Trieste, Cosolini si schiera a difesa del presepe

Il sindaco: «Sì all’apertura multireligiosa ma non dobbiamo nascondere i nostri simboli». Scontro Diocesi-Cgil
Le statuine di un presepe
Le statuine di un presepe

TRIESTE La difesa dei presepi nelle scuole triestine, dopo il caso Melara, sembrava appannaggio del centrodestra. Una battaglia tutta loro. Invece no: il sindaco Roberto Cosolini, seppur con tutt’altro tono, non la pensa affatto diversamente.

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«È chiaro che siamo chiamati all’apertura multiculturale e multireligiosa - premette -, un fatto ovvio a Trieste, la cui storia si legge proprio nell’incontro tra diverse nazionalità e credo. Detto questo - osserva il sindaco - ritengo che non dobbiamo nascondere i simboli della nostra tradizione, che sono segni in cui si riconoscono milioni di persone. Siamo aperti ai simboli e alle culture degli altri, ma dobbiamo far conoscere i nostri. Questa è la ragione per cui c’è un presepe in piazza Unità. Non credo che la multiculturalità abbia bisogno di queste misure».

Cosolini intende dunque prendere le distanze dalla scelta intrapresa dall’istituto “Iqbal Masih” e approvata dal dirigente scolastico Andrea Avon. «È una decisione su cui è lecito dissentire e che io personalmente reputo eccessiva - sottolinea - ma è una decisione autonoma di cui il preside si assume la responsabilità. Mi pare allora assurdo che su di lui si scateni una campagna così brutale al punto da metterlo in discussione chiedendone le dimissioni».

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«È un professore stimato da migliaia di famiglie. Inoltre - chiosa Cosolini - credo che quanto succede in un istituto scolastico non debba essere oggetto di strumentalizzazione politica».Una polemica che non finisce qui. Sul caso torna a intervenire monsignor Ettore Malnati, in risposta alle critiche del segretario della Cgil Franco Belci.

«Meno presepi e più opere di bene», ammoniva il sindacalista. Malnati ribatte ripercorrendo l’impegno quotidiano della comunità cattolica nei confronti della povertà: «La diocesi di Trieste, circa la solidarietà e l’accoglienza non sono il fanalino di coda né delle altre diocesi d’Italia, né delle istituzioni laiche. Siamo stati elogiati da più parti ecclesiastiche e civili, nazionali ed internazionali, per il lavoro di solidarietà, assistenza ed accoglienza».

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«Le nostre parrocchie hanno un carico notevole attraverso la San Vincenzo e i gruppi caritativi di aiuto per triestini, rifugiati e stranieri. Nel passato - evidenzia il vicario episcopale, parroco a Sion - più di ogni altra la nostra diocesi è stata presente con persone ed opere nei territori alluvionati e terremotati».

Malnati cita infine l’esempio dell’Emporio della solidarietà e dei centri di ascolto Caritas, delle mensa del Teresiano e a Montuzza. «Il vescovo Crepaldi - riflette ancora il monsignore - ha dato la Casa del Clero per i rifugiati. Un’ importante presenza sindacale, quale è la Cgil, dovrebbe offrire dialettica costruttiva. Gli operai dove io sono cappellano guardano a questo sindacato con preoccupazione - conclude il sacerdote - perché notano una contrapposizione astiosa che divide».

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