita degli automezzi». Il costo di quest'ultimo intervento è di 195mila euro. I lavori dovrebbero finire entro l'estate: «Seguirà il trasferimento, che speriamo di completare in tempi brevi».

E la lista non finisce qui. Ad esempio è avvolto negli interrogativi il futuro dell'Ospedale militare (leggi l'articolo nel riquadro pubblicato qui a fianco).
Ma non si può parlare di grandi opere infinite a Trieste senza citare l'impianto del Grezar. Per anni è stato l'esempio per eccellenza delle cattedrali nel deserto in città, e tuttora può venire utilizzato soltanto in modo parziale. Pian piano, però, qualche passo in avanti si sta facendo: «Il cantiere del secondo stralcio del secondo lotto è stato consegnato a maggio e la fine dei lavori è prevista dal cronoprogramma per febbraio 2016», dice Dapretto.
Si tratta di un intervento da un milione e 116mila euro, ed è la parte residuale del lotto da 4 milioni e 850mila euro che ha vissuto le ben note vicissitudini che fra blocchi e fallimenti hanno incastrato il Grezar allo stato attuale. «Stiamo completando la cosiddetta “palazzina giuria”, un edificio attiguo alla pista dove si collocano gli spogliatoi e tutti i servizi necessari agli atleti». A lavori conclusi l'impianto sarà fruibile appieno dagli sportivi. Per il pubblico, però, bisognerà aspettare: il completamento delle tribune non partirà prima del 2016.
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