Trieste, «Crac Coop operaie: indagate su Seghene»
«Indagate su Augusto Seghene».
Lo ha disposto il gip Guido Patriarchi che ha depositato un’ordinanza in cui indica ai pm Federico Frezza e Matteo Tripani di svolgere - in quattro mesi di ulteriori indagini - una serie di accertamenti proprio riguardo al presunto ex capo occulto delle Cooperative operaie: prima del crac - un’enorme bolla che alla fine è scoppiata provocando un devastante passivo di 37 milioni di euro, a causa del quale sono state svuotate le casse e migliaia risparmiatori si sono trovati con un pugno di carta straccia - era la più importante attività commerciale di Trieste.
L’ordinanza di Patriarchi accoglie in parte le richieste dell’avvocato Stefano Alunni Barbarossa, il legale di un ex socio delle Coop che si era opposto alla richiesta di archiviazione, riguardo appunto Seghene, da parte dei pm Frezza e Tripani.
Richiesta di archiviazione, questa, motivata dal fatto che puntare il dito contro l’ex vicesindaco socialista, indicandolo amministratore di fatto delle Coop operaie, avrebbe potuto significare ridurre e ridimensionare il ruolo di Livio Marchetti, l’ex presidente, a quello di un semplice esecutore.
Il gip Patriarchi vuole dunque chiarezza. Ordina ai pm addirittura una serie di specifici accertamenti, peraltro già suggeriti nell’opposizione di Alunni Barbarossa. Primo tra tutti quello di individuare in quante società controllate e collegate Seghene abbia rivestito qualche ruolo nel cda e con quali compensi. Ma anche interrogare altre persone, altri testimoni che in qualche modo possano spiegare - in ipotesi - quale fosse stato in effetti il ruolo reale di Augusto Seghene nelle Coop operaie. Primo tra tutti l’ex dg Pierpaolo Della Valle, imputato nel procedimento assieme allo stesso Marchetti. Sono accusati di bancarotta fraudolenta e truffa.
«Attendo serenamente l’esito degli esami testimoniali, ricordando che al momento l’unico teste indicato ha reso dichiarazioni attendibili per le quali non sussiste alcun elemento per sostenere che Seghene era l’amministratore di fatto. È impensabile sostenere questo in una pubblic company», ha dichiarato l’avvocato Alfredo Antonini, il legale che assiste Seghene.
Certo è che per ora ha vinto il round giudiziario la ricostruzione - dell’uomo occulto che tirava le fila delle Coop a suo piacimento - che Alunni Barbarossa (nome e faccia in prima linea per anni contro il “blocco Marchetti” e che come consigliere regionale d’opposizione nella precedente legislatura invocò un intervento straordinario sulle stesse Cooperative operaie da parte dell’allora amministrazione Tondo) ha portato con decisione avanti fino appunto a convincere il gip ad accogliere (in parte) la sua opposizione. E dunque a mandare le carte ai pm. I quali, entro ottobre, dovranno indicare al giudice se anche l’ex vicesindaco, presidente della Reparto 7, la ditta d’ortofrutta della rete Coop operaie, sia da ritenersi responsabile assieme a Marchetti e Della Valle del dissesto finanziario.
Intanto, nello stesso provvedimento, il giudice Patriarchi ha chiuso definitivamente la partita giudiziaria dei sindaci Giovanni Turazza e Luciano Peloso e anche quelle dei componenti dei consigli d’amministrazione delle Coop operaie: Francesco Cernigoj, Carmela Amabile, Renzo Codarin, Salvatore Angelo Curreli, Carlo De Santis, Roberto Pessot, Lorena Vatta, Lino Bosio, Lino Crevatin, Luigi Lai, Elisabetta Mereu, Silvana Moro, Virgilio Pallotta, Sergio Pizzotti e Antonio Collini. Chiosa l’avvocato Alunni Barbarossa: «Condivido le osservazioni sulla necessità di ulteriori approfondimenti su Augusto Seghene. Mi lascia perplesso l’archiviazione delle posizioni degli altri soggetti coinvolti, anche alla luce delle diverse valutazioni che sembrano essere state espresse per fatti identici presso altre autorità giudiziarie, come la Procura di Udine che pare aver emesso avviso di conclusione delle indagini anche nei confronti dei consiglieri di amministrazione».
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