Trieste, dal 2016 la polizia locale passa al supercomune

I vigili urbani non dipenderanno più dal Municipio. La conferma in Commissione. Il sindaco Cosolini rassicura sui numeri: «Impossibile per Trieste finire in minoranza»
Lasorte Trieste 21/04/14 - Polizia Municipale, Vigili Urbani
Lasorte Trieste 21/04/14 - Polizia Municipale, Vigili Urbani

TRIESTE Una multa per divieto di sosta dalla polizia dell’Uti, l’Unione territoriale intercomunale. È quello che potrà accadere dal primo gennaio 2016. La polizia locale di Trieste (così come la Protezione civile) passerà in blocco alla nuova Unione territoriale e farà corpo comune con i vigili di Muggia, Duino Aurisina, San Dorligo della Valle. Sgonico e Monrupino. Inutile dire che l’apporto maggiore alla nuova polizia locale arriverà dal Comune di Trieste. E così finalmente finirà la disputa delle multe ad Aquilinia, al confine fra Trieste e Muggia, per far quadrare i bilanci dei rispettivi enti.

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La fascia tricolore di un primo cittadino

I “tubi”, già spogliati dell’alabarda, si troveranno quindi a operare sotto il simbolo (che ancora non si conosce) e con le divise dell’Uti giuliana. La conferma si è avuta ieri pomeriggio durante la riunione della Prima commissione, presieduta dal Pd Giovanni Barbo, chiamata a discutere dell’approvazione (entro il 23 settembre) dello statuto dell’Unione territoriale intercomunale dell’ambito del riordino regionale del sistema della Autonomie locali deciso dalla legge 26/2014 (la cosiddetta Panontin). «La polizia municipale passa all’Uti», afferma in modo perentorio il sindaco Roberto Cosolini rispondendo a una domanda del consigliere Paolo Rovis (Trieste Popolare). E quindi avranno competenza dal Lazzaretto al Villaggio del Pescatore, dovranno occuparsi del Carneval de Muja, delle Nozze carsiche e della Majenca. E avranno l’imbarazzo della scelta su dove dislocare le pattuglie, soprattutto le due attualmente in servizio nelle ore serali e notturne.

Non c’è una sola Unione (la Triestina) a turbare i triestini. Da ieri, come si è compreso, c’è anche l’Uti giuliana che nessuno, neppure il Pd (che ieri è rimasto in silenzio lasciando al sindaco la difesa d’ufficio dello statuto) riesce a digerire. Nessuna Uti(lità) verrebbe da dire. E non è solo la questione della maggioranza semplice o qualificata.

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Il Comune di Trieste

«A Trieste spettano 15 voti, agli altri cinque comuni 10. Non esiste che il Comune di Trieste possa essere messo in minoranza», assicura Cosolini. E ci mancherebbe visto che Trieste ha l’86% della popolazione dell’Uti contro il 14% degli altri cinque comuni messi assieme. Ci sono però alcune decisioni (modifiche statutarie, bilanci annuali e pluriennali) per le quali servirà la maggioranza dei voti dei sindaci. E qui si rischia lo stallo come in una partita a scacchi se tre comuni (magari quelli carsici a maggioranza slovena, San Dorligo, Sgonico e Monrupino, come ipotizza malevolo Piero Camber, Fi) si mettono di traverso. Un disequilibrio dei componenti che rendono l’Uti giuliana la più stravagante delle 18 regionali.

«Una forzatura. Di fatto il Comune di Trieste diventa una circoscrizione dell’Uti giuliana», spiega Rovis. «Siamo di fronte a una riforma regionale assurda contraria ai principi costituzionali. I consigli comunali saranno svuotati di potere per degli enti non elettivi», aggiune Paolo Menis (Movimento 5 Stelle) che critica il mancato dibattito a livello comunale. «Andavano aboliti i comuni sotto i tremila abitanti. E invece sono state create 18 “provincette”. Trieste rischia di restare ostaggio di tre comuni con meno di 10mila abitanti. Un capolavoro democratico (nel senso di partito, ndr)», dichiara Camber. In commissione succede di tutto, persino che sia Michele Lobianco (Impegno civico) a chiedere l’audizione dei sindacati per capire il destino delle risorse umane dentro l’Uti. «Assomiglia a un Soviet supremo», aggiunge rivolto al presidente del Consiglio Iztok Furlanic (Federazione della sinistra) che per l’occasione indossa una camicia rossa polinesiana (ricordo del viaggio di nozze).

«Ho visto tanti stati statuti nella mia vita, a partire da quello delle bocciofile, ma nessuno come questo dell’Uti una volta approvato non potrà più essere modificato da chi l’ha votato - commenta Furlanic -. La riforma regionale difficilmente poteva essere peggiore di questa».

Daniela Gerin (Sel) parla senza mezzi termini di «una carenza pesante di democrazia». Di sicuro è che l’Uti, da statuto, aprirà uno sportello per il cittadino in ogni Comune (totale sei sportelli). L’ultimo giorno Uti(le) per approvare lo statuto è il 23 settembre. Altrimenti arriva il commissario a far digerire l’Uti al capoluogo di Regione che aspirava a diventare città metropolitana.

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