Trieste, crocifisso obbligatorio negli asili, comprese palestre e mense

Blitz di Forza Italia durante il voto in aula sul regolamento delle scuole d’infanzia. Approvato anche il grembiulino obbligatorio e il tetto del 30% agli iscritti stranieri

Tetto agli stranieri nelle scuole, il caso di Trieste

TRIESTE Non solo nelle aule, ma anche nelle sale riunioni, nelle biblioteche, persino nelle palestre. D’ora in poi a Trieste gli asili comunali dovranno esporre obbligatoriamente il crocifisso in tutti gli spazi didattici. Lo prevede il nuovo regolamento delle scuole dell’infanzia, approvato in Consiglio comunale alle 3.40 di martedì. Lo stesso che introduce anche il contestato tetto del 30% per le iscrizioni di bambini stranieri e l’obbligo di indossare il grembiulino. La maggioranza si è schierata compatta a difesa del testo, passato alla fine con 21 voti a favore e 15 contrari. Assenti solo il sindaco Roberto Dipiazza, Fabio Tuiach (Forza Nuova), Giovanni Russo (Forza Italia) e Claudio Giacomelli (Fdi).

Il crocifisso

La moltiplicazione dei crocifissi è risultato di un “miracolo” di Forza Italia, che ha presentato un emendamento per estendere la presenza del simbolo della Chiesa cattolica negli “spazi didattici”. Un modo per neutralizzare eventuali “furbate” da parte di qualche preside, che avrebbe potuto assolvere all’obbligo del regolamento mettendo il Cristo in croce solo in qualche sgabuzzino o sottoscala. Con l’emendamento di Forza Italia questo non potrà accadere: solo i bagni, bontà loro, saranno esentati dal crocifisso.

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La maggioranza

«È un grande risultato di tutta la maggioranza che si è trovata compatta - commenta l’assessore Angela Brandi -. Quando c’è la volontà di fare le cose assieme, il centrodestra c’è». E prende decisioni nell’interesse dei bambini e non dell’ideologia, precisa la responsabile Educazione, che oggi insieme al gruppo consiliare di Forza Italia illustrerà la delibera partorita di notte dal Consiglio comunale. E il crocifisso? «Nella versione originale era una cosa generica, che rispecchiava la mozione. Si parlava di crocifisso nella scuola intesa come istituzione. Come si mette la bandiera italiana in classe, si mette anche il crocifisso. Tuttavia sono felice anche di aver accolto l’emendamento di Forza Italia che prevede il crocifisso nei vari locali della scuola. È una questione simbolica». Anche per il sindaco Roberto Dipiazza. «Io credo nella multietnicità e nella multireligiosità - commenta - ma vivo in Italia, che è un Paese cattolico: quando mi toccano il crocifisso, io mi arrabbio».



I grembiulini

Il regolamento approvato l’altra notte, come detto, prevede anche il ritorno obbligatorio dei grembiulini, presentato dalla giunta come una scelta estrema di uguaglianza tra i bambini (che potrebbe essere rivendicata dalla sinistra). «Tanto che d’estate, in relazione alle temperature, andrà bene anche una maglietta - spiega Brandi -. Il valore del grembiulino però rimane: è previsto che venga indossato non solo per un senso di appartenenza alla scuola, ma come segno principale di eguaglianza tra bambini. Molte volte si parla a sproposito del fatto che i bambini sono tutti uguali. Il grembiulino li rende così, tutti uguali tra di loro. Chi ha meno possibilità è uguale a chi ne ha di più. Il grembiulino non è un simbolo di costrizione, ma di libertà» rincara l’assessore.

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Il tetto agli stranieri

Alla fine è passato anche il tetto del 30% di stranieri nonostante le contestazioni dell’opposizione andate in scena dentro e fuori dall’aula. Nemmeno uno dei 29 emendamenti presentati, tra Pd e M5S, è stato preso in considerazione. Tutti rigettati dalla maggioranza. Una posizione difesa anche dal sindaco Dipiazza: «Il tetto del 30% è per favorire l’inclusione e la redistribuzione. In alcune scuole infatti c’è il 44% di bambini stranieri ed in altre poco più dell’1. Una distribuzione equa e senza escludere nessuno è un vantaggio per tutti». —


 

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