Trieste: dai nidi alle medie, per l’edilizia scolastica solo sette milioni
Se il precedente piano triennale per l’ingente patrimonio di edilizia scolastica di competenza del Comune (nidi, materne, elementari, medie, ricreatori) valeva 54 milioni di euro, quest’anno i fondi a disposizione per i lavori di realizzazione e manutenzione ammontano a meno di 7 milioni. «Con una cifra del genere i margini di manovra sono limitati - commenta l’assessore comunale al Demanio, patrimonio e Lavori pubblici Andrea Dapretto -. E in questa cifra sono incluse richieste di finanziamento tramite contributi regionali che quasi certamente non arriveranno». Ma quanti soldi servirebbero? «Secondo uno screening fatto dai nostri uffici in merito allo stato del patrimonio scolastico da noi gestito, il fabbisogno - risponde Dapretto - sarebbe di circa 50 milioni, cifra ingestibile per le casse comunali».
Ancora una volta insomma entra in gioco il Patto di stabilità, che proibisce agli enti locali di contrarre mutui e di utilizzare l’eventuale avanzo di amministrazione delle annualità precedenti. E torna il dilemma del cane che si morde la coda: gran parte delle opere pubbliche sono finanziate con mutui, perciò c’è il rischio che dal primo gennaio si verifichi una sorta di paralisi dei lavori pubblici. «Per evitarla – dice Dapretto - abbiamo chiesto alla Giunta regionale di farsi portatrice della richiesta al Governo di un piano d’emergenza per le scuole del Friuli Venezia Giulia, visto che nel Decreto del fare sono stati stanziati 450 milioni di euro per l’edilizia scolastica». Ma come si sa solo due milioni sono arrivati da Roma.
Un po’ di respiro potrebbe arrivare dal recupero di una somma di 2 milioni e 692 mila euro dal Fondo Trieste, contributi che non erano stati spesi e che in accordo con la Prefettura si sta valutando di indirizzare all’edilizia scolastica, spartendoli tra Comune e Provincia per far fronte così agli interventi prioritari sulla base delle necessità dei singoli istituti. Questi soldi, dice Dapretto, potrebbero essere sbloccati già in autunno.
Ma per quanto preziosi, non saranno i soldi ricavati dal Fondo Trieste a cambiare la situazione. Servirebbe, dice Dapretto rilanciando un’annosa questione, una diversa ripartizione dei fondi regionali dedicati all’edilizia scolastica. «Bisognerebbe che nella ripartizione dei fondi si tenesse in considerazione anche la vetustà degli edifici, ovvero la specificità del caso Trieste, le cui scuole, diversamente da quelle delle altre province, per la metà sono collocate in edifici storici datati tra fine Ottocento e inizi Novecento. Invece i criteri per la ripartizione tengono in considerazione solo la popolazione e le dimensioni del territorio, secondo logiche politiche che penalizzano la città giuliana».
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