Trieste da impazzire viaggio nelle possibilità del disagio mentale
Da vicino nessuno è normale disse un tempo qualcuno. Come a suggerire che scavando nelle storie di ognuno di noi la normalità non esiste. Quello che esiste invece è la...
TRIESTE. Da vicino nessuno è normale disse un tempo qualcuno. Come a suggerire che scavando nelle storie di ognuno di noi la normalità non esiste. Quello che esiste invece è la diversità e in questo mondo impazzire si può, superando il pudore di raccontarsi, in un viaggio di andata e ritorno perchè la guarigione è una possibilità. Nella capitale mondiale della salute mentale, quindi impazzire si può, anzi diventa un convegno, una libera piazza dove narrare e ascoltare storie. Gli incontri arrivati alla seconda edizione sono in programma a Trieste dal 22 al 24 giugno nel Parco culturale di San Giovanni. Là dove un tempo c'erano le mura del manicomio, abbattute da Franco Basaglia. Tre giorni per discutere assieme di possibilità di guarigione ribaltando gli schemi classici del convegno, perchè a parlare saranno le persone che hanno attraversato o attraversano problemi di salute mentale e ad ascoltare i professionisti, i medici, i politici.
Organizzato dalle associazioni che si occupano di salute mentale - Club Zyp, Polisportiva “Fuoric’entro”, “Franco Basaglia”, Luna e l’altra, L’Accademia della Follia, Gruppo di protagonismo “Articolo 32”, NADIRpro, in collaborazione col Dipartimento di Salute mentale di Trieste e con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia e del Comune di Trieste - l'incontro avrà quindi il carattere dell'assemblea pubblica. Pensando all'esperimento lanciato per la prima volta da Franco Basaglia, quando nel 1960 arrivò nel manicomio di Gorizia, e coinvolse gli internati nelle sue assemblee restituendo loro la parola, la dignità e i diritti rubati.
Quattro saranno le assemblee. Si parlerà di storie personali e collettive, di lavoro, di servizi di salute mentale e del rapporto con i mass media. Si inzia, quindi, mercoledì al teatrino Franco e Franca Basaglia alle 14.30 nella prima assemblea "Ci racconti una storia?", perchè ognuno è la sua storia. Ad ascoltare Massimo Cirri, Pino Roveredo, Pier Aldo Rovatti.
Il lavoro sarà al centro della seconda assemblea giovedì, alle 9, sempre al teatrino. Inclusione sociale o assistenzialismo il tema del dibattito e l'utilità dell'inserimento nel mondo lavorativo delle persone che soffrono di disagio mentale. I borsisti delle cooperative sociali dialogheranno tra gli altri con Vera Lamonica, responsabile del welfare nella segreteria nazionale Cgil, Manlio Talamo responsabile formazione Cisl Campania, Sergio D’Angelo, Gian Luigi Bettoli della presidenza nazionale Legacoopsociali e Franco Rotelli presidente dell’associazione ConfBasaglia.
La terza assemblea sempre giovedì, alle 14.30, avrà come tema il superamento del linguaggio spesso stigmatizzante e offensivo dei media nei confronti di chi si trova a vivere un'esperienza di disturbo mentale. Sarà ufficializzato il percorso della Carta di Trieste, il codice etico per i giornalisti e operatori dell'informazione. Già approvata dalla Fnsi (il sindacato nazionale dei giornalisti) a fare il punto sul suo percorso il presidente del sindacato Roberto Natale e la giornalista Iva Testa, assieme ai rappresentanti dell'Ordine dei giornalisti.
Nell'ultima assemblea di venerdì mattina nella sala del teatrino si dialogherà di possibilità di guarigione di fronte a un quesito: «Perché se le leggi sono le stesse, i servizi di salute mentale sono così diversi da regione a regione?». Tra gli ospiti i senatori Donatella Poretti e Michele Saccomanno della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, con anche Gisella Trincas, Presidente UnaSaM e Stefano Cecconi, responsabile Politiche della salute Cgil nazionale. In questa occasione si ricorderanno i 6 ospedali prischiatrici giudiziari che ancora esistono in Italia. L'attrice Ida Di Benedetto con il pubblico presente all'assemblea leggerà il dialogo di "Marco Cavallo e il Drago con gli internati di Montelupo Fiorentino". Marco Cavallo il simbolo della libertà, del superamento di manicomi con il Drago costruito dagli internati dell'Opg di Montelupo Fiorentino. Due storie per raccontare che ancora in Italia ci sono 1400 persone rinchiuse in condizioni inumane.
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