Trieste, così il 25enne Sherif ha ucciso il padre con 33 coltellate

Quando sono arrivati gli agenti l’hanno trovato in casa: lo hanno praticamente arrestato in flagranza

 

Gianpaolo Sarti
Sherif Wahdan, 25 anni. A sinistra l'entrata di via Stuparich: al secondo piano l'appartamento dove ha ucciso il padre
Sherif Wahdan, 25 anni. A sinistra l'entrata di via Stuparich: al secondo piano l'appartamento dove ha ucciso il padre

TRIESTE Ha assassinato il padre con trentatré coltellate. È accaduto venerdì pomeriggio in centro a Trieste, poco dopo le due e mezzo, al secondo piano di uno stabile di via Stuparich al civico 14, accanto all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore.

Figlio uccide padre a Trieste, l'arrivo della Scientifica

Il figlio, Sherif Wahdan, 25 anni, di origini egiziane, è stato arrestato dalla polizia. Il padre si chiamava Ashraf Wahdan, 55 anni, risiedeva regolarmente in Italia da tempo. Gli agenti lo hanno trovato in casa, per terra, pieno di sangue.

Figlio uccide padre a Trieste, via Stuparich subito dopo l'accoltellamento

La dinamica dell’omicidio non è ancora chiarissima. Ma non c’è alcun dubbio che sia stato proprio il figlio a uccidere: quando la polizia è arrivata sul posto in quell’alloggio c’era solamente lui. Gli agenti lo hanno praticamente arrestato in flagranza.

Accoltellamento mortale in via Stuparich a Trieste

Sul caso stanno lavorando la Squadra mobile e la Scientifica, coordinati dal pubblico ministero Federica Riolino, il magistrato che ieri era in turno.

Quello che è successo in quella casa deve ancora essere ricostruito con esattezza: si parla di una lite familiare.

Sherif Wahdan, 25 anni. A sinistra l'entrata di via Stuparich: al secondo piano l'appartamento dove ha ucciso il padre
Sherif Wahdan, 25 anni. A sinistra l'entrata di via Stuparich: al secondo piano l'appartamento dove ha ucciso il padre

Qualcuno, nel condominio, ha sentito urlare. Gli investigatori hanno in mano almeno una testimonianza chiave: un vicino che ha assistito parzialmente alla scena. E che ha chiamato i soccorsi. Sarebbe intervenuto proprio perché allertato dai rumori che sentiva.

La Polizia scientifica si è trattenuta a lungo sul luogo del delitto. Nell’appartamento c’era sangue dappertutto, segno che il padre deve aver cercato di fuggire e di difendersi in qualche modo. Il corpo del cinquantacinquenne aveva ferite su tutto il corpo. Schiena e addome, soprattutto. Un massacro.

Accoltellamento mortale in via Stuparich a Trieste

Sherif è stato portato al commissariato di San Sabba subito dopo l’arresto. È stato interrogato dal pm, come ha confermato in serata il procuratore capo Antonio De Nicolo, che quindi ha potuto raccogliere le primissime dichiarazioni dell’indagato.

Filtra poco da quell’interrogatorio. Ma stando a quanto trapela, il giovane ha dato una propria versione dei fatti: ha riferito che tra lui e il padre i rapporti erano molto tesi. Da tanto tempo. «Mi sentivo minacciato», ha detto. Altro non avrebbe aggiunto.

Il ragazzo adesso è in carcere. Nel frattempo si scava nel presente e nel passato dell’assassino. E man mano che passano le ore emerge qualche particolare in più su quella famiglia egiziana. I vicini descrivono il padre come una persona assolutamente tranquilla: «Mai dato alcun problema... era gentile», raccontano i condomini. «Sì, forse ogni tanto da quella casa abbiamo sentito litigare... ma nulla di più», spiega un altro residente.

Ashraf Wahdan abitava a Trieste da almeno un paio d’anni. Lavorava in un locale di Barcola.

Il figlio invece si era trasferito in quell’alloggio di via Stuparich 14, assieme al papà, da circa un anno. Chi lo conosce parla di un ragazzo non sereno, spesso ombroso, che effettivamente manifestava un certo disagio comportamentale. Gli investigatori stanno cercando conferme in ambito sanitario: si trattava di un giovane seguito dai servizi di salute mentale? Al momento non ci sono conferme in questa direzione.

Venerdì via Stuparich e la zona circostante sono state transennate e chiuse al traffico per consentire agli investigatori di compiere i rilievi. I residenti e i semplici passanti si interrogavano su cosa fosse accaduto. Dopo la sparatoria di via Carducci la città pensava di aver visto abbastanza sangue.

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