Trieste, crociata anti tabelle in Cavana
TRIESTE Esercenti imbufaliti, Comune spiazzato, multe come piovesse: è il risultato, pare, della delazione di un ristoratore in zona Cavana. Che, inferocito a sua volta per essere stato multato per alcuni cartelli improvvisati che indicavano il suo locale, ha pensato bene di reagire mandando alla polizia urbana un dossier di foto e altro che documentavano come i suoi colleghi si fossero comportati esattamente nella stessa maniera.
Risultato ovvio: controlli a tappeto, per non ricadere nell’omissione d’atti d’ufficio, e una pletora di contestazioni. Per la Trieste turistica, un vero colpo basso. Perchè se è vero che alcuni tabelloni vanno contro il buon gusto, lo è altrettanto che, soprattutto nelle aree più nascoste della rinata Cittavecchia, far sapere di esistere è legato alla sopravvivenza stessa dei locali.
Dice Andrea Sinico, socio del Petes e dell’Antico Convento , e che come tale si è trovato una multa doppia: «Dopo che il collega, che probabilmente ha preso la multa per primo, ha fatto foto a tutte le tabelle della zona, è arrivata la polizia commerciale. L’attiguo negozio di abbigliamento e altro per bimbi è stato il primo a essere sanzionato, per occupazione abusiva di suolo pubblico, con 180 euro» .
Il problema è che, come racconta Sinico, «sono cartelli vitali, in una zona nascosta. Abbiamo chiesto più volte anche strutture a pagamento, a livello turistico, senza avere risposte. Adesso ci hanno bloccati un po’ tutti, anche quelli che esponevano cartelli con su scritto “oggi baccalà”. Io dico: pago 2mila euro per i tavoli e , dunque, l’occupazione del suolo pubblico ed ero tranquillo.
Mi hanno multato dicendo che nel regolamento doveva esserci scritto che avevo diritto anche alle tabelle. E ora devo pagare 360 euro. In buona compagnia con Tuttobebè, la Casa della musica, varie boutique, il negozio di occhiali. Ora - prosegue Sinico - andiamo avanti con la raccolta firme. Vogliamo delle tabelle precise e che almeno per dicembre ci lascino un po’ in pace».
In Comune, grandi palleggiamenti. Perchè la questione casca esattamente a mezza via tra due assessorati: quelli gestiti dalla Marchigiani e da Dapretto. «Qua non stiamo parlando di dehors - dice la Marchigiani - è un’altra storia. Ogni oggetto messo, comprese le tabelle, dovrebbe avere una sua autorizzazione paesaggistica o monumentale. E invece in alcuni casi ci sono insegne pubblicitarie in mezzo a percorsi pubblici, senza regolamentazione, non sempre elegantissimi. A breve, però - continua l’assessore - è prevista una conferenza dei servizi interna, vedremo».
«Non vogliamo cavalletti in strada ovunque - spiega l’assessore Dapretto - perchè quella è un’attività privata su spazio pubblico... Possiamo pensare di cambiare il regolamento sull’occupazione del suolo pubblico, trovare un sistema che non può essere questo».
Intanto Franco Bandelli e Alessia Rosolen di un’altra Trieste presenteranno mercoledì in Consiglio una mozione urgente per chiedere una sanatoria su queste sanzioni e la revisione del regolamento. La battaglia è appena iniziata.
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