Trieste, critica le opere del Verdi in chat su Facebook: corista sospesa per 5 giorni

Linea dura della Fondazione nei confronti di una dipendente per i commenti in chat. La donna aveva parlato di «regie penose e spettacoli da terzo anno di Conservatorio»

La sua colpa è stata quella di aver metaforicamente “cantato” - seppur con pochi amici e via chat - fuori dal coro.

Silvia Russo, corista del Verdi, è finita nei guai per aver espresso in una chat privata su Facebook ciò che pensava non solo del mondo della lirica in generale, ma anche, e soprattutto, della gestione artistica del teatro lirico cittadino. Nei post online, insomma, si era lasciata andare a qualche critica al vetriolo nei confronti della stagione e di chi l’ha messa in piedi. Giudizi che non sono per nulla andati a genio ai vertici del Verdi, che hanno scelto di “ripagare” la dipendente infedele usando il pugno di ferro. Nei confronti della donna, infatti, è scattata una sospensione di 5 giorni, con conseguenze perdita di stipendio. Una sanzione inflitta dopo la contestazione disciplinare direttamente dal sovrintendente Stefano Pace. E che ora è al centro di un ricorso giudiziale proposto dagli avvocati della donna, Roberto Mantello e Katia Sanna.

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Tutto inizia il primo febbraio scorso. Quel giorno era in programma una riunione sindacale all’interno della Fondazione lirica. Ed è stato in quell’occasione che è misteriosamente passata di mano la copia della chat a cui aveva partecipato il contralto Silvia Russo. La donna, commentando alcune considerazioni fatte da un altro utente del gruppo, aveva dichiarato che gli ultimi spettacoli (probabilmente il riferimento era al Flauto magico o al Barbiere di Siviglia) avevano un «livello da terzo anno di Conservatorio se va di lusso... e regie penose».

Apriti cielo. Meno di 24 ore dopo l’acquisizione avvenuta in modo mai chiarito di quelle personalissime, e soprattutto private, critiche, è arrivata alla corista una raccomandata al fulmicotone firmata dal sovrintendente in persona. Si legge: «Il contenuto della chat e le espressioni utilizzate, oltre a essere denigratorie, violano le norme e i principi del codice etico di correttezza e buona fede che devono connotare i comportamenti dei destinatari, tra cui i dipendenti, volti alla salvaguardia e tutela del prestigio e dell’immagine della Fondazione. Prestigio e immagine che, nel caso specifico, risultano gravemente lesi sia per il contenuto delle valutazioni sia per la notorietà delle stesse e i destinatari, tra cui anche abbonati».

E ancora: «Ciò anche a sottacere, ma non trascurare, le possibili negative ripercussioni sul piano dei finanziamenti pubblici che pongono la qualità degli spettacoli tra gli elementi di valutazione dell’entità». Insomma, per dirla semplicemente, quei giudizi non avrebbero mai dovuto finire in una chat online.

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La risposta degli avvocati ai quali la corista si è poi rivolta non si è fatta attendere. Nessuna denigrazione. «Le espressioni della signora Russo erano tese unicamente a constatare la crisi in cui il teatro lirico e in generale la cultura si trovino attualmente nel nostro Paese». E poi: «Tale conversazione rientra nel pieno esercizio del diritto di critica e opinione. In ogni caso quanto dalla stessa affermato è stato esternato in una chat privata in cui i componenti sono in numero limitato e sono amici della signora Russo».

Infine una precisazione: «L’acquisizione di conversazioni dirette o meno è consentita solo nei casi previsti dalla legge, spesso con l’intervento dell’Autorità giudiziaria». Argomenti che non hanno però convinto i vertici del teatro, che hanno dato mandato all’avvocato Roberto Valecchi, dello studio Gentili e partners di Roma, di controbattere ai legali della donna.

Di qui l’invio di una lettera nella quale si contesta la presunta “genericità” dei commenti sulla bassa qualità delle produzioni. Secondo i legali della Fondazione infatti nei commenti era chiaro l’attacco agli spettacoli del Verdi. «Un dettaglio - precisa Valecchi - emerso chiaramente dall’invito al noto tenore Saverio Bambi ad “assistere agli ultimi spettacoli qui”: innegabile il riferimento a quelli prodotti dalla Fondazione ritenuti - appunto - di “livello da terzo anno di Conservatorio se va di lusso». Di lì, come detto, la scelta della sospensione, sulla quale Pace preferisce non rilasciare dichiarazioni: «Non faccio commenti sui provvedimenti disciplinari interni alla Fondazione»

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