Trieste, crociera rovinata, Costa deve risarcire

La compagnia condannata a pagare tremila euro più le spese legali a due triestini delusi da un tour senza scali sulla “Fortuna”
La "Costa Fortuna " in un'immagine d'archivio. E' giallo sulla disavventura di una torinese di 53 anni che il 20 luglio scorso, durante una crociera a bordo della Costa Fortuna tra i fiordi della Norvegia, è precipitata in mare. Ricoverata all'ospedale di Bergen, poi trasferita alle Molinette di Torino, le sue prime parole dopo essersi risvegliata da coma sarebbero state: "Non ho tentato il suicidio". Luca Zennaro - ANSA
La "Costa Fortuna " in un'immagine d'archivio. E' giallo sulla disavventura di una torinese di 53 anni che il 20 luglio scorso, durante una crociera a bordo della Costa Fortuna tra i fiordi della Norvegia, è precipitata in mare. Ricoverata all'ospedale di Bergen, poi trasferita alle Molinette di Torino, le sue prime parole dopo essersi risvegliata da coma sarebbero state: "Non ho tentato il suicidio". Luca Zennaro - ANSA

Hanno dovuto attendere quasi tre anni, ma alla fine l’hanno spuntata. E contro un colosso, la Costa crociere, nota in tutto il mondo per le sue navi gigantesche, che solcano gli oceani portando a bordo migliaia di persone. Sono due triestini, Nerina Spangher e Francesco Gentile, ai quali la Costa crociere dovrà pagare 3mila euro di risarcimento per aver «rovinato la loro vacanza a bordo della Costa Fortuna»: Davide ha battuto Golia. La compagnia dovrà inoltre sostenere anche le spese della lite, per un ammontare di 2mila euro. Insomma una sconfitta su tutti i fronti. Certo, per i bilanci della Costa crociere, uno dei brand del colosso Carnival, 5mila euro sono un’inezia, ma per i due triestini, assistiti nell’occasione dall’avvocato Biagio Terrano, la soddisfazione di aver sconfitto l’agguerrito ufficio legale della società genovese va ben al di là del mero risarcimento in danaro.

In Fvg il laboratorio per le super-navi


Questi i fatti. Nel 2014, Spangher e Gentile citarono in giudizio Costa crociere lamentando il mancato rispetto, da parte della compagnia, del contratto di fornitura di un pacchetto turistico. L’accordo prevedeva il soggiorno a bordo della “Costa Fortuna” nell’ambito di un viaggio via mare che doveva comprendere numerose tappe, fra le quali uno scalo in Grecia e un altro a Napoli. A causa di una serie di problemi tecnici, le fermate in terra ellenica e nel capoluogo campano furono annullate e la nave navigò per sei giorni consecutivi, senza effettuare alcuno scalo. Evidente il disagio di tutti i viaggiatori a bordo.

Nebbia a Venezia: a Trieste arriva a sorpresa la Costa Deliziosa


I due triestini, delusi per la situazione che si era venuta a creare, evidentemente molto diversa dalle aspettative, decisero di ricorrere alle vie giudiziarie, evidenziando, nel loro atto di citazione, anche la situazione di stress e ansia che la modifica del programma di viaggio aveva determinato in loro. Spangher e Gentile affermarono pure che la compagnia non aveva provveduto a informare adeguatamente i passeggeri e non si era preoccupata di tranquillizzarli. In giudizio, i legali della Costa crociere sostennero che «i problemi tecnici occorsi alla nave non intaccarono la sicurezza dei passeggeri, provocando solo una diminuzione della velocità di navigazione». Conseguenza, la necessità di saltare le due tappe previste per poter rientrare alla base nei termini previsti. Gli avvocati della compagnia spiegarono anche che, davanti a una situazione condizionata da “cause di forza maggiore”, non era stato possibile fare altre scelte se non quella di tagliare le due fermate in Grecia e a Napoli. Il giudice però non ha ritenuto valide e sufficienti le argomentazioni dei legali della Costa crociere, dando ragione ai due triestini.

L’inattesa invasione dei 5mila crocieristi
Lasorte Trieste 15/10/17 - Nave Costa Deliziosa


Nella motivazione si legge che - pur essendo confermato dalle prove testimoniali che «in effetti la nave subì un’avaria, di conseguenza si dispose una procedura per consentire comunque l’attraversamento del canale di Suez, furono cancellati gli scali in Grecia e a Napoli e ci furono sei giorni di ininterrotta navigazione» - si riscontra «l’oggettiva importanza dell’inadempimento verificatosi, rispetto alla normale e regolare conduzione, contrattualmente promessa, del pacchetto turistico». Nel testo, il giudice fa anche riferimento alla consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia europea, in base alla quale «sussiste la responsabilità dell’organizzatore del pacchetto turistico per l’inadempimento o l’inesatto adempimento delle obbligazioni derivanti dal contratto e, di conseguenza, il diritto del consumatore, in tale ipotesi, al risarcimento del danno morale da vacanza rovinata. Ciò indipendentemente dalla valutazione circa la colpevolezza dell’organizzazione». «Il diritto del turista a vedersi risarcire un danno per vacanza rovinata discende dalla oggettiva gravità del disservizio piuttosto che da una valutazione della colpevolezza o meno dell’organizzatore del pacchetto turistico».
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo