Trieste, crac Luci costruzioni: in tre a processo

Un quarto ex amministratore patteggia otto mesi. Secondo l’inchiesta dirottati più di 10 milioni dalle casse aziendali
Il caso Luci costruzioni è affrontato periodicamente a Palazzo di giustizia
Il caso Luci costruzioni è affrontato periodicamente a Palazzo di giustizia

TRIESTE Un fiume di denaro: oltre dieci milioni di euro. Soldi usciti dalle casse della Luci costruzioni, la società edile fallita nel mese di aprile del 2013, che stando all’inchiesta sono finiti, secondo differenti modalità, nei conti correnti degli amministratori che si sono succeduti nella gestione dell’azienda.

Si tratta di Luciano Luci, 74 anni, Alberto Luci, 43, Nevia Longhino, 72 e Roberto Miniussi, 32. I primi tre sono stati rinviati a giudizio dal gip Luigi Dainotti che ha accolto le richieste del pm Matteo Tripani. Assolti per un capo d’imputazione minore, compariranno all’udienza dibattimentale fissata per il prossimo primo marzo. Sono difesi dagli avvocati Corrado Diso ed Elisabetta Burla. L’ultimo, Miniussi, ha patteggiato nel corso dell’ultima udienza la pena di otto mesi, definita dal difensore Guido Fabbretti e dal pm.

Fallimento Luci, sequestrati immobili e conti bancari
Foto Bruni 23.11.13 Via Guicciardini 4

La vicenda è parallela al colossale crac le cui evidenti crepe erano emerse pubblicamente nel mese di aprile 2013 quando l’ultimo amministratore, appunto Miniussi, aveva portato i libri in Tribunale e aveva presentato l’istanza di fallimento in proprio. Una scelta obbligata e necessaria di fronte a quello che era stato definito nell’occasione un «incontrollabile indebitamento».

«Non ce la facevamo più. Abbiamo dovuto cedere», aveva nell’occasione ammesso sconfortato Miniussi. Appena dieci giorni dopo era stata pronunciata la sentenza di fallimento. In breve il curatore Matteo Montesano aveva ipotizzato una serie di irregolarità. Così molti documenti allegati a una relazione di Montesano erano stati “girati” al Tribunale penale. Era subito scattata l’inchiesta del pm Tripani.

Il fiume di denaro - la prima trance di oltre 3,7 milioni di euro - secondo l’accusa ha cominciato a scorrere dalle casse fin dal 2004 ed è uscito fino al 2007. Soldi - così emerge dal capo di imputazione nei confronti di Giovanni e Alberto Luci e di Nevia Longhin - versati a pagamento di fatture per operazioni inesistenti all’impresa di Gaetano Astariti, il quale provvedeva poi all’immediata restituzione deglli incassi ai componenti della famiglia Luci.

La Luci costruzioni ha gettato la spugna
Silvano Trieste 27/03/09 Ex Ospedale Militare

E, ancora, altri soldi usciti a titolo di consulenza tecnica per prestazioni mai eseguite. In tutto ulteriori 800mila euro contabilizzati tra il 2006 e il 2008. Alberto Luci, Nevia Longhino e Roberto Miniussi avrebbero anche favorito alcuni creditori a danno di altri quando cominciavano già a evidenziarsi le prime difficoltà finanziare - ufficialmente e pubblicamente - attribuite alla crisi.

Nella vicenda compare anche l’episodio della società Villa Miramare di Grado per il quale era stata ipotizzata - e il gip Laura Barresi ne aveva disposto un decreto di sequestro preventivo - un’evasione di oltre un milione 250mila euro. I finanzieri in quell’occasione avevano puntato l’attenzione sull’acquisto delle quote della società per un prezzo ritenuto dieci volte superiore a quello di mercato. Trucchi contabili che, alla fine, sono però stati scoperti.

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